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Inchiesta Sauvignon, sequestrati 780 ettolitri di vini alterati ( adulterati ) in Abruzzo

Utilizzato sale rosa dell’Himalaya. Intervento del Nas in una cantina di Ortona. L’enologo friulano Ramon Persello collaborava con l’azienda come consulente ( ancora lui, sempre lui ndr )

 

( Nella foto Ramon Persello, in dicembre 2015 era uscito anche questo articolo riabilitativo :

https://majanogossip.wordpress.com/2015/12/13/il-friuli-non-si-deve-permettere-di-alzare-la-cresta/  )

UDINE. Ulteriori tasselli si aggiungono al filone abruzzese dell’inchiesta partita dalla Procura di Udine sui processi di vinificazione del Sauvignon.

Un altro maxi sequestro di vini adulterati – si parla di 778 ettolitri, per un valore commerciale compreso tra i 400 e i 500 mila euro – è stato eseguito martedì dai carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità e dagli esperti del Reparto repressione frodi di Udine e di Pescara nella Cantina Ortona, da dove lo scorso ottobre ne erano già stati confiscati 200 ettolitri.

Il provvedimento è stato disposto dal gip del tribunale di Chieti Antonella Redaelli, su richiesta del sostituto procuratore Giancarlo Ciani.

L’azienda abruzzese si avvaleva delle consulenze del chimico enologo Ramon Persello, 40enne di Attimis, indagato per frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine, e secondo l’accusa, dal 2013 al 2015 al vino prodotto sarebbero stati aggiunti sale rosa dell’Himalaya e integratori alimentari a base di aminoacidi.

Tutte pratiche enologiche non ammesse dalla normativa in materia e già “sperimentate” da Persello anche in Friuli. Per questo l’enologo, la moglie Lisa Coletto, 42 anni, il legale rappresentante della Cantina Giambattista Mastropierro, 36enne di Castellato, e l’enologo dell’azienda, il 51enne Lucio Di Bartolomeo, sono stati indagati per concorso in frode nell’esercizio del commercio di prodotti tutelati a marchio Dop e non, nonchè per pratiche enologiche non ammesse.

E risulta indagata anche la stessa Cantina, in base a quanto previsto dal decreto legislativo 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. Gli inquirenti hanno ipotizzato una sofisticazione di alcuni vini con un esaltatore dei normali aromi, sostanza non dannosa per la salute dei consumatori, ma non prevista nei disciplinari di produzione.

In particolare, Persello e la moglie – per l’accusa – vendevano sostanze atte alla sofisticazione di vini, Mastropierro e Di Bartolomeo davano quindi indicazioni ai dipendenti della Cantina Ortona di alterare il vino, modificandone le qualità organolettiche e facendo immettere nel mercato prodotti diversi da quelli dichiarati.

Tra i vini sequestrati dai carabinieri del Nas (sfusi e in bottiglia) vi sono Chardonnay (per la maggior parte), Trebbiano, Cerasuolo, Montepulciano, Pecorino, Passerina, Cococciola, Sangiovese e vino generico rosso, rosato e bianco. L’intera vicenda giudiziaria è partita nell’agosto 2015 dalla Procura di Udine e ruota appunto attorno all’ipotesi che sia stato utilizzato un esaltatore di aromi non previsto dal disciplinare.

E si è parlato anche di una “Sauvignon connection” dal momento che tutte le aziende coinvolte hanno in comune lo stesso consulente bioclimatico, il “genio” della chimica, Persello appunto, indagato insieme alla moglie che, secondo la Procura, lo aiutava in laboratorio.

L’attività di intercettazione, avviata nell’agosto 2015 e proseguita fino allo scorso febbraio, secondo gli inquirenti ha permesso di raccogliere elementi tali da poter affermare che Persello e la moglie preparavano e distribuivano a numerose aziende i prodotti destinati a sofisticare i vini. Prodotti che, in base alle indagini, erano stati ceduti anche alla Cantina di Ortona.

A testimoniarlo una serie di intercettazioni telefoniche, ma anche mail e “bigliettini” dove veniva riportata l’esatta aggiunta di prodotti non ammessi da introdurre nel vino. E il collegamento tra l’enologo friulano e la Cantina abruzzese ora è finito sotto la lente della Procura di Chieti, che si sta occupando per competenza della vicenda.

L’inchiesta era arrivata per la prima volta in Abruzzo nel settembre scorso, sempre in provincia di Chieti, quando Nas e Reparto repressione frodi avevano agito d’intesa chiudendo un’azienda vinicola di Mozza Grogna, che non risultava nemmeno autorizzata a produrre e a commerciare vino e dove operava Persello sempre in qualità di consulente. Poi, il mese successivo, era stato disposto un primo sequestro di 200 ettolitri di vino

 

adulterato (sempre con il sale rosa dell’Himalaya) dalla Cantina di Ortona, quella volta disposto dal sostituto procuratore Marco Panzeri di Udine (poi la posizione è stata stralciata dalla Procura di Udine e affidata a quella di Chieti).

 

 

( Fonte Messaggeroveneto )

 

 

Annotazioni a margine

 

Credo che, una volta accertata la colpevolezza di questo sig. Persello, l’Associazione Enologi Italiani e/o la magistratura stessa, dovrebbero radiarlo ” a vita ” dall’albo degli enologi e vietargli ogni tipo di attività nel settore enologico ! Il mondo del vino italiano non ha bisogno di questi personaggi che creano discredito e buttano fango su un intero comparto, vitale alla nostra immagine ed economia nel mondo !

RG