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VINO: IN ITALIA SI PRODUCE BENE MA SI VENDE MALE

 

Gorizia, ott. 2006- “In Italia, come in Friuli Venezia Giulia, si produce un vino di alta qualita’ che non viene valorizzato adeguatamente da una commercializzazione spesso al di sotto delle necessita’ imposte dal mercato globale. Se non e’ ancora crisi e’ quanto meno un campanello d’allarme”.
L’affermazione e’ stata fatta da Mario Gregori, docente di marketing all’Universita’ di Udine, oggi a Gorizia nel corso di un convegno del settore che ha richiamato oltre duecento addetti ai lavori. “Negli ultimi vent’anni – ha spiegato il docente – il consumo pro-capite di vinto nei Paesi produttori e’ calato da 110 a 54 litri all’anno, al contrario di quanto avvenuto negli Stati Uniti e in Australia, dove le cifre si sono moltiplicate fino a cinque volte, e di quanto sta avvenendo in Russia e Cina”. “Non a caso – ha proseguito – la quantita’ di vini italiani esportati e’ salita in due decenni dal 17 al 32 per cento ma – dato meno confortante per i produttori locali – sono anche aumentate le importazioni, passate incredibilmente dall’1 al 18 per cento. In Friuli Venezia Giulia si beve meno vino in assoluto ed una larga percentuale e’ comunque riservata ai vini esteri. D’altronde – ha detto Gregori – importare via mare una bottiglia di vino dall’Australia (da Melbourne a Trieste) costa appena 0,15 centesimi di euro, un’inezia che incide profondamente sul radicale mutamento delle abitudini dei consumatori italiani”.


“Facile intuire che la concorrenza extracomunitaria incombe – e’ l’avvertimento di Dimitri Zbogar, presidente della Coldiretti del Friuli-Venezia Giulia – e l’unica prospettiva di sopravvivenza per la piccola impresa e’ produrre e vinificare in autonomia ma commercializzare e promuovere in forma consociata“. “In questo contesto – ha evidenziato ancora il docente Gregori – si inserisce anche un rapporto tra produttore e venditore sempre piu’ vincolato alla grande distribuzione, in molti casi gestita da gruppi stranieri piu’ facilmente legati ai loro prodotti, che assorbe il 75 per cento del venduto sul mercato nazionale. Ecco perche’ – ha concluso – siamo di fronte alla terza modernizzazione della viticoltura. Dopo vigneto e cantina, adesso va creata una nuova cultura d’impresa improntata ad una commercializzazione innovativa”. Da parte sua Paola Grossi della Coldiretti nazionale ha invocato una “santa alleanza” tra gli anelli deboli della catena, produttori e consumatori.


( Fonte AGI )


 


Considerazioni


Una testimonianza diretta di quanto sia importante farsi conoscere ve la posso dare personalmente : fino a qualche anno fa ero un appassionato di vino, un cultore come tanti di voi,  ma nessuno sapeva chi ero. Poi tramite internet ho iniziato a scrivere, piu per diletto e per portare a conoscenza degli amici lettori quanto di buono mi capitava di degustare , ed in pochi anni arrivata una visibilit che mai e poi mai mi sarei immaginato, e che nemmeno ho cercato. Oggi sono chiamato, con mio grande piacere e soddisfazione in ogni parte d Italia, per partecipare a degustazioni e manifestazioni riservate al gotha del giornalismo e degli accademici italiani e stranieri. Chi lo avrebbe mai immaginato che un giorno mi sarei trovato fianco a fianco al Prof. Mario Fregoni, di cui avevo letto alcune pubblicazioni di viticoltura, a visitare dei vigneti in giro per l Italia, o trovarmi a degustare insieme a colleghi famosi da molto tempo e curatori di guide nazionali o partecipare a Concorsi Enologici nazionali ed internazionali .


Ecco tutto questo Internet, ed allora se un piccolo produttore bravo a produrre ottimi vini, ma poi non riesce a farli conoscere oltre le sue colline far molta fatica a svuotare la cantina, quindi un mio consiglio personale farsi conoscere con quel potentissimo strumento che ognuno ha a disposizione che si chiama : WEB.


 


Roberto Gatti