In Francia, un itinerario di 170 chilometri tra vigne e piccoli villaggi. Dove i piaceri dell’anima incontrano quelli del palato. I luoghi da non perdere.
Sessant’anni e non sentirli. Dopo essere stata inaugurata il 30 maggio del 1953, la Strada dei Vini alsaziana non ha più smesso di esercitare un fascino, pressoché irresistibile, su tutti gli appassionati d’enologia. Ogni anno, infatti, sono tantissimi i turisti che, con l’arrivo della bella stagione, scelgono d’intraprendere questo percorso, dove i piaceri dell’anima e quelli del palato possono finalmente incontrarsi per poi fondersi in armonia.
Il colore dei fiori che costeggiano i canali del fiume, il profumo della vegetazione che cresce rigogliosa intorno ai centri abitati e i sapori autentici della cucina tradizionale sono gli ingredienti capaci di regalare, a quest’itinerario francese, i tratti distintivi che sanno renderlo unico al mondo. Vigneti coltivati lungo i pendii delle colline, piccole cantine artigianali da scoprire in ogni villaggio, sentieri che si diramano lungo le valli e locali caratteristici dove assaporare la prelibatezza delle più tipiche specialità gastronomiche: la Strada dei Vini è tutta da scoprire, vivere e gustare.
I piccoli borghi che, all’improvviso, appaiono tra le vigne hanno due anime: da un lato offrono agli occhi del turista un paesaggio da cartolina fatto di case a colombaia e fiori alle finestre, dall’altro custodiscono una prestigiosa tradizione enologica. Visitarli significa lasciarsi conquistare dalla loro bellezza idilliaca e imparare a conoscere i segreti di un’arte, antica e rinomata, come quella della produzione del vino.
La Route des Vins si estende per 170 chilometri: parte da Thann e arriva a Marlheim, passando per alcuni centri di grande interesse turistico come Colmar, Riebauvillé o Riquewihr, giusto per citarne alcuni. Per spostarsi agevolmente da un paese all’altro, visitando anche i villaggi più piccoli, è meglio spostarsi in auto e alloggiare nelle tipiche chambres d’hotes: camere con bagno che le persone del luogo mettono a disposizione dei turisti. L’inverno alsaziano è particolarmente rigido e, per questo motivo, i mesi più indicati per questo viaggio sono quelli che vanno da aprile a ottobre.
In occasione del sessantesimo anniversario, sono molti gli appuntamenti che la regione ha inserito nel fitto programma di festeggiamenti. Nel corso dell’estate, infatti, si moltiplicheranno i famosi Rendez-vous en Alsace: una serie di eventi folkloristici che promuovono e permettono di scoprire le bellezze artiche, enogastronomiche a ambientali della regione.
Da non perdere è il borgo di Riquewihr: un piccolo paesino situato a trecento metri d’altezza, che ha conservato un aspetto pressoché identico a quello che presentava tra il XV e il XVI secolo. A Ribeauville, invece,ci si può incamminarse lungo una passeggiata, della durata di circa tre ore, che comincia dal centro storico del villaggio e porta ai due castelli che si trovano fuori dalla cinta muraria e sovrastano il centro abitato. La capitale dei vini alsaziani è la città di Colmar: una piccola Venezia d’oltralpe. Passeggiando per il centro storico è impossibile resistere alla tentazione di entrare in uno dei tanti winstub – ristoranti tipici alsaziani – e ordinare un piatto di choucroute: sostanziosa pietanza a base di cavolo, patate e diversi tagli di carne suina.
Che aggiungere? Non resta che versarsi un buon bicchiere di Moscato d’Alsazia e brindare al sessantesimo compleanno della Strada dei Vini.
( Fonte mentelocale.it )
Per approfondire
Strada dei vini d’Alsazia, istruzioni per l’uso. Colmar e i suoi piatti
In primavera sono stata in Alsazia e mi sono resa conto che orientarsi tra i numerosi Grand Cru della regione non è cosa facile. La zona è relativamente poco estesa, lunga per circa 95 km e larga 4, dividendosi in Basso e Alto Reno, da Strasburgo a Mullhouse anche se a sud (occhio siamo in Alto Reno, non confondetevi) si trova il distretto più vocato.
Colmar, tra cicogne, storia e magia
Vi consiglio quindi, se avete pochi giorni, di concentrarvi sull’Alto Reno e di prendere Colmar come base, bella cittadina dal centro storico chiuso al traffico e dal turismo attivo, ma ordinato. Colmar è deliziosa, contraddistinta dalle caratteristiche variopinte case a “colombage”, dalla facciata con travi a vista. Come ho già avuto modo di dirvi (qui), Colmar ha anche la cosiddetta Piccola Venise, niente altro che un canale percorribile con delle chiatte da 6-8 persone. Il fatto che un solo canale abbia trasformato parte della città nella “Piccola Venezia” la dice lunga sull’abilità, tutta francese, di saper far marketing! Di sera tutta Colmar indossa l’abito da sera più bello trasformandosi in coloratissima e suggestiva città della fate, illuminata ad ogni angolo da fasci di luce che la rendono, senza dubbio, romantica e magica.
Alzando il naso al cielo vi capiterà di vedere, sui tetti dei monumenti più importanti, delle regali cigogne con tanto di pulcini. Tutta la regione, infatti, è un santuario per questi uccelli che tornano tutti gli anni per ricostruire il proprio nido.
Dove mangiare
Per la cena, se volete provare la classica choucroute andate da Le Flory, nella Petite Venise, dove troverete cordialità e buoni prezzi. Si tratta di una classica winstube dove potrete mangiare tutta la selezione dei piatti tipici alsaziani. Unico difetto per gli appassionati del vino, sono i classici bicchieri alsaziani dal gambo verde, dal calice piccolo e riempito sin all’orlo (li detesto!)…
Sappiamo, infatti, che per degustare un vino, il bicchiere non dovrebbe essere impreziosito da alcun colore, per poter godere appieno della sua nuance che ci dice molto sulla sua tipologia, sull’affinamento e sul suo invecchiamento. Ad onor del vero lo stelo verde alsaziano è accettato, nella sua tipicità, perché tende ad esaltare il giallo verdolino di alcuni vini bianchi.
Questo, forse, ed è un parere del tutto personale, andava bene in passato, quando si tendevano a fare in regione vini poco evoluti e piuttosto freschi. Il fatto, infine, di non poterli ossigenare appieno, perdendo parte dei profumi di un’importante bottiglia, non rende appieno giustizia al duro lavoro dei produttori.
Per questo vi consiglio, sempre che queste elucubrazioni vi siano sembrate sensate, di provare anche il ristorante Petite Venise che, manco a dirlo, si trova nell’omonimo quartiere.
Buona selezione di vini in ampi bicchieri di cristallo che sapranno esaltare l’emozione dell’incontro con un Riesling o un aromatico Gewurztraminer. In quel ristorante, che è una stella Michelin, ho mangiato uno tra i più buoni foie gras della mia vita, mandando alle ortiche la mia anima animalista (qualcuno sa come viene prodotto il foie gras ? leggete qui:
http://www.dissapore.com/cucina/il-foie-gras-come-tutte-le-cose-belle-della-vita-e-immorale-e-illegale-e-fa-ingrassare/
ma solo per stomaci forti).
I prezzi sono più che accessibili e le ragazze che vi servono molto gentili e competenti, anche sul miglior abbinamento col vino.
Se volete mangiare su una bella e piccola terrazza mooolto romantica, andate allora al Comptoir de Georges, sancta sanctorum della cucina di carne della zona. Durante il giorno, infatti, è una macelleria che serve i ristoranti di Colmar, per trasformarsi di sera, in una graziosa brasserie con vista sul fiume Lauch, nel cuore del quartiere Petite Venise.
Piatti tipici alsaziani
Choucroute: cavolo tagliato, accompagnato a carne di maiale, salumi o pesce,
Il Foie Gras prodotto con una razza particolare di oche, qui :
http://www.agraria.org/oche/alsazia.htm )
Lo stinco all’alsaziana di cui ho parlato qui :
Il gratin di patate all’alsaziana che potrete trovare qui :
http://www.giordanatalamona.it/blog/2011/07/07/gratin-di-patate-allalsaziana-con-formaggio/
Il Munster formaggio molle a crosta lavata, prodotto per la prima volta presso l’abbazia di Munster intorno al 1339 circa. Il suo odore è deciso, forte, così come lo è al palato con in più una splendida cremosità. Mooolto persistente, il mio frigo ne sa qualcosa. Per saperne di più leggi qui :
http://www.qualigeo.it/prodotti/f2fb1f3b-901e-4018-b8cd-a60457e1c9ef/munsterdop.aspx
Dovete assolutamente provarlo con un buon Gewurztraminer!
Il Ribeaupierre, altro formaggio a crosta lavata che ho apprezzato moltissimo, nonostante l’aroma forte, incisivo, di verdurine cotte (simil cavolfiore) e un palato di burro e ritorni erbacei!
Tarte Flambée o Flammekueche: pasta sottile ricoperta da panna, cipolle, formaggi e salumi (una pizza piatta, insomma).
( Fonte giordanatalamona.it )