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Prosecco, la grande Doc si allarga: altri tremila ettari spalmati in tre anni

A Rauscedo il presidente del Consorzio, Zanette: crescita prudente ed equilibrata

 

prosecco

 

RAUSCEDO. Cautela. Equilibrio. Sostenibilità. La grande Doc del Prosecco (più di 23 mila ettari in nove province tra Veneto e Friuli Venezia Giulia) crescerà ancora. Ma lo farà con prudenza e gradualità.

Un aumento di superficie del 5, massimo 7 per cento l’anno nei prossimi tre anni. Vale a dire 3 mila, forse 3.500 ettari “spalmati” tra il 2017 e il 2019, dei quali più di 600 tra Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste.

FriuliVeneziaGiulia

Lo ha deciso il Consiglio di amministrazione del Consorzio e la proposta sarà illustrata, la prossima settimana, alle due Regioni coinvolte ai produttori e alle associazioni di categoria.

«Il fine blocco degli impianti scade il 31 luglio – ha detto il presidente del Consorzio Prosecco Doc Stefano Zanette ai 400 viticoltori friulani in assemblea ai Vivai di Rauscedo – e già nelle prossime settimane dobbiamo decidere cosa fare.

colline del Friuli Venezia Giulia

A nostro avviso far decadere il blocco porterebbe al disastro. Poter controllare il potenziale è una cosa fondamentale, dobbiamo garantire equilibrio di mercato ed evitare tensioni sui prezzi. La scelta del Cda è improntata a una crescita graduale in tre anni, in un’ottica prudenziale.

Il trend degli spumanti, a livello mondiale, è di un aumento tra il 5 e il 7 per cento annuo, noi puntiamo a stare al passo con queste stime.

Non dimentichiamoci che all’orizzonte pesano le incognite della Brexit e la presidenza Trump negli Stati Uniti, i nostri due mercati principali di riferimento per l’export. E tutti gli ettari di nuovi impianti saranno legati, obbligatoriamente, a misure agro ambientali: vale a dire la realizzazione delle siepi, la cura delle aree incolte, i controlli nella filiera».

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Il Consorzio, se la proposta sarà accettata dagli altri protagonisti del boom delle bollicine del Nordest, punta a indire il primo bando per ampliare le superfici già nel 2017, per poi proseguire nel biennio successivo. L’idea dell’allargamento a piccoli passi è subito piaciuta all’assessore all’Agricoltura del Friuli Venezia Giulia Cristiano Shaurli.

«Il limite per la Doc del Prosecco – ha spiegato l’assessore – è giusto. Questo vino apre grandi prospettive per l’export, settore in cui possiamo lavorare ancora molto e bene, a patto che ci siano unità e responsabilità». E a proposito di estero è stato ancora Zanette a rimarcare come l’80 per cento di 450 milioni di bottiglie prodotte nel 2016 abbia varcato i confini italiani: primo mercato Londra, seguono gli Stati Uniti e la Germania.

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«Ma la novità – ha aggiunto il leader del Consorzio – è la Francia, dove da un anno all’altro, abbiamo incrementato le vendite del 70 per cento. E’ motivo di grande soddisfazione sapere che il nostro spumante piace sempre di più nella patria dello Champagne».

Zanette ha dedicato ampio spazio del suo intervento alla sostenibilità ambientale, a ciò che avviene in vigna. E’ di pochi giorni fa l’annuncio del bando delle tre molecole oggetto di dibattito: Glifosate, Folpet e Mancozeb, il cui uso sarà assolutamente vietato. Il presidente ha sostenuto le ragioni della scelta, anche se, ha ammesso «più di qualche produttore mi ha contestato».

«E’ un percorso virtuoso che dobbiamo fare – ha ribadito – io stesso sono un produttore e vi dico che si può fare viticoltura in modo diverso da come abbiamo fatto finora. Siamo obbligati a seguire questa strada perchè puntiamo alla certificazione di prodotto territoriale.

Su questo punto non si torna indietro, sia chiaro. Quelle tre molecole che si utilizzano in vigna come antiparassitari creano problemi sociali. Noi viticoltori siamo una minoranza, il resto sono cittadini che vanno a bere il vino.

Se si crea, o peggio si consolida, un’immagine negativa su quanto facciamo tra i filari e nel territorio in cui viviamo, poi il Prosecco ce lo beviamo noi, si ferma tutto».

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Il fenomeno del Prosecco Doc nasce nel 2009, con l’intuizione dell’allora ministro Luca Zaia, di realizzare la grande Doc, prendendo in prestito il toponimo Prosecco, sul Carso triestino.

Da allora il successo è stato strepitoso e il giro di affari è cresciuto in modo esponenziale. Tanto che un ettaro a Prosecco, oggi, vale 30 mila euro. Un tesoro da non gettare alle ortiche.

 

 

( Fonte Messaggero Veneto )