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Vini contraffatti, la ditta è in via Pansa, ecco i nomi degli indagati

L’imprenditore reggiano Claudio Garuti contattato in ufficio dalla “Gazzetta”: «Non è il momento, parlerò più avanti»

 

REGGIO EMILIA. Due cassette per la posta e un ufficio al secondo piano di una delle varie palazzine che compongono il complesso di via Pansa: stiamo parlando di quanto appare, all’esterno, della ditta reggiana “Rudolf Keller srl” entrata nel mirino della clamorosa inchiesta su una maxi frode da 28 milioni di EURO che ruota sulla produzione e commercializzazione in ambito internazionale di “wine kit” recanti in etichetta riferimenti a 24 vini italiani Dop e Igp tra i più noti (lambrusco compreso) ma che per gli inquirenti sarebbero contraffatti, diversi per origine e provenienza.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo antifrode di Parma – coordnati dal pm Maria Rita Pantani – questa ditta di Reggio è il “fulcro” delle indagini, in quanto è proprio quest’azienda che commercializza nel mondo il kit per autoprodurre il vino tramite una società canadese controllata (la “Paklab”) e costituita appositamente per evitare le normative comunitarie e nazionali.

Quattro le persone finite nell’inchiesta, con misure restrittive (divieto per due mesi di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali) emesse dal gip Angela Baraldi nei confronti dei due indagati considerati-chiave, cioè il 57enne Claudio Garuti (considerato dagli inquirenti l’amministratore unico della ditta reggiana e nel contempo presidente di quella canadese) e la lombarda Maurizia Mariani (ritenuta il direttore generale della “Paklab”).

Ieri mattina, in tribunale, Garuti nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Baraldi si è trincerato dietro la facoltà di non rispondere. Stesso copione ieri pomeriggio nell’ufficio di via Pansa dove è stato raggiunto dalla Gazzetta. «Al momento preferisco non parlare, lo farò più avanti» ci fa sapere l’imprenditore tramite un collaboratore.

L’interrogatorio di garanzia è ovviamente previsto anche per la Mariani che però vive in Canada, quindi questo “passaggio” giudiziario dovrebbe avvenire tramite un giudice di quel Paese. Gli altri due indagati sono due donne (residenti rispettivamente a Reggio e Correggio), ritenute socie di Garuti. Il pm Pantani sta ormai chiudendo l’inchiesta.

Diversi i reati contestati: l’associazione per delinquere di carattere transnazionale finalizzata alla frode in commercio, vendita di prodotti industriali con segni mendaci, contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agro alimentari, frode alle industrie nazionali.

 

 

( Fonte http://gazzettadireggio.gelocal.it/ )

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