Gli indirizzi giusti, per tutte le tasche, per mangiare in laguna. Anche durante la 75esima Mostra internazionale del Cinema
Appuntamento imperdibile per i conoscitori di Venezia è la mostra del Cinema on cui la laguna si anima all’inverosimile di star e stallette. Prezzi alle stelle per chi non conosce i luoghi giusti, magari più appartati e conosciuti dai locali (nella gallery) dove si spenderà poco il giusto per l’esperienza. Tra le calli più autentiche dove i veneziani esistono ancora e si muovno nel silenzio delle strade non battute dai viaggi organizzati.
Si parte da un’istituzione veneziana, i bacari, dove ci si prende una pausa (corta o lunga che sia), facendo “do ciacole” (due chiacchere) e bevendo un’ombra (bicchiere di vino, ma è impossibile che si limiti a uno) per accompagnare i cicheti, assaggini o al massimo piattini. Siamo molto vicini alle tapas iberiche, ovviamente in chiave locale: sarde in saor, seppioline alla griglia, il baccalà, verdurine fritte, spiena e coradea (milza e coratella), spiedini di gamberi… In qualche bacaro, a pranzo, c’è un’offerta gastronomica più completa mentre i vini arrivano quasi tutto dal Triveneto. Segnatevi le insegne giuste: Al Bacareto (San Marco), Al Ponte (Cannaregio), Al Portego (Castello), Al Prosecco (Santa Croce), All’Arco (San Polo), Cantinone (Dorsoduro), Cavatappi (San Marco), Codroma (Dorsoduro). A Castello c’è anche il wine-bar La Mascareta: 100 etichette al calice per «bagnare» salumi e formaggi di qualità come buonissimi piatti tipici. Fa piacere che la passione dei cicheti – da gustare volendo con lo Spritz alla veneziana, naturalmente – contagi anche i più giovani come il venezianissimo Matteo Tagliapietra al suggestivo Local offre la sua selezione quotidiana di assaggini antichi e modernissimi, realizzati con prodotti della Laguna: la storia conta eccome, nella Serenissima.
Nella fascia media di spesa (50-80 euro), non mancano i locali affidabili come Al Covo, Da Franz, Al Passo in Campalto, Alle Antiche Carampane. Tradizione e modernità vanno a braccetto in due «osterie moderne», molto curate, quali Santa Marina (cinque minuti a piedi da Rialto) e il piccolo Alle Testiere, sempre a Castello. Ma sono le osterie classiche il simbolo quella «venezianità» che resiste all’invasione. Puntano sul pesce, in ricette classiche o in qualche leggera rivisitazione, ma hanno prezzi civili, grazie a una gestione familiare. La più antica è facilmente Ca d’Oro-La Vedova a Cannaregio, non molto lontano c’è anche Dalla Marisa. Qualche euro in più richiedono Alle due Gondolette sempre in zona e l’Osteria del Cason. Piacevoli le recenti Hostaria Venexiana in Piazzale Roma e CoVino tra San Zaccaria e l’Arsenale. Unica eccezione al filone ittico, La Bitta a Dorsoduro dove si mangiano salumi e piatti di carne. C’è pure chi affronta un’ora di traghetto, con la scusa della gita a Burano (isola comunque suggestiva) ma in realtà vuole gustare nuovamente i piatti del Gatto Nero, trattoria storica e sempre affollata. Notissimo il Vecio Fritolin, in Santa Croce, che ha un’eccellente cucina ma è amato soprattutto per lo «scartosso de peesse»: cono di carta oleata contenente calamari e pesce fritto, da mangiare passeggiando. Un gustoso e antichissimo street-food che si può acquistare anche da Frito-Inn (il più tradizionale), da Fritto e Frutta (moderno, fatto al forno) o da Acqua e Mais, con polenta morbida sul fondo.
Chi non ha problemi di budget si può togliere lo sfizio di uno stellato Michelin, superando serenamente i 100 euro a testa. Sono sette, tutti con una stella: lo spettacolare Oro dell’Hotel Cipriani alla Giudecca, la storica Osteria Da Fiore (cinque anni era l’unico stellato di Venezia); Ridotto (più creativa, con solo nove tavoli), il Met dell’Hotel Metropol che non perde colpi e il Glam – all’interno dell’elegante Palazzo Venart – che ha regalato nello scorso novembre la quinta stella ad Enrico Bartolini. Mentre tre, al momento, sono chiusi: il raffinato Dopolavoro del JW Marriott Hotel sull’Isola delle Rose – carta e brigata sono seguite direttamente da Giancarlo Perbellini – perchè riapre il 22 marzo, il Venissa che è immerso nel wine resort dell’isola di Mazzorbo (riapertura il 24 marzo) e il Ristorante Quadri degli Alajmo, affiancato dal bistrot Quadrino e dal Gran Caffé. Un trittico d’eccellenza che è stato ‘rivisitatoì in modo grandioso da Philippe Starck, lo scorso inverno.
( Fonte Io Donna )