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Bocconi scende in campo sul marketing del vino

Il vino italiano non può più affidare il proprio futuro solo al prodotto, alla sua qualità e al rapporto della qualità col prezzo della bottiglia.

Tutti aspetti sui quali negli ultimi decenni sono stati compiuti grandi progressi ma che forse ora, e ancora di più per il futuro, non bastano più. Occorre compiere dei decisi passi in avanti anche sul fronte del management e del marketing per arrivare a rivestire nuove leadership sui mercati esteri e inaugurare una stagione fatta di strategie commerciali ponderate e di rapporti meno casuali col mix di canali distributivi.

 

Il management del vino

 

E’ con questi ambiziosi, ma forse ineludibili, obiettivi che nasce Wine management lab della Sda Bocconi, la scuola di management della prestigiosa università milanese. Ateneo che proprio con questa iniziativa, che verrà presentata mercoledì 7 ottobre a Milano vuole sancire il proprio deciso impegno (con un progetto di ricerca di durata triennale) nel mondo del vino. Non si tratta di una novità in assoluto, visto che il Wine management lab nasce da un’esperienza decennale svolta proprio da Sda Bocconi nel segmento del marketing del vino. Ma di certo un impegno e un coinvolgimento che ora si intende rafforzare.

 

Collaborazione con Ice

 

Il primo appuntamento sarà proprio la tavola rotonda in programma nei prossimi giorni e dal titolo “La leadership del vino italiano come ambasciatore del made in Italy: possibilità o realtà?” alla quale dopo il saluto del dean di Sda Bocconi, Bruno Busacca, prenderanno parte Raffaele Borriello, vice Capo di Gabinetto del ministero per le Politiche agricole, Sandro Boscaini, presidente Federvini, Riccardo Cotarella presidente Assoenologi e presidente del comitato scientifico Mipaaf per il Padiglione Vino a Expo 2015, Riccardo Monti, presidente dell’Istituto per il commercio estero e infine Domenico Zonin presidente dell’Unione italiana vini. Il lavoro del Wine management lab può già contare su un primo progetto in collaborazione con Ice e vedrà nei prossimi mesi anche il coinvolgimento della multinazionale americana del vetro O.I.

 

La percezione del vino italiano all’estero

 

Nel corso dell’incontro saranno presentati i risultati di alcune ricerche effettuate negli scorsi mesi. La prima riguarda la percezione del vino italiano all’estero secondo gli operatori professionali presenti sui mercati internazionali. «E secondo gli operatori – spiega Andrea Rea responsabile di Wine management lab – il vino italiano è apprezzato per il flavour dell’Italian style e per le sue facilità, qualità e varietà. Ma è proprio quest’ultimo aspetto a richiedere un approfondimento di analisi. Questo perché una delle problematiche che deve affrontare il vino italiano all’estero riguarda proprio la possibilità di comunicare la sua estesa varietà». Una varietà nella quale si sovrappongono brand territoriali (come le etichette Doc) a marchi aziendali; vini da tradizione, autoctoni e blend di differenti cultivar; vini di pregio e vini naturali. «Una complessità – aggiunge Rea – che raramente si traduce in un vantaggio competitivo, ma più spesso mette solo in risalto le debolezze tutte italiane sul fronte della comunicazione e del marketing. Aspetti per i quali gli unici segnali di innovazione venuti dal mondo delle imprese negli ultimi anni sono legati solo alla maggiore attenzione ai social network. Un po’ poco».

 

Debolezze alle quali il vino made in Italy deve porre rimedio

 

Dalle analisi effettuate sul campo quindi emergono con chiarezza le debolezze dimensionali e di competenza. «In sostanza – dice ancora il responsabile di Wine management lab – le aziende italiane non esprimono in campo manageriale e nel marketing lo stesso livello di competenze che hanno acquisito negli anni in campo agricolo ed enologico. Uno squilibrio al quale bisogna porre rimedio. Sotto questo profilo i due principali ambiti di studio che abbiamo individuato come perimetro dell’attività di studio del nostro laboratorio riguardano in primo luogo la ricerca di una sintesi tra le differenti marche aziendali e territoriali. E in seconda battuta l’esigenza di conciliare la relazione “intima” del vino, ovvero la sua mitologia, il fascino della natura ricercate dai consumatori con la difesa dei volumi e le richieste che provengono dai canali commerciali».

 

 

( Fonte http://food24.ilsole24ore.com/ )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.