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TRENTINO, IL VINO BIOLOGICO DIVENTA NORMALE

       


 


 


È l’ultima moda enologica, l’Italia il maggior produttore europeo.


Un convegno a Toblino


 


Il vino biologico è uno dei nuovi trend del mercato internazionale. Per il Trentino una produzione di nicchia che sta riscuotendo sempre maggior interesse, sia per i produttori che per i consumatori finali. Un convegno domani, a Maso Toresela aToblino, (inizio alle 18), descriverà il percorso « Dalla viticoltura integrata a quella biologica e biodinamica». L’interesse è alto, ma non mancano le zone d’ombra. «Colpa del sistema cooperativo – spiega Giuseppe Visintainer dell’ufficio produzioni biologiche della Provincia – che non riesce a valorizzare la produzione bio, in tutti i settori». Senza contare che la maggior parte dell’uva biologica non viene differenziata da quella normale, e finisce nelle cantine sociali per produrre un vino non selezionato. Come dire, fatica sprecata.


 


La dizione vino biologico, in realtà, non è corretta. Si dovrebbe parlare di vino tratto da uve biologiche e non è solo una questione di terminologia: i l regolamento Ue 2092/ 1991 definisce le regole della coltivazione ma non quelle della conservazione in cantina. Una lacuna legislativa che dovrebbe essere colmata nel 2009. L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione che esclude l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi e utilizza tecniche naturali per la crescita e la protezione delle piante.


 


Anche se il trend è francese, la nostra nazione vanta il primato della produzione mondiale di vino biologico: dei 70mila ettari che nel 2003 venivano coltivati in Europa secondo le regole dell’agricoltura biologica, 44.175 erano sul territorio italiano.


 


La produzione nazionale, inoltre, dal 1993 a oggi è cresciuta del 60% annuo, grazie al lavoro di 5mila viticoltori. Friuli, Veneto e Piemonte sono le regioni ai primi posti.


 


Sono 90 (su diecimila) gli ettari in provincia dedicati alla viticoltura biologica, una situazione stazionaria negli ultimi due o tre anni: «Tra il 2000 e il 2001 – spiega Visintainer – si è assistito a un raddoppio delle aziende che hanno convertito la loro produzione in biologica, poi il settore si è stabilizzato. Il problema è che le uve bio non vengono valorizzate». Le uve bio in trentino per lo più vengono conferite senza distinzione alle cantine sociali: «Potenzialmente si potrebbero imbottigliare 900mila pezzi di bio vino – prosegue il tecnico – , ma gran parte della produzione viene conferita alle cantine sociali, che non fanno distinzione tra uva bio e non. C’è un problema di valorizzazione, legato anche al fatto che le cooperative non hanno ancora pensato di utilizzare le uve biologiche per produrre una linea dedicata di vini, anche perché per regolamento il vino bio deve essere prodotto in una linea produttiva esclusiva, per non correre il rischio di contaminazioni». Si stima approssimativamente che vengano prodotte circa 100mila bottiglie di vino tratto da uve biologiche e tutte ad opera di una manciata di cantine private.


 


New entry la tenuta di Elisabetta Foradori, che nel 2006 ha deciso di convertire al biologico tutta la sua superficie vitata, destinandone anche una piccola parte al biodinamico (una branca particolare). Ma il titolo di azienda pionieristica in Trentino va al Molino dei Lessi di Emma Clauser, che da una decina di anni si dedica ai vini bio, con una produzione di alta qualità che però si limita a 5mila bottiglie annue. Proprio Emma Clauser segnala il nuovo trend in Trentino del biodinamico: « Con l’associazione Vignaioli abbiamo organizzato un corso sul biodinamico e l’interesse è stato enorme, ora bisognerà vedere che risvolti pratici ci saranno».


 


«Il trend è in crescita – testimonia Fabio dell’enoteca Grado 12 di Trento – perché la gente è curiosa di capire la differenza tra un vino bio o biodinamico e uno normale. Soprattutto un vino biodinamico fatto bene non è mai banale, ricorda il vino di una volta, è un’esperienza che si ricorda. Rispetto a tre anni fa l’aumento delle richieste è aumentato del 100%». Il problema è avvicinarsi con bottiglie che abbiano un prezzo accessibile: « In enoteca un bio vino va da un minimo di 15 /20 euro fino a toccare i 2 3mila euro per vini di grandi maison».


 


A Maso Toresela, il convegno per approfondire questi temi soprattutto a livello tecnico , l’appuntamento è con l’incontro « Dalla viticoltura integrata a quella biologica e biodinamica » , organizzato in seno alla 13ma Mostra dei vini della Valle dei Laghi. Tra i relatori Enzo Mescalchin ed Elisa Mattedi del Centro assistenza tecnica e del Centro sperimentale dell’ Istituto Agrario di S. Michele all’Adige.


 


 


Corriere Alto Adige, aprile 2007