Home News COMMISSIONE AGRICOLTURA, UN VOTO NON FA PRIMAVERA

COMMISSIONE AGRICOLTURA, UN VOTO NON FA PRIMAVERA

COMMISSIONE AGRICOLTURA, UN VOTO NON FA PRIMAVERA

A questo punto è chiaro che esiste una discrepanza, e non certo da poco, nelle posizioni assunte tra due organi che, a livelli diversi, hanno più o meno le stesse funzioni. Stiamo parlando di due commissioni agricoltura: una è quella dell’Unione Europea e l’altra è quella italiana. La prima si è pronunciata, il giorno 27 febbraio, a favore della modifica del regolamento europeo sul biologico, che prevede l’introduzione di una soglia di tolleranza per gli ogm dello 0,9%, mentre la seconda, nel corso della settimana scorsa, ha decretato il proprio no assoluto nei confronti degli organismi transgenici in agricoltura biologica. Ora è evidente che, seppur queste posizioni, da un punto di vista teorico, hanno lo stesso valore, non lo hanno invece, su un piano strettamente formale. Ovvero il voto bipartisan della commissione italiana – un fatto estremamente raro in tempi di rigide contrapposizioni maggioritarie potrebbe non servire a nulla di fronte alla decisione del parlamento europeo di dare il proprio parere positivo nei confronti del nuovo regolamento. Sarà proprio a fine marzo infatti, che gli eurodeputati si troveranno a decidere su questa vicenda, un primo importante passo che ci darà modo di capire l’orientamento generale in seno alle istituzioni comunitarie. Orientamento che, a dir la verità, sembra già chiaramente indirizzato verso una placida accettazione della soglia di contaminazione accidentale dello 0,9%.

E va chiarito, naturalmente, che si tratta di soglia accidentale, perché a Bruxelles nessuno è impazzito completamente (per ora), al punto da pensare di introdurre gli ogm all’interno dell’unica catena produttiva che finora non ne prevedeva l’utilizzo, ovvero l’agricoltura biologica. Non è certo in discussione l’impiego di ogm quindi, il cui divieto è sancito anche nel nuovo regolamento europeo. Si tratta solamente di affermare una visione delle cose che, secondo i punti di vista, si potrebbe definire o più permissiva o meno rigida, e su cui scontrano due visioni differenti, quella europea – e quando diciamo europea intendiamo con l’appoggio della maggior parte dei paesi europei – e quella italiana, che, ahimé, bisogna ammetterlo, non riscuote particolari consensi ai vertici di Bruxelles.

Con questo non vogliamo certo dire che si tratta di una questione da poco, anzi, già nel corso dell’edizione di Bollettino Bio di due settimane fa, avevamo espresso la nostra preoccupazione per quello che consideriamo un segnale di resa, prima ancora che una concessione, nei confronti dell’industria biotech. Siamo preoccupati per questo, come per un’eventuale e possibile dilagare della contaminazione, resa incontrollabile – e su questo punto bisogna essere estremamente lucida – dall’inutilità del cosiddetto principio di coesistenza, un principio che contraddice sé stesso in termini, se coesistenza significa lenta e inesorabile contaminazione questi signori infatti, ci dovranno spiegare, in un secondo momento, come intendono controllare la contaminazione stessa. E l’ultima nostra preoccupazione va nei confronti di chi, nel corso degli anni, ha investito le proprie risorse nella valorizzazione della propria produzione, e che ora potrebbe trovarsi svantaggiato da regole così tolleranti.

Intendiamo inoltre fare chiarezza su un punto. In questi giorni sono usciti numerosi comunicati da parte delle associazioni che hanno accolto, giustamente, con favore la notizia del voto della Commissione. Ma non vorremmo che le nota di speranza che trapelava da ogni singolo comunicato illudesse qualcuno. Vogliamo essere onesti, l’Italia è isolata a livello europeo sulla questione degli ogm, e difficilmente potrà far valere le proprie posizioni, a meno che qualcosa non muti improvvisamente nello scenario internazionale. Questa considerazione naturalmente ci intristisce e neanche l’idea di avere una barriera naturale come le Alpi a difesa delle nostre coltivazioni ci fa stare più tranquilli. E mentre siamo qui che parliamo di soglie di tolleranza e ci chiediamo perché se cresce in Europa il timore degli ogm e parallelamente la considerazione nei confronti dei prodotti che garantiscono da tali pericoli, quatte quatte le multinazionali del biotech si fanno largo nel Vecchio Continente. Lo dimostra il fatto che l’esperienza del riso ogm LL601 non autorizzato della Bayer, finito l’estate scorsa nei piatti di mezzo mondo, non sia servita a nulla, visto che altro riso e altri alimenti contaminati continuano a finire nei nostri piatti o almeno rischiano ogni giorno di arrivarci – l’ennesimo caso di contaminazione si è verificato meno di due settimane fa negli Usa, con il riso della Basf Ag Clearfield CL131. Ma non è tutto, le multinazionali dell’agrochimica hanno trovato un varco d’ingresso che passa per un canale estremamente fruttuoso: quello farmaceutico. E si tratta di intrusioni senza scrupoli, pronte a calpestare qualunque diritto umano, anche quello di bambini innocenti, su cui la statunitense Ventria Bioscence non ha esitato a testare il proprio farmaco contenente riso ogm.

In conclusione, non vogliamo essere catastrofisti, ma è chiaro che, allo stato attuale, la nostra salute è in pericolo, e lo è sotto diversi punti di vista. C’è un tentativo infatti, e neanche tanto velato, di imbucare ogm ovunque vi sia posto, e che si tratti di alimentazione o di farmaceutica, il destinatario dell’attacco è chiaro e lo è ancora di più se qualcuno di voi crede nella medicina orientale e nel fatto che il primo canale attraverso il quale ci si deve curare è proprio il cibo. Gli stessi autori di questo attacco sono coloro ai quali stiamo concedendo un lasciapassare diretto per subentrare nelle nostre diete e nelle nostre vite. Degli spazi che ogni giorno si fanno sempre più estesi e che ci pongono di fronte a un quesito estremamente inquietante: quanto tempo passerà prima che dallo 0,9% si passi a percentuali di fronte alle quali non si sarà più possibile fare marcia indietro?

Ci auguriamo che la risposta non passi proprio per il voto prossimo venturo del parlamento europeo.


( Fonte Greenplanet )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.