Home News La vite Rabbiosa L’ultimo nettare del Colmel dei Pat

La vite Rabbiosa L’ultimo nettare del Colmel dei Pat

MONFUMO. L’ultima pianta ad essere vendemmiata, sulle colline dove passa il confine tra Asolo, Monfumo e Castelcucco, ha più di cento anni.

 

Az. Agr. Colmello S.S. di Forner Lino e Matteo

Via Costeselle, 3-Castelcucco (TV)

Tel. +39 0423 545292

colmello_ss@libero.it

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Vendemmia tradizionale, manuale e in famiglia, con tre generazioni presenti: Anna, Lino con Gabriella e Matteo Forner, protagonisti di una piccola azienda e della riscoperta di un autoctono tra i più interessanti del territorio dell’Asolo Docg, quello della Rabbiosa (o Rabiosa).

Da tempo i Forner hanno deciso di valorizzare quel vitigno che duecento anni fa era particolarmente diffuso, resistente alle malattie e dalla vendemmia tardiva. Anno dopo anno, in bocca, questo vino assume i contorni di un autoctono sempre più interessante.

Matteo Forner, il giovane della famiglia, si è letteralmente innamorato di questo vitigno e ha deciso di dedicarvi passione ed energia.

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La Rabbiosa è un vitigno praticamente sconosciuto, di bacca bianca e dal grappolo dorato e compatto, quest’anno ancor di più per l’ottima stagione. Citata nell’Ampelografia della provincia di Treviso del 1870, la Rabbiosa ha rischiato l’estinzione a cavallo del Novecento. Qualche anno fa, all’esplosione del fenomeno prosecco, la scelta era tra sradicare quelle vecchie viti adagiate sul versante più soleggiato delle colline oppure provare a ricavarne un vino di nicchia. Ha prevalso, saggiamente, questa seconda ipotesi.

Dal 2008 dunque Lino e Matteo Forner, già protagonisti del recupero della Recantina, hanno deciso di rilanciare la Rabbiosa, più per vezzo che per guadagno. Adesso questo vino è ricercatissmo da appassionati e intenditori.

La vinificazione, in purezza, avviene con metodo classico, con fermentazione su lieviti indigeni per trenta mesi in magnum da 1,5 litri e sboccatura a mano. Il prossimo Natale, per dire, verrà «inaugurato» il 2013. Ad ogni annata, il vino migliora acquistando in struttura e armonia: dopo cinque anni, ad esempio, è straordinario. Peccato che le bottiglie si assottiglino con il passare del tempo.

Pat del Colmel, con i suoi autoctoni, ha aperto una strada che ora altri stanno cercando di seguire. Un segnale di qualità per un territorio che, schiacciato dai record del prosecco, sta cercando di ritagliarsi una identità sempre più marcata.

 

 

( Fonte Tribunatreviso )