Home News Venezia 2018, 40 ristoranti per non sbagliare (e non spendere una fortuna)

Venezia 2018, 40 ristoranti per non sbagliare (e non spendere una fortuna)

Gli indirizzi giusti, per tutte le tasche, per mangiare in laguna. Anche durante la 75esima Mostra internazionale del Cinema

 

Appuntamento imperdibile per i conoscitori di Venezia è la mostra del Cinema on cui la laguna si anima all’inverosimile di star e stallette. Prezzi alle stelle per chi non conosce i luoghi giusti, magari più appartati e conosciuti dai locali (nella gallery) dove si spenderà poco il giusto per l’esperienza. Tra le calli più autentiche dove i veneziani esistono ancora e si muovno nel silenzio delle strade non battute dai viaggi organizzati.

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Si parte da un’istituzione veneziana, i bacari, dove ci si prende una pausa (corta o lunga che sia), facendo “do ciacole” (due chiacchere) e bevendo un’ombra (bicchiere di vino, ma è impossibile che si limiti a uno) per accompagnare i cicheti, assaggini o al massimo piattini. Siamo molto vicini alle tapas iberiche, ovviamente in chiave locale: sarde in saor, seppioline alla griglia, il baccalà, verdurine fritte, spiena e coradea (milza e coratella), spiedini di gamberi… In qualche bacaro, a pranzo, c’è un’offerta gastronomica più completa mentre i vini arrivano quasi tutto dal Triveneto. Segnatevi le insegne giuste: Al Bacareto (San Marco), Al Ponte (Cannaregio), Al Portego (Castello), Al Prosecco (Santa Croce), All’Arco (San Polo), Cantinone (Dorsoduro), Cavatappi (San Marco), Codroma (Dorsoduro). A Castello c’è anche il wine-bar La Mascareta: 100 etichette al calice per «bagnare» salumi e formaggi di qualità come buonissimi piatti tipici. Fa piacere che la passione dei cicheti – da gustare volendo con lo Spritz alla veneziana, naturalmente – contagi anche i più giovani come il venezianissimo Matteo Tagliapietra al suggestivo Local offre la sua selezione quotidiana di assaggini antichi e modernissimi, realizzati con prodotti della Laguna: la storia conta eccome, nella Serenissima.

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Nella fascia media di spesa (50-80 euro), non mancano i locali affidabili come Al Covo, Da Franz, Al Passo in Campalto, Alle Antiche Carampane. Tradizione e modernità vanno a braccetto in due «osterie moderne», molto curate, quali Santa Marina (cinque minuti a piedi da Rialto) e il piccolo Alle Testiere, sempre a Castello. Ma sono le osterie classiche il simbolo quella «venezianità» che resiste all’invasione. Puntano sul pesce, in ricette classiche o in qualche leggera rivisitazione, ma hanno prezzi civili, grazie a una gestione familiare. La più antica è facilmente Ca d’Oro-La Vedova a Cannaregio, non molto lontano c’è anche Dalla Marisa. Qualche euro in più richiedono Alle due Gondolette sempre in zona e l’Osteria del Cason. Piacevoli le recenti Hostaria Venexiana in Piazzale Roma e CoVino tra San Zaccaria e l’Arsenale. Unica eccezione al filone ittico, La Bitta a Dorsoduro dove si mangiano salumi e piatti di carne. C’è pure chi affronta un’ora di traghetto, con la scusa della gita a Burano (isola comunque suggestiva) ma in realtà vuole gustare nuovamente i piatti del Gatto Nero, trattoria storica e sempre affollata. Notissimo il Vecio Fritolin, in Santa Croce, che ha un’eccellente cucina ma è amato soprattutto per lo «scartosso de peesse»: cono di carta oleata contenente calamari e pesce fritto, da mangiare passeggiando. Un gustoso e antichissimo street-food che si può acquistare anche da Frito-Inn (il più tradizionale), da Fritto e Frutta (moderno, fatto al forno) o da Acqua e Mais, con polenta morbida sul fondo.

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Chi non ha problemi di budget si può togliere lo sfizio di uno stellato Michelin, superando serenamente i 100 euro a testa. Sono sette, tutti con una stella: lo spettacolare Oro dell’Hotel Cipriani alla Giudecca, la storica Osteria Da Fiore (cinque anni era l’unico stellato di Venezia); Ridotto (più creativa, con solo nove tavoli), il Met dell’Hotel Metropol che non perde colpi e il Glam – all’interno dell’elegante Palazzo Venart – che ha regalato nello scorso novembre la quinta stella ad Enrico Bartolini. Mentre tre, al momento, sono chiusi: il raffinato Dopolavoro del JW Marriott Hotel sull’Isola delle Rose – carta e brigata sono seguite direttamente da Giancarlo Perbellini – perchè riapre il 22 marzo, il Venissa che è immerso nel wine resort dell’isola di Mazzorbo (riapertura il 24 marzo) e il Ristorante Quadri degli Alajmo, affiancato dal bistrot Quadrino e dal Gran Caffé. Un trittico d’eccellenza che è stato ‘rivisitatoì in modo grandioso da Philippe Starck, lo scorso inverno.

 

( Fonte Io Donna )