Home Curiosità Miracle Machine, niente vino: era una bufala ma a fin di bene

Miracle Machine, niente vino: era una bufala ma a fin di bene

Era una bufala la macchina per trasformare l’acqua in vino, non a caso chiamata Miracle Machine. E tra i tanti scettici, in molti avevano gridato al miracolo. Ma era un fake, o meglio un’iniziativa organizzata da una ONG, la WW (come le MM di Miracle Machine ma ribaltate), che voleva sensibilizzare sullo scarso accesso all’acqua potabile di numerose popolazioni del mondo.

 

Portare questo prezioso liquido dove manca, questo l’obiettivo della campagna di Win to Water che opera in 17 paesi, su 4 continenti. WW era un sogno divenuto realtà all’inizio del 2004, spiegano gli ideatori, cominciando da una semplice raccolta fondi nel North Carolina. Originariamente, l’idea era quella di mettere su eventi benefici basati sul vino per poi utilizzare il denaro raccolto per sostenere i progetti idrici in tutto il mondo.

 

La prima raccolta di fondi fu un successo. Seguirono molti altri eventi: le degustazioni di vino divennero allora uno dei tanti modi per sensibilizzare sulla crisi idrica globale: “Abbiamo fornito acqua pulita e servizi igienico-sanitari a oltre 250.000 persone in 17 paesi fino ad oggi” dice il team. Ecco il video in cui i tre ideatori spiegano il vero senso dell’iniziativa:

 

Fino alla Miracle Machine, la macchina dei miracoli che ha fatto il giro del web in pochi giorni.

 

“In poco meno di due settimane. la Miracle Machine è diventata virale con oltre 500 milioni di media impression e più di 200.000 visualizzazione quasi 600 i media di tutto il mondo che hanno seguito la storia, 6000 persone l’hanno twittata e 7.000 hanno firmato su una piattaforma di crowd-funding per investire nella macchina finta”, ha scritto Kevin James, uno dei fondatori.

 

Il motivo per cui la bufala ha funzionato così bene, oltre al video di presentazione credibile, è che in realtà è davvero possibile fare il vino a casa con e pochi ingredienti facilmente acquistabili. Ma lo scopo era un altro. E adesso lo conosciamo:

 

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( Fonte www.nextme.it )