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LA STANZA DI BARTOLO L’INDIGENO

E’ morto lo scorso anno che era quasi primavera. Lo hanno ricordato in tanti 
che è quasi estate. Domenica scorsa nella sua Barolo, in via Roma 15, l’indirizzo 
storico della casa-cantina dove Bartolo Mascarello visse e «predicò». Laidamente
come amava fare lui, prendendo carta e penna («sono leggermente grafomane»)
e scrivendo lucide arringhe a direttori di giornali, sindaci, parlamentari, amici degli
anni partigiani e amici degli amici. E quando le generazioni inseguendosi lo fecero 
diventare «patriarca del Barolo» lui non smise di definirsi un «Indigeno di Langa».
Un piccolo tenace vignaiolo che ha sempre detto le cose come stanno, o perlomeno
come le vedeva lui. «La tradizione trasmessa dai nostri padri è la stella cometa del 
lavoro in vigna e cantina». Un bastian contrario contro le mode facili e le scorciatoie
commerciali. Si concesse alla modernità del telefono solo nel 1989. Il mondo 
cambiava: era anche caduto il muro di Berlino.
Quando gli anni e la malattia lo costrinsero a rallentare, il suo mondo si racchiuse
 nello studio-ufficio con le finestre sulla via: la stanza di Bartolo. 
Si intitola proprio così il bel librino, con la sua foto in copertina chino sui fogli 
e il consueto «bunet» in capo. Una sessantina di pagine che racchiudono una 
straordinaria catena di lettere. Firme che hanno solcato il Novecento:

Norberto Bobbio, Vincenzo Consolo, Corrado Stajano, Mario Rigoni Stern,
Alessandro Galante Garrone, Antonio Giolitti, Vittorio Foa, Giulio Einaudi, 
Natalia Ginsburg. L’amico di Cuneo, quel Nuto Revelli che accompagnò nelle 
ricerche tra le cascine a raccontare drammi e miracoli della civiltà contadina.
Divenne anche amico e fornitore di Sebastiano Vassali e Valerio Miroglio. 
E c’erano le serate a chiacchierare a Verduno nell’albergo del commendator
Burlotto. Il suo Barolo non mancava mai. Ultimamente lo vestiva come un bambino
a festa, con etichette colorate disegnate a matita. Quella «No barrique no Berlusconi»
gli fu perfino sequestrata, per ingerenza nella campagna elettorale del 2001. 
Domenica nella casa di via Roma, attorno alla moglie Franca e alla figlia Maria Teresa
c’erano tanti, da Sergio Chiamparino a Carlin Petrini. Volti noti e amici di una vita. 
Le parole di Bartolo sono state lette nelle sera disegnando il racconto di una vita vera,
vissuta a schiena dritta.
 
( Fonte : La Stampa edizione Nord Ovest 21 giugno rubrica Giro di vite )
 
Considerazioni finali 
 
Non ho mai avuto la fortuna di conoscere personalmente il sig. Bartolo Mascarello,
uno dei Patriarchi del vino piemontese, ma ne ho letto molto ed ho capito come 
fosse un tradizionalista nel senso piuâ alto del termine, con quella sua frase 
diventata famosa : â No barrique, no Berlusconi â.
Per chi ne volesse sapere di piuâ su questo Grande personaggio di Langa,
consiglio un articolo al link : http://www.barolo.net/news/articoli/mascarello.asp