Di ritorno da Egna dove si è svolto il 6° Concorso Nazionale del Pinot Nero, di cui vi scriverò tra alcune settimane, ho fatto tappa nella giornata dell’apertura di giovedi’ al Vinitaly di Verona, la piu’ grande ed entusiasmante kermesse del vino, dell’olio d’oliva ed affini.
Una fiera che seguo da circa venti anni, sempre con grande entusiasmo ed interesse, con l’unico rammarico di non potere degustare i tanti vini a disposizione, ma il limite umano ci condiziona un po tutti. La manifestazione è bella in quanto oltre a degustare si può entrare a contatto diretto con chi il vino lo produce, lo fa nascere, riuscendo a cogliere i vari aspetti ed i problemi legati a questo splendido mondo, con tutti i lati positivi ed anche con tutte le problematiche che si porta appresso.
Ho notato una certa euforia tra gli addetti ai lavori, tra gli espositori, i visitatori, segno questo che c’è voglia di rinascita, di riprendere a volare come negli anni migliori, con la consapevolezza che gli anni delle ” vacche grasse ” non torneranno piu’, che la concorrenza straniera è quanto mai agguerrita, e come ripeto da tempo â occhio agli spagnoli â, ma pur consapevoli delle grandi potenzialità dei nostri magnifici territori e dei nostri vitigni autoctoni, con un qualcosa in piu’ che gli altri paesi emergenti non potranno mai avere. Il nostro vantaggio che ci posizionerà per moltissimi anni ancora in una situazione privilegiata è dovuto al fatto che, oltre ai territori ed ai nostri vitigni autoctoni, noi disponiamo di oltre 2000 anni di storia, tradizioni, monumenti e cultura che i paesi emergenti non potranno mai avere, senza parlare della tradizione gastronomica che è senza uguali, ovunque in ogni parte del mondo. Quindi mi sento di affermare che la nostra enogastronomia, dall’ Alto Adige alla Sicilia, è senza uguali e difficilmente superabile, molto imitata e scopiazzata ma si sa che l’originale è sempre migliore delle brutte copie.
Comunque tornando alla mia visita al Vinitaly, reduce da una giornata in Alto Adige in cui ho degustato , durante lo svolgimento del Concorso Enologico, 60 Pinot Neri, con assegnazione di una valutazione e quindi molto impegnativa e di responsabilità , mi sono limitato nelle degustazioni, approfittando delle mie visite per approfondire alcune problematiche con i vari produttori ed uno scambio di opinioni.
Ho iniziato la mia visita al padiglione del Lazio dove ho avuto modo di incontrare i titolari dell’Azienda Strade Vigne del Sole, il Cav. Antonio Cugini ed il figlio Alessandro, i quali mi aggiornavano sulla loro opera di riscoperta e salvataggio dei vitigni autoctoni laziali, che attualmente sono arrivati a circa 70. Di questa opera di conservazione e di riporto alla luce di questi antichi vitigni autoctoni laziali vi scriverò nel corso dell’anno, con descrizione anche dei vini che ne sono prodotti. Sicuramente da tenere in considerazione in modo particolare i vini bianchi quali il Kadrai, il Cannellino, la Malvasia Rossa che è un vitigno a bacca bianca molto aromatica, tutti vini dai profumi e dagli aromi piu’ unici che rari, in quanto questi vitigni non sono diffusi in altre aziende, ma si possono trovare solo in questa bella realtà laziale.
Il mio tour è proseguito con una visita alla Cantina Sant’ Andrea di Terracina, dove ho conosciuto il Sig. Pandolfo Gabriele ed il figlio Andrea, di cui ho già scritto ampiamente su questo sito e sugli altri con i quali collaboro, che anche al Vinitaly ha vinto alcune medaglie, dopo essere stata l’unica azienda ad avere vinto ben 4 medaglie al Concorso di Torgiano di qualche mese fa. Da segnalare in modo particolare i loro Moscati di Terracina nelle tre versioni : secca, dolce e passita, ma anche le belle espressioni dei loro vini rossi : Sogno e Preludio alla Notte.
Mi sono intrattenuto per una visita alla azienda calabra Librandi, tra le migliori e piu’ qualificate di tutta la Calabria, entrando in diretto contatto con il giovane sig. Librandi. Di questa cantina ho avuto modo qualche tempo fa di degustare i loro magnifici vini, in modo particolare i loro rosati, tipologia di vino fino a poco tempo fa poco apprezzata, in quanto i prodotti che si trovavano in commercio erano di qualità mediocre. Oggi non è piu’ cosi’ e devo dire di avere rivalutato e ” riscoperto ” questa tipologia specialmente nelle stagione calda o con certi cibi in cui l’abbinamento con un bianco è a sfavore del vino, con un rosso a sfavore del cibo, mentre con un rosato è l’ optimum. Pensiamo ad un buon fritto di pesce, dove ci possono essere pesci grassi quali sardine, alici, o primi piatti con ragu’ di carne, o carni alla pizzaiola, oppure anche pizze ben farcite ed allora ne scaturirà un matrimonio d’amore.
Ho degustato un Duca Felice 2001-gr. 13,50- che nonostante i suoi cinque anni è ancora in tonalità rubino ben vivo, fresco e fruttato, ben pimpante, ed infine uno dei vini di punta aziendale il Gravello 2003- 60% da uve gaglioppo e 40% cabernet-sauvignon, dove in bocca è molto morbido, vellutato con tannini fini e setosi, un vino che si avvicina tranquillamente ai 90/100.
Sono passato poi da una azienda della Sardegna, che a mio avviso è sicuramente tra le prime dell’ isola, tra le mie preferite in senso assoluto : Argiolas dove sono stato ricevuto dalla giovane e gentile titolare Valentina Argiolas la quale in anteprima mi ha sottoposto in assaggio un vino , ancora in affinamento, prodotto da uve di Carignano del Sulcis in purezza. Un vitigno autoctono anche questo salvato e riscoperto che a mio avviso promette molto, molto bene, e che nei prossimi anni ci donerà grandi soddisfazioni.
Il colore è entusiasmante, stupendo: rosso scuro, quasi violaceo, nerastro : profumi netti di frutta ben matura e di grande tipicità ed originalità , in bocca ha già tannini fini e morbidi, di buona struttura e bevibi