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La capsula da spumante ha 162 anni!

Ricevo e volentieri pubblico questo prezioso e qualificato intervento dellamico Gianni Legnani, conosciuto al CMB a Lisbona 2006, il quale si dimostrato persona deliziosa nei comportamenti e molto preparata in materia di spumantistica in generale. E infatti il Responsabile Comunicazione ed Immagine di una nota e prestigiosa casa vinicola Franciacortina.

 


Il 15 novembre 2006 ricorre il 162 anniversario di uninvenzione, semplice ma geniale, che si diffusa in tutto il mondo e che rimasta praticamente immutata dalla sua prima apparizione, nonostante lo sviluppo delle capacit di ricerca ed i progressi della tecnologia: si tratta della capsula metallica che, con la tipica gabbietta in filo di ferro, trattiene il tappo delle bottiglie dei vini spumanti prodotti nel mondo intero.


Ci tanto familiare e si dimostrata cos efficace e pratica da montare (ma anche da togliere quando si vuole stappare una bottiglia di spumante) che verrebbe quasi da pensare che la gabbietta e la capsula siano esistite da sempre.


Invece non cos, perch lidea e lo sviluppo dei primi prototipi furono merito di Adolphe Jacquesson, un produttore di Champagne di Chalon-sur-Marne, nella prima met del 1800: , infatti, del 15 novembre 1844 la data di deposito del Brevetto dinvenzione di vari tipi di capsule in lamierino, fissate sulla parte superiore del tappo ed assicurate al collo della bottiglia con vari sistemi, i principali dei quali consistevano in una gabbietta di filo di ferro ritorto.


Linvenzione risolveva due problemi importanti che preoccupavano i produttori di Champagne dellepoca: infatti, parecchie bottiglie perdevano (bouteilles recouleuses) perch i tappi lasciavano filtrare del vino e dellanidride carbonica; il vino si ossidava, perdeva le sue qualit organolettiche e scompariva quasi completamente il suo caratteristico spumeggiare.


Il secondo inconveniente era dovuto allo spago che tratteneva i turaccioli: la pressione interna faceva s che il tappo fuoriuscisse un po, giacch lo spago tagliava il sughero e penetrava nel tappo; ci creava le perdite di vino e gas che abbiamo visto.


Altre volte lo spago ammuffiva per lumidit delle cantine, durante la fase dinvecchiamento (quando qualche topo non se lo rosicchiava), sindeboliva e si spezzava, liberando il tappo che veniva poi espulso dalla forte pressione interna.


In effetti, era sempre esistito il problema di una buona tappatura delle bottiglie di Champagne, sin dai tempi di Dom Prignon, quando si era messo a punto il metodo per rendere spumeggiante il vino, grazie ad una seconda fermentazione provocata nella bottiglia dallaggiunta di lieviti e zucchero.


Allora le bottiglie (siamo alla fine del 1600) erano tappate con dei cavicchi di legno, sui quali veniva avvolta una corda di canapa, imbevuta dolio, che venivano ficcati a forza nel collo delle bottiglie; si cercava poi di migliorare la tenuta, sigillando il collo delle bottiglie con cera liquida o con ceralacca.


Ben presto per ci si rese conto che questo sistema era tuttaltro che efficace, non tratteneva il gas ed era decisamente insufficiente a contrastare la pressione che si sviluppava allinterno, per cui molte bottiglie perdevano.


Si pass quindi ai tappi di sughero che, avevano una migliore tenuta ma, per evitarne lespulsione, dovevano obbligatoriamente essere fissati con delle cordicelle di canapa, annodate a mano; loperazione era tuttaltro che semplice e rapida, perci fu messo a punto uno strumento (detto calbotin o calice o anche pot ficeler) dove sinseriva la bottiglia, che rimaneva trattenuta saldamente durante loperazione di legatura.


Il lavoro dei legatori era per difficoltoso (e doloroso per le mani) e richiedeva un notevole sforzo fisico; ma solo verso il 1855 che un vigneron di Avize, Nicaise Petitjean, invent e brevett una macchina per legare i tappi con lo spago: lapparecchio facilitava notevolmente il lavoro degli addetti alla legatura e migliorava il fissaggio dei tappi, che restava per precario, per le ragioni viste prima.


Per una maggior garanzia di tenuta, alcuni negozianti rinforzavano la legatura di canapa aggiungendo uno o due fili di ferro ritorto, che venivano fissati con laiuto di apposite pinze; se risolveva un problema, questo filo metallico ne creava un altro al momento di stappare la bottiglia: bisognava, infatti, tagliarlo con una pinza speciale o con un uncino di ferro, che lasciavano spuntoni taglienti e pericolosi per chi eseguiva loperazione.


Per facilitare lapertura delle bottiglie, senza dover ricorrere a pinze od uncini (e soprattutto per evitare di ferirsi) qualcuno ebbe lidea di prevedere un anello o un ricciolo sul filo di ferro ritorto, che poteva cos essere rimosso pi agevolmente.


Talvolta questo anello era munito di un sigillo di piombo, sul quale era impresa la parola Champagne oppure il nome o il marchio del produttore o del negoziante.


Il lavoro per applicare la legatura di spago ed il rinforzo di filo di ferro era per lungo, difficoltoso e costoso; si cominci cos a perfezionare il filo di ferro, preformandolo, dandogli cio una sagoma che ne facilitasse lapplicazione sul tappo ed il fissaggio sulla bottiglia: era nata la gabbietta (muselet).


Allinizio del secolo venivano fabbricate delle gabbiette molto semplici, che prevedevano tre o quattro montanti, che formavano un piccolo quadrato o triangolo centrale nella parte superiore: le gabbiette erano posate direttamente sul tappo e, qualche volta, veniva inserita una rondella zincata tra il sughero e la gabbietta per migliorare la tenuta.


Poi Adolphe Jacquesson ebbe lidea di utilizzare una capsula di lamierino fustellata e preformata, senza scritte o con impresso in rilievo la parola Champagne, che si dimostr ben presto la soluzione vincente.


La capsula permetteva di fissare saldamente il tappo, di assicurare unottima tenuta, di far assumere al tappo la tipica forma rotondeggiante e regolare, era esteticamente valida e si poteva decorare con i simboli ed i marchi del produttore.


Fu cos che la forma della gabbietta si modific nuovamente, il piccolo spazio centrale divenne pi grande per contenere la capsula, che venne stampata con quattro scanalature sul perimetro, per alloggiare saldamente i montanti: era la forma che ora conosciamo e che non pi sostanzialmente cambiata.


Il sistema dimostr di essere pratico, affidabile, facile da installare e semplice da togliere, meno costoso delle altre alternative e si generalizzato per tutti i vini spumanti, diventando anche un simbolo di qualit, tanto che stato adottato (forse impropriamente) da altri prodotti quali il sidro, lidromele, la birra.


Tornando a Jacquesson, il 15 novembre 1844 mentre depositava il Brevetto dinvenzione, non simmaginava certo che la sua invenzione avrebbe stimolato, parecchi anni dopo, il collezionismo delle capsule, divenute via via sempre pi decorate ed attraenti, sino ai giorni nostri.


In realt le prime capsule (plaques de muselet) erano semplici tondini di lamierino zincato, anonime, spesso con lincavo al centro, ma ben presto si cominci a personalizzarle, dapprima con la scritta Champagne punzonata a lettere in rilievo e successivamente con il nome del produttore e il paese sede dellattivit.


Per proteggerle dallossidazione, accelerata dallumidit delle cantine, a partire dal 1920 sincominci a ricoprire il lamierino zincato con una vernice colorata (i colori pi usati furono il verde, il rosso, il bianco e il blu); le capsule incominciavano ad essere multicolore e a farsi notare molto di pi.


Nel frattempo la stampa su metallo si andava via via perfezionando e diffondendo, soprattutto per la realizzazione di scatole e confezioni di metallo ed, in seguito, per barattoli, lattine e tubetti. Quindi, negli anni a partire dal 1940 apparvero sulle bottiglie di spumante le prime capsule litografate o serigrafate a quattro colori (esiste una capsula del 1906, litografata, della Maison Pol Roger, che per era praticamente la sola azienda ad utilizzare capsule stampate).


Le nuove tecniche di riproduzione, divenute duso comune dopo la seconda guerra mondiale, consentirono disegni ed elementi decorativi sempre pi complessi ed elaborati, resi sempre pi attraenti dallevoluzione dei colori da stampa e delle lacche trasparenti protettive, che permettevano di ottenere leffetto delloro e dellargento brillante.


In pratica per, sino allinizio degli anni 80, la raccolta delle capsule era del tutto sporadica; qualcuno conservava semplicemente il tappo, con relativa gabbietta e capsula, di qualche bottiglia stappata in occasioni speciali, spesso scrivendo sul sughero la data dellavvenimento memorabile.


Solo alcuni appassionati, forse neanche una decina, a partire dalla Champagne dedicavano interesse ed attenzione alle capsule e sono stati dei veri precursori della passione che ha poi contagiato molti altri, noi compresi.


Infatti, lattenzione dei collezionisti e le raccolte fatte dalle Maison produttrici si erano rivolte, sino ad allora, soprattutto alle etichette, forse perch pi attraenti per le dimensioni e pi facili da conservare e da godere, con una maggior variet e contenuto decorativo e artistico delle loro decorazioni.


dalla met degli anni 80, che, sempre a partire dalla Francia, il collezionismo delle capsule si diffonde ed attrae un numero sempre maggiore di appassionati, dapprima in Spagna, poi in Italia ed in altri paesi europei e daltri continenti, parallelamente allinizio della produzione locale di vini spumanti (Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Cile).


In Francia viene pubblicato, attorno al 1990, il primo Catalogo (Rpertoire des plaques de muselets de Champagne) e nascono le prime associazioni di collezionisti, che sono create successivamente anche in Spagna ed in Italia.


per merito di questi primi appassionati che vedono la luce anche i Cataloghi delle capsule spagnoli ed italiani, indispensabili per chi vuole organizzare e sistematizzare la propria collezione o compilare una mancolista; i cataloghi facilitano gli scambi ed offrono le prime indicazioni di rarit delle diverse capsule.


Le capsule pi antiche e pi rare raggiungono oggi valutazioni sempre pi elevate, talvolta esagerate, ma esiste ancora una forma di scambi tra appassionati, che consente di iniziare la collezione senza necessariamente dover investire somme spropositate.


In Italia attivo il Club Collezionisti di Capsule che cura questo Catalogo e pubblica un bollettino periodico La Capsula con notizie ed informazioni utili, nonch informazioni sulle novit o le scoperte fatte e segnalate dai soci; ogni anno si tiene una Mostra Nazionale delle Capsule e varie Fiere o incontri specializzati, che offrono lopportunit, ad appassionati e commercianti, di esporre le proprie collezioni, compiere scambi o acquisti.


Spesso alla Mostra partecipa anche Daniel Aubertin, responsabile tecnico della Maison di Champagne Paul Goerg, considerato il pi importante ed autorevole collezionista di capsule del mondo. Aubertin, che una persona simpatica e squisita, ha creato un sito http://placomusophilie.free.fr, che contiene notizie, la storia, aneddoti ed informazioni interessanti ed utili per chi sappassiona allargomento.


Alcuni produttori, pi sensibili alle esigenze del collezionismo, hanno creato capsule particolari: il caso del leader di mercato, la Guido Berlucchi di Borgonato in Franciacorta, che realizza capsule speciali per celebrare avvenimenti importanti dellAzienda ed ha iniziato ad indicare lanno della vendemmia (la prima stata il 1995) sulle capsule delle sue Cuve Imperiali Millesimate pi prestigiose.


Anche la Ferrari di Trento ha realizzato delle capsule celebrative del proprio centenario ed altri soggetti speciali, collegati alle diverse tipologie di spumante prodotti.


Presso i principali distributori di materiale per collezionisti possibile trovare cofanetti, album, contenitori vari per alloggiare ed organizzare le capsule raccolte, il che consente anche di approfondire e meglio conoscere la realt produttiva dei vini spumanti, veri gioielli dellenologia mondiale.


Gianni Legnani