Imprenditore del vino muore e lascia in eredità l’intera azienda (da 300mila bottiglie all’anno) ai suoi nove storici dipendenti
Il friulano Piero Pittaro, che all’inizio degli anni ’70 fondò la “Vigneti Pietro Pittaro”, è scomparso lo scorso 24 marzo all’età di 89 anni. All’apertura del testamento la grandissima sorpresa con il lascito ai suoi 9 storici collaboratori, che hanno accettato con commozione.
UDINE. La sua scomparsa, un mese e mezzo fa, aveva provocato profondo cordoglio in tutto il Friuli, soprattutto nel mondo vitivinicolo e in quello della politica.
Il 24 marzo è scomparso lo storico imprenditore vinicolo di Codroipo Pietro Pittaro, titolare dell’azienda “Vigneti Pietro Pittaro”, che si estende su 85 ettari nelle Grave del Friuli e vende qualcosa come circa 300mila bottiglie di vino all’anno, 100mila delle quali di spumante.
Ebbene, all’apertura del testamento, avvenuta nei giorni scorsi, ecco la grandissima sorpresa: Pittaro ha lasciato l’azienda ai suoi 9 storici dipendenti. Che, adesso, saranno ex dipendenti e costituiranno una nuova società, che avrà un amministratore delegato, mentre ognuno dei collaboratori di Pittaro manterrà i propri specifici compiti.
Un gesto di enorme generosità quello dell’imprenditore friulano che, come racconta al Messaggero Veneto Stefano Trinco, l’enologo del gruppo,
“quando facevamo qualche controllo nei vigneti o le prove in cantina ci diceva, ogni tanto in lingua friulana, “Us lassi dut a vualtris” (“lascio tutto a voi”, ndr), ma francamente pensavamo che Piero scherzasse. Da parte nostra c’è grande emozione, oltre a un doveroso ringraziamento. E sicuramente c’è l’impegno e la consapevolezza di portare avanti in prima persona l’azienda. E’ un onore e una grande responsabilità. Un dono prezioso che va valorizzato al massimo, faremo di tutto per portare avanti il suo nome come merita”.
Pittaro ha pensato alla continuità e alla valorizzazione del marchio da parte di chi lo ama e lo conosce bene: tutto resterà in Friuli, senza essere ceduto a potenziali acquirenti provenienti da fuori regione.
Nel necrologio che aveva fatto preparare prima della sua scomparsa, l’imprenditore friulano aveva fatto inserire una frase di Gabriele D’Annunzio che, alla luce di quanto scritto nel testamento, appare emblematica: “Io ho quello che ho donato”.
( Fonte Il Dolomiti.it )