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Salento, un miraggio … Negramaro

Salento, un miraggio … Negramaro


 


 


Da Otranto a Lecce, nella terra dell’apprezzato vino, “due volte nero”, come dice il suo stesso nome, ricavato da Greco e Latino. Meraviglie da vedere e gustare.


 


“Mieru, mieru, mieru lall/ quanti culuri me faci cangi/ Mieru, mieru, mieru lall/ Senza lu mieru nu pozzu campa”. Vino, vino, vino, quanti colori mi fai cambiare, vino, vino, vino, Senza il vino non posso vivere. Giovanni, cantastorie salentino, instancabile. Si aggira per ore e ore con la sua chitarra, intonando il suo pezzo forte popolare, le cui note si diffondono lungo il dedalo di vie e viuzze, si sovrappongono alle chiacchiere della gente seduta ai tavolini dei ristoranti all’aperto, finiscono per rimbalzare nella piazzetta antistante la Chiesa di Santa Croce. I suoi versi svelano tutto l’amore per il territorio e per il Nettare di Bacco e, in chi li ascolta, riportano alla mente, ricordi di allegre serate in compagnia, ebbrezze di vicoli, fragorose ubriacature di giovent.


 


Ecco Lecce, terra di grandi vini da sempre, come i suoi dintorni, tra festoni di tralci, grappoli e pampini che si ritrovano nella opulenza barocca delle Basiliche e degli antichi Palazzi. Lecce patria del Negroamaro, la cui uva, una volta, era il pane quotidiano dei vignaioli di questo lembo d’Italia. E piazza Sant’Oronzo ancora ne tramanda le origini. Un tempo, ogni lunedi mattina, proprio al centro della piazza, sotto la statua del Santo Protettore Oronzo, si trattava il prezzo dell’uva, che veniva trasportata con vagoni ferroviari lungo la ferrata Galliano-Canosa per prendere poi le rotte della Francia e del Nord Italia.


Oggi cambiato il modo di mercanteggiare e sono cambiati i compagni di bevuta, ma sempre forte la voglia di nuove scoperte e avventure da raccontare. Negroamaro (il cui nome un mix di greco e latino, mavros e niger, le cui etimologie significano entrambe nero) oggi incarna e interpreta il Salento, perch nato in questa magica terra e si coltiva esclusivamente in questi vigneti, e che anche il gruppo musicale Negramaro ha contribuito a rilanciare. Ma se quell’amaro fa pensare ad emozioni negative, letteralmente all’amarezza, basta un solo sorso per abbandonarsi a quella ” joie de vivre”, infarcita di tradizioni, che ha sempre contraddistinto i salentini (del resto siamo nel regno della Taranta, ovvero della “pizzica”, famosa ballata della cultura locale). Ovunque si ritrovano enoteche e cantine dove degustare o portarsi a casa una bottiglia di questo vino rosso morbido e di gran corpo, piacevolmente fruttato (si pu apprezzare oltre che nei rossi, anche in un’ampia vinificazione in rosato, ed presente in ben 47 tipologie delle Doc regionali).


 


Ad iniziare proprio da Piazza Sant’Oronzo, cuore pulsante, sempre affollata di gente gi dalle dieci del mattino, per popolarsi di giovani ancor pi alla sera, fino a tarda notte (per tutta l’estate si anima con eventi e rassegne all’aperto, degustazioni con spettacoli, tra cui Calici di Stelle, promosso dal Movimento Turismo Vino Puglia), dove fare una sosta allo storico Bar Alvino (aperto da oltre 100 anni), e brindare ammirando i resti dell’anfiteatro romano o coccolarsi con un caff in ghiaccio con latte di mandorla ed un delizioso “pasticciotto”, dolce di pasta frolla ripieno di crema, ancor pi buono se mangiato caldo. La piazzetta ancora risente dell’eco del frastuono della troupe cinematografica di “Mine Vaganti”, il film di Ferzan Ozpetek (in questi giorni il regista turco ha ottenuto la cittadinanza onoraria dal Comune), girato completamente in citt e che ha consacrato la provincia tra le pi belle del Sud Italia.


 


Dopo, senza tralasciare il Duomo, ci si pu avventurare per le strette viuzze lastricate di pietra bianca e porosa (da queste parti chiamata “mazzaro”) che lambiscono le case in ombra. La luce penetra gli spazi, suscita emozioni e e un desiderio di profondit. Si gira con lo sguardo all’ins, attratti dalla cornice di una porta o dalla decorazione di un palazzo, che da sole suggerriscono i fasti del passato, e ancora dagli androni dalla volta ribassata, da giardini mediterranei, pozzi e fontane.  E poi si abbassano gli occhi per sbirciare le vetrine degli artigiani, che plasmano la pietra o lavorano la terracotta, producendo strumenti a tema, come la “sputacchiera”, strumento fondamentale per la degustazione del vino


 


Vivo ed intenso l’odore della terra che genera il Negroamaro. Muovendosi da Lecce verso i paesi circostanti, la strada regala paesaggi straordinari: le colline pettinate dalle vigne, i colori verde e ramato delle foglie di vite, le trame geometriche delle volute dei tralci, sembrano far gi pregustare il “piacere” del buon bere. E cos si va incontro a numerose aziende vitivinicole, portate avanti, con passione, da intere generazioni. C’ un legame antico che unisce questa gente alla loro terra. E’ un legame forte che nei secoli ha creato esempi di un perfetto adattamento dell’uomo verso l’ambiente che lo circonda.


 


Attraversate le zone vinicole, la voglia di mare conduce ad Otranto, la porta d’Oriente (custode del mosaico di Pantaleone, composto di tessere policrome del XII secolo, all’interno della Cattedrale), con gli arenili di finissima sabbia in accoglienti baie, le basse scogliere o quelle pi alte e frastagliate, i faraglioni, le grotte. Il panorama pi bello si ammira dalla Torre di Sant’Emiliano, una delle 366 torri costiere al tempo dei Vicer di Spagna. Poco pi gi si trova Porto Badisco, fiordo in miniatura immerso tra fichidindia e macchie di mirto. Secondo il racconto virgiliano dell’Eneide, qui vi approd Enea, con Acate e gli altri suoi compagni. E chiss che toccando terra, i prodi eroi non abbiamo festeggiato con un calice di Negroamaro.


 


Negramaro. Degustatelo cos


 


I luoghi giusti nei quali assaporare il vino del salento, in un mix di colori e profumi di vitigni e mare


 


Un legame uomo-ambiente storico, consolidato, quello dell’area del Negramaro. Lo si riscontra nelle singole aziende. E’ cos da Apollonio, a Monteroni di Lecce.


( Ricordo le tante medaglie d’Oro ed anche Gran Medaglie d’ Oro vinte da questa bella realt al CMB 2010 e precedenti, ed altri concorsi locali di cui ne ho scritto qui : https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=6020 )


Correva l’anno 1870 quando No inizia a produrre e commercializzare le prime etichette. Ora tutto in mano ai fratelli Marcello e Massimiliano, veri seguaci di Bacco, sin da bambini: da piccoli – dicono – nostro padre ci dava dei soldini per assaggiare qualche goccia direttamente dalle barriques. Oggi la cultura del vino si esprime non solo con la produzione di un milione e settecentomila bottiglie ma anche con il Premio Apollonio, destinato a personalit di spicco ed ispirato alla memoria dei fondatori della cantina. Quest’anno, a ricevere il riconoscimento (il 3 luglio) sar proprio Opzetek.


 


Passione di famiglia anche all’Azienda Agricola Santi Dimitri, che sorge su una piccola altura  a Galatina, dove persino il cagnolino si chiama Bacco. La specialit? Le gelatine di mosto di Negroamaro, pure o aromatizzate al peperoncino, allo zenzero, alla menta, piacevole accompagnamento ai formaggi. Al di fuori un patio dove fare le degustazioni all’aperto in un’atmosfera particolare: il colore rosato rubino dell’Aruca (negroamaro al 100%) intenso nel bicchiere sembra un sole rosso al tramonto, mentre il fruscio del vento fra i filari di vite, col suo andare e venire, sembra voler imitare il rumore del mare.


 


( Fonte La Repubblica-Viaggi )


 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.