Fabiana Barulli, da San Giorgio Jonico a New York per promuovere l’azienda di famiglia
BARI — Fabiana Barulli è una giovane imprenditrice del settore vitivinicolo. Pugliese di San Giorgio Jonico, ha accettato la sfida dell’American Dream. Laurea in Economia e Commercio all’Università di Bari. Dopo una esperienza milanese di quattro anni da commercialista si è trasferita a New York. la incontriamo, presto di mattina, nei locali trendy di un ristorante/coffee bar sulla 28ma strada tra Park Avenue e Madison Avenue. «La mia giornata inizia molto presto, anche alle 5 di mattina, per i contatti con l’Italia. Poi inizio il tour dei ristoranti e degli alberghi per promuovere i miei vini. Il lavoro mi impegna anche quindici ore al giorno. E’ faticoso ma sono felice. Ho l’opportunità di promuovere la mia azienda e la mia terra. Mi reputo fortunata di essere nata nella terra del sole ed una delle più belle regioni d’Italia, la Puglia, e di poter avere l’opportunità di vivere questa magnifica esperienza in una delle città più ambite al mondo».
Fabiana, come prende corpo il suo desiderio di trasferirsi a New York a promuovere l’azienda di famiglia?
«Nella mia decisione sono confluiti ricordi giovanili e scelte aziendali. I miei genitori, Anna ed Antonio, sono dei piccoli agricoltori. Da bambina mia madre mi portava in campagna con lei. Tuttavia mio padre ha spinto i figli a prendere la propria strada, mio fratello in Marina, io all’Universitàa studiare Economia. Negli anni l’azienda agricola è cresciuta e si è posto il problema. Vendere o avviare una nuova fase aziendale? Così mio fratello ha lasciato la Marina ed io, a Milano, ho deciso di entrare in azienda. In un mercato asfittico quale quello nazionale, lo sbocco naturale era l’estero. Abbiamo scelto il Nord America e New York. Io da New York, seguo i contatti commerciali, con il Nord America, l’Australia, la Cina e l’Europa».
Racconti dell’inzio dell’avventura newyorkese.
«E’ stato difficile. In Italia mi scoraggiavano dicendo che era difficile vendere il vino agli americani perché non lo capiscono. E’ successo il contrario. Gli americani apprezzano molto i vini italiani e soprattutto quelli meridionali».
Quali difficoltà ha incontrato?
«E’ fondamentale affidarsi a degli importatori affidabili. C’è, poi, il fattore donna. Siamo ancora poche in questo settore e scontiamo ritardi e pregiudizi. Le cose stanno cambiando. Oggi le donne entrano in questo settore con un alto grado di istruzione. Questo favorisce la comunicazione e la presentazione del prodotto».
Com’è il mercato americano nel settore?
«Difficile soprattutto se lo si affronta con lo spirito di conquistarlo immediatamente. Bisogna avere tanta pazienza. Il mercato dei vini e degli alcolici è dominato dalle multinazionali. Farsi largo non è facile. Io ho puntato solo sulla produzione di famiglia e sul brand Puglia. I risultati sono soddisfacenti. Ad oggi i nostri vini sono presenti nei più importati ristoranti di New York».
Quali sono i vini della sua azienda più apprezzati dai newyorkesi?
«Senza dubbio il primitivo di Manduria, il Negroamaro ed Il Fiano del Salento. Il territorio è fondamentale per la promozione del vino. Mi spiego. Negli Stati Uniti, la Puglia non la conoscono ancora, anzi mi ritrovo sempre a spiegare “the hill of the boot”. Gli americani stanno iniziando ora a conoscerla, soprattutto negli ultimi anni con lo sviluppo turistico pur essendo il primitivo “parente” dello zinfandel californiano».
Progetti di lungo e medio termine?
«Tanti. Da New York ho capito che anche nel settore vini l’e-commerce prenderà sempre più piede. Sto spingendo affinché la nostra azienda adotti una piattaforma di e-commerce che ci possa dare visibilità mondiale. Poi portare le innovazioni del settore in Italia. Vendere, far conoscere il prodotto è importante ma soprattutto è necessario capire dove va il mercato ed innovarsi. Poi c’è la promozione territoriale. A novembre sarò in giro in Texas a promuovere la Puglia e i miei vini».
Ed il rapporto con l’Italia e la Puglia?
«Fondamentale. Sono appena rientrata a New York dopo una permanenza di un mese in Italia. Ho partecipato alla vendemmia notturna e successivamente accompagnato un gruppo di imprenditori americani interessati a conoscere la realtà turistica ed agricola pugliese. Mi considero una ambasciatrice della mia terra in terra d’America. Qui ho capito e cerco di mettere a frutto le enormi potenzialità economiche e commerciali della Puglia e del Sud. Ma niente può essere improvvisato».
( Fonte Corrieredelmezzogiorno )