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QUELLO CHE IN ETICHETTA NON TROVEREMO MAI

 

Nonostante venga indicato il tipo di vitigno, i solfiti aggiunti e l’anno di produzione, il vino non è fatto solo con l’uva. La normativa europea infatti permette l’utilizzo di decine di additivi, dalla gomma arabica ai trucioli.

 

Davvero le decine di migliaia di cantine che in Italia producono vino utilizzano solo uva e un po’ di solfiti per ottenere la miriade di prodotti differenti che arrivano ogni giorno sugli scaffali dei supermercati? No, per niente.

Nonostante sull’etichetta della bottiglia che tenete in mano troverete solo il tipo di vitigno e al massimo “contiene solfiti”, per produrre i vini, industriali ma non solo, vengono regolarmente utilizzati decine di additivi, enzimi e procedimenti tecnologici per cambiare gusto, colore, e persino grado alcolico. Solo che per legge il produttore non è tenuto a dichiararli.

A permettere e regolamentare l’utilizzo di tutti questi ingredienti “invisibili” al consumatore è il Regolamento europeo 1493 del 1999 relativo all’organizzazione comune del mercato vitivinicolo. Qualche esempio: la gomma arabica è utilizzata per incrementare il gusto del vino, i tannini, sostanze rilasciate naturalmente dalla parte verde dell’acino, possono anche venire aggiunti per aumentare la longevità del prodotto.

Così come si utilizzano anche acidificanti. E poi ci sono i cips, piccoli trucioli di legno che si inseriscono all’interno del mosto per modificarne il gusto, e che vengono eliminati in fase di filtrazione del vino. E ancora, cellulosa, farina fossile, azoto, fosfato diammonico, carbone a uso enologico, gelatina alimentare, proteine vegetali del grano e del pisello, colla di pesce, albumina dal bianco d’uovo, caseina, diossido di silicio, acido lattico, bicarbonato di potassio, resina di pino di Aleppo, acido ascorbico, citrico e meta-tartarico, citrato di rame, e così via.

Da questo punto di vista, rifugiarsi nel prodotto bio non fa grandi differenze. Anche se il vino ottenuto da uva biologica, in effetti, non utilizza pesticidi e ha limiti di solfiti minori rispetto al vino convenzionale, il Regolamento euro1° agosto del 2012, permette oltre 40 sostanze chimiche nella vinificazione. E tra queste, tutte quelle elencate prima per il vino convenzionale.

Il mondo del bio italiano, in particolare, aveva molto lottato per mantenere le soglie tollerate al minimo, ma si è dovuto mediare con le esigenze dei produttori del Centro-Nord Europa che sono soliti fare un utilizzo più massiccio di additivi. Di sicuro, rendere pubblici le sostanze utilizzate, sarebbe un gesto di trasparenza gradito dai consumatori, ma per questo ci vorrebbe un obbligo di legge.

 

( Fonte Il Salvagente )