Home Arrabbiature VINO: CONTRAFFAZIONI E FRODI, LA TECNOLOGIA SMASCHERA I FALSI

VINO: CONTRAFFAZIONI E FRODI, LA TECNOLOGIA SMASCHERA I FALSI

(AGENPARL) – Roma, 20 mar – Si può scoprire il vitigno da cui proviene un vino; infatti i ricercatori stanno sviluppando tecnologie per risalire dal calice alla varietà delle uve che compongono un vino.

 

La certezza che un vino sia davvero prodotto da uve Sauvignon o Pinot noir, da varietà Cococciola o Marzemino, non solo un’importante leva di marketing. La tracciabilità varietale assume infatti grande rilievo anche sotto il profilo della lotta alle contraffazioni. Un metodo in grado di risalire al vitigno utilizzato avrebbe, ad esempio, evitato il blocco dell’export negli Stati Uniti che, qualche anno fa, ha colpito il Brunello di Montalcino sospettato di non essere prodotto da sole uve Sangiovese come previsto dal disciplinare di produzione. Un problema, inoltre, non solo italiano visto che mesi fa sono state individuate partite di falso Chardonnay australiano realizzate da produttori cinesi, L e tecniche fondate sull’analisi varietale del Dna hanno registrato importanti sviluppi. Finora i principali problemi erano legati al fatto che nel vino, prodotto dalla fermentazione dell’uva, difficilmente si ritrovava la sola traccia del Dna della pianta. Ma questa mista a sequenze del Dna di batteri o di lieviti intervenuti nei processi di fermentazione. Col ricorso alla realt Pcr (reazione di polimerizzazione a catena che consente di amplificare le quantità di Dna), invece, dal prodotto finale si riesce a risalire ai microsatelliti, ovvero alle sequenze di Dna che differenziano un vitigno da un altro. Con la crisi dilaga la contraffazione dei beni di lusso e la Cina, si conferma capitale mondiale della falsificazione, la forte concorrenza stà ora alimentando questo fenomeno anche nel Vecchio Continente. In Italia, ad esempio, una storica tenuta toscana, per tutelare l’originalità dei suoi prodotti, ha investito nella sperimentazione di un nuovo sistema di identificazione tramite radio frequenza (RFID) per tutti i suoi vini ad eccezione di quelli distribuiti in USA e in Canada (dove la legislazione locale non lo permette, ndr). In questo modo è possibile tracciare la distribuzione tramite canali diversi da quelli autorizzati dal produttore, garantendo l’autenticità del vino allo scopo di prevenire ogni tentativo di imitazione e falsificazione. La tecnologia RFID consiste infatti in un piccolo chip elettronico (TAG) incorporato nel retro etichetta della bottiglia, sulla scatola o cartone che la contiene, a cui viene associato un numero identificativo unico e collegato al congegno elettronico presente nella linea di etichettatura, creando così le informazioni di tracciabilità tra il TAG e il database cliente/distribuzione. Anche altri grandi vini, come i Bordeaux non sono da meno, utilizzando tecnologie sempre più all’avanguardia. Il famoso gruppo tedesco Tesa, produttore di nastro adesivo, ha recentemente ideato un’apposita app per smartphone in grado di inviare in tempo reale il codice della bottiglia al servizio clienti per capire all’istante se il vino è originale o falso.

 

( Fonte www.agenparl.it )