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Il Monastero dei Frati Bianchi recupera i vitigni rari della Lunigiana

Il Monastero del Frati Bianchi trova nuova vita grazie all’entusiasmo di Giorgio Tazzara, che ha deciso di ristrutturare i vigneti e impiantare di nuovi, riportando in auge vitigni storici

 

L’Italia è il paese con la più grande biodiversità viticola. Sono oltre 600 le varietà di vite coltivate, la maggior parte delle quali autoctone. Un patrimonio immenso che vive grazie all’impegno di recupero e valorizzazione di aziende agricole che, ogni anno, lavorano per conservare un pezzetto di storia e di natura. Tra queste c’è il Monastero dei Frati Bianchi, situato nella parte più settentrionale della Toscana, in Lunigiana. L’azienda vitivinicola si estende su 7 ettari di terra aspra e selvaggia, circondata dall’Appennino Tosco-Emiliano, dalle Alpi Apuane e dal Mar Tirreno.

L’azienda

 

I vigneti del Monastero dei Frati Bianchi affondano le radici in un territorio particolarmente fortunato, beneficiando di minerali ed elementi distintivi che si riflettono poi nelle caratteristiche organolettiche nei vini prodotti.La formazione geologica della collina è il risultato dei fondali degli antichi oceani, dove le rocce magmatiche sono state ricoperte nel corso dei millenni da depositi marini, argille abissali e calcari marnosi. L’innalzamento delle catene montuose ha portato alla superficie queste terre, dando origine alla composizione geologica attuale del terreno, caratterizzato dalla presenza abbondante di Alberese e Galestro. Grazie alla loro tessitura scheletrica, questi terreni sono particolarmente adatti per la viticoltura: si asciugano rapidamente, consentendo alle viti di concentrare i loro frutti.

 

L’acqua che si è infiltrata nel corso dei millenni ha disgregato queste rocce, rendendole una materia viva e liberando i sali minerali che rappresentano l’identità del Monastero dei Frati Bianchi. Le viti, alla ricerca di profondità, trovano questi minerali nascosti, che nutrono la pianta e conferiscono ai frutti e al vino sentori distintivi.

La posizione collinare del Monastero dei Frati Bianchi, a sud-ovest, permette poi un’intensa esposizione al sole su tutto il podere. Grazie all’altitudine e alla vicinanza delle montagne il clima è s fresco, ventilato e asciutto. Durante l’autunno e la primavera le precipitazioni sono abbondanti, mentre l’estate può essere caratterizzata da prolungati periodi di siccità, che provocano una giusta tensione idrica alle vigne.

I vitigni antichi di Monastero dei Frati Bianchi

 

Con l’ingresso in azienda della famiglia Bernardini nel 2019, Monastero dei Frati Bianchi ha intrapreso l’opera di ampliamento dei vigneti, dando vita al vigneto “La Rocca” (che si aggiunge al già esistente “Monte dei Bianchi”), interamente dedicato alla produzione di vini da vitigni autoctoni come la Barsagliana e la Pollera.

Pollera

 

La Pollera è un vitigno che risale, secondo cenni storici sulla viticoltura del luogo, almeno al 1800. Si presenta con grappoli compatti di medie dimensioni, talvolta con un’ala. Le bucce sono sottili e gli acini di media grandezza, che assumono sfumature che vanno dal rosa al viola a maturazione completa.  Dalla Pollera, il Monastero dei Frati Bianchi imbottiglia circa 2000 bottiglie di Pòlleo.

 

L’annata 2020 di Pòlleo, maturata 15 mesi in tonneau, ha un profumo molto identitario con aromi delicati che ricordano croccanti frutti rossi di bosco, pepe nero, bacche di ginepro, radice di liquirizia e cenni minerali. Al palato è fresco e verticale, con tannini fini e ben scolpiti e una piacevolissima lama acida che fa da traino al sorso. Finale pulito di buona persistenza con ricordi fruttati e balsamici.

Barsaglina

 

Il secondo vitigno storico coltivato dal Monastero dei Frati Bianchi è la Barsaglina, autoctono della provincia di Massa e Carrara e presente nella letteratura del settore fin dalle prime ricerche ampelografiche. Per decenni lo si ritrova coltivato quasi esclusivamente nei dintorni del capoluogo, dove il vino ottenuto è da sempre chiamato la “Massaretta”. Le uve della Barsaglina presentano un grappolo di medie dimensioni, alato, con acini di dimensioni medie-piccole e spargoli dal colore rosso rubino.

 

Monastero dei Frati Bianchi la trasforma in Bersarè. L’annata 2020, maturata 15 mesi in tonneau e 12 mesi in bottiglia, si apre su note stratificate di marasca, more di rovo e ribes nero mescolate a cenni speziati e balsamici. Al palato è profondo e di grande struttura. La trama tannica possente è ben coadiuvata dall’acidità ed il finale è di grande persistenza sul frutto e le spezie. Buon potenziale evolutivo.

( Fonte Ilforchettiere.it )
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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.