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APPASSIMENTO UVE IN CELLA SALVA PASSITI DA RISCHI METEO ( E OCT )

 






ROMA – E’ corsa ai ripari per le uve da appassire per produrre vini dolci e passiti dopo le polemiche legate alla tradizionale tecnica di appassimento a cielo aperto: i produttori esposti a notevoli perdite economiche per i grappoli marciti, i consumatori preoccupati per la possibile presenza nelle muffe di ocratossine ( vedi mio articolo al link:


https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=1149 )


Per i viticoltori che non optano per le maturazioni ‘protette’, le cui sperimentazioni sono in corso a Pantelleria e Lipari, arrivano nuove tecnologie – tutte Made in Italy – per l’appassimento controllato.
”E’ notevole il fermento e l’interesse – afferma il ricercatore dell’universita’ della Tuscia Fabio Mencarelli – per questi nuovi impianti che, consentendo di controllare temperatura, umidita’ e ventilazione, permettono di fare passiti buoni da vitigni autoctoni, senza rischi di marciume acido, e con una carica aromatica che ne rispecchia la tipicita’. Si tratta di celle di conservazione che permettono il monitoraggio dell’appassimento di uve e lavorano a basse temperature, sostenendo i produttori di questa tipologia di vino che presuppone la massima cura per la maturazione delle bacche”.
Verra’ presentata venerdi’ a Torino, al convegno nazionale sui vitigni autoctoni minori a Villa Gualino, la ricerca universitaria per il progetto triennale ‘Move on’, di cui Mencarelli e’ il referente scientifico. Uno studio avviato lo scorso anno con un finanziamento del ministero delle Politiche agricole per la valorizzazione e la produzione dei vini dolci di tutta Italia. ”Ma le prime sperimentazioni delle celle di conservazione – precisa il ricercatore – sono state avviate presso privati, importanti aziende vitivinicole come Frescobaldi in Toscana, Firriato in Sicilia e Podere Castorani in Abruzzo”. Per un impianto di 15 quintali l’investimento per l’azienda viticola parte dai 20mila euro ma la tecnologia si adatta a produzioni fino a 2.000 quintali con un costo di circa 150mila euro.
”Le nuove tecnologie aprono grandi prospettive i vini dolci da vitigni autoctoni – continua Mencarelli – produzioni con quantita’ molto ridotte e forte bisogno di cure e dell’occhio vigile del produttore. Grazie ad un progetto (Vinaco) finanziato dalla Regione Lazio, unico caso sul territorio nazionale, l’universita’ della Tuscia ha brevettato una tecnica per fare vini muffati con la botrizzazione controllata. La novita’ e’ sempre frutto dell’utilizzo di celle Marvin che permettono una sorta di inseminazione del fungo che puo’ essere fermata nei tempi scelti dall’enologo. La Bt tecnologie di Todi ci ha fornito le spore necessarie e stiamo raccogliendo ora i primi risultati sul Trebbiano, la Malvasia puntinata del Lazio e il Grechetto. In primavera, grazie alla disponibilita’ delle aziende Ceracchi di Velletri, Trappolini di Castiglione in Teverina e Leonardi di Montefiascone – contiamo di produrre i primi chardonnay e autoctoni in purezza del Lazio che saranno presentati, con la Regione Lazio, al Vinitaly 2007”.


( Fonte Ansa )


 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.