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L’Irpinia non si identifica con due o tre brand, cosa racconteremo ad Expo?: la voce dell’Università del Vino

Parla uno dei fondatori dell’Università del Vino: «La Camera di Commercio di Avellino doveva portare alla rassegna milanese non solo chi veste bene o sa presentarsi meglio, ma chi riesce a fare qualità»

 

( Vigneti di Taurasi )

 

«Le istituzioni dovrebbero premiare la qualità del prodotto, non i fatturati delle aziende. Certo, la Camera di Commercio ha messo in campo un’iniziativa lodevole, ha investito molto per far sì che il made in Irpinia possa avere la massima visibilità all’Expo di Milano, ma non basta. È necessario mettere insieme le eccellenze, superare le divisioni a partire proprio dalla comunicazione del territorio, dovremmo raccontare questa provincia nella sua complessità e non lasciare che questi territori vengano identificati esclusivamente con questo o quel brand». A parlare è il professore Luigi Frusciante, fondatore dell’Università del Vino e direttore della Fondazione “Scienza del Vino”, figlia della sinergia tra Federico II di Napoli, Provincia di Avellino e Confindustria Avellino.

 

Professore, cos’è che imputa esattamente alle Istituzioni?

 

«La valorizzazione del territorio deve essere la priorità per chi governa. Promuovere un brand, però, non significa pubblicizzare una determinata azienda. La Camera di Commercio di Avellino doveva portare alla rassegna milanese non solo chi veste bene o sa presentarsi meglio, ma chi riesce a fare qualità. Una bottiglia di valore può essere realizzata anche da un giovane brillante che ha idee e visione. Il costo di un vino non è l’unico indice da tenere in considerazione. Se non si ragiona in questo modo, è inutile parlare di formazione e di Università del Vino»

 

A proposito di formazione, la facoltà di agraria di Avellino parteciperà alla spedizione milanese?

 

«Anche se abbiamo registrato diversi problemi, saremo parte integrante del padiglione Italia. Non è facile pagare il soggiorno di decine di studenti per più di una settimana. Il trasporto, il vitto e l’alloggio sono costi esorbitanti per qualsiasi ateneo del paese. L’ente camerale proprio non ci ha aiutato e non capisco perché: chi meglio di noi può raccontare le peculiarità di questo territorio? L’Irpinia, rispetto ai grandi vini, non è seconda a nessun altra realtà. Il numero delle cantine continua ad aumentare ma soprattutto cresce il fatturato dei prodotti di qualità, basti pensare ai tanti riconoscimenti ottenuti dagli imprenditori locali. Grazie ad un’ottima scuola e ad un’Università all’avanguardia, l’Irpinia del vino continua a crescere e le recenti dichiarazioni di un luminare come il professore Pomarici confermano questa realtà. Gli affari degli imprenditori locali, nel campo enogastronomico, sono in crescita. Ma è come se le Istituzioni non avessero consapevolezza di questo processo, è come se non vedessero che questo territorio, nel suo insieme, è pronto alla sfida dell’internazionalizzazione».

 

A proposito di sviluppo, qual è il contributo dell’Università alla provincia?

 

«La facoltà di agraria sta crescendo. La nuova struttura è quasi ultimata e la Provincia sta mettendo in sicurezza l’edificio. Con poche risorse possiamo ultimare i laboratori in breve tempo e far arrivare nuovi studenti in città. Questo progetto è un esempio di buona sinergia istituzionale e la Fondazione che mi onoro di rappresentare farà del suo meglio per raccogliere il maggior numero possibile di fondi. Anche il Comune di Avellino entrerà a far parte di questo progetto ambizioso, che non dà lustro al capoluogo e all’intera provincia. Spero nell’impegno da parte dell’Amministrazione guidata da Paolo Foti».

 

Ma siamo davvero certi che la sfida del mercato globale può essere vinta con la sola arma della qualità? L’Expo pare dirci il contrario…

 

«Dare una risposta a questa domanda è molto difficile. Nell’Expo esiste una contraddizione, mentre lo slogan della manifestazione è “nutrire il pianeta”, ovvero promuovere quelle realtà che si basano sulla sostenibilità, si continua a dare troppo spazio alle multinazionali e al cibo non sano. Basti pensare agli sponsor della rassegna milanese, tra cui figurano Coca Cola e McDonalds’s. Sarebbe stato molto più giusto e naturale dare maggiore spazio alla salubrità dei prodotti, alle tipicità. Che per essere apprezzate devono essere toccate con mano. In tal senso, reputo sbagliato anche il metodo di promozione dei prodotti: non si può pensare di proporre eventi all’intero dei padiglioni ed effettuare le degustazioni a decine di chilometri dagli stand. Le tipicità locali così perdono valore. Ma tornando all’Irpinia e a quel che l’Expo può rappresentare per questa provincia, resto dell’idea che l’obiettivo a cui dovremmo mirare è quello di portare qui il maggior numero di tour operator e portatori d’interessi, perché solo così possiamo immaginare di creare economia»

 

 

( Fonte orticalab.it )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.