Sono quarantacinque le varietà di uve da tavola censite finora in Sicilia, molte delle quali autoctone e coltivate fin dallâantichità . A rilevare questo ricco patrimonio di biodiversità , che rischia di sparire sotto la minaccia di virus, cambiamenti climatici e logiche di mercato, è stato un team di ricercatori nellâambito del progetto âRisorse Genetiche Vegetali – Siciliaâ?.
Lâiniziativa prevede il recupero di questi esemplari grazie al lavoro di squadra della sezione di Palermo dellâIstituto di genetica vegetale (Igv) del Cnr, dellâIstituto di patologia vegetale (Cra) e delle università di Palermo e Catania, finanziato per un importo di 890.000 euro dallâAssessorato per lâAgricoltura e Foreste della Regione.
Nellâ âArcaâ che salverà le vecchie varietà di viti,âsalirannoâ anche quaranta specie arboree e da frutto. Nei laboratori dei ricercatori infatti sono sbarcati il corbezzolo, il nespolo dâinverno, il sorbo, lâazzeruolo, i gelsi e alcuni tipi di agrumi. Frutta che fino al dopoguerra arrivava sui banchi dei mercati, mentre oggi rappresenta una rarità . Facilmente deperibile, non ha retto il âconfrontoâ con la grande distribuzione che prevede consumi a più lungo termine. La natura poi fa la sua parte e a farne le spese sono soprattutto le uve.
âNel corso dei secoli i vitigni autoctoni si sono ammalatiâ? spiega Francesco Carimi dellâIgv-Cnr, âcontagiati da una serie di virus. Per esempio, nelle Isole Eolie, in questo momento non è possibile trovare una pianta che non sia affetta da virosi; alcune di queste malattie non sono ammesse dalle leggi che regolano la moltiplicazione del materiale vegetale. Il nostro lavoro di ricerca consiste nel mettere a punto un protocollo per conservare le piante in vitro, riducendo i costi di mantenimento e preservandole da future infezioni. Partiamo con il recupero delle risorse genetiche vegetali della regione. Individuati i genotipi con un test del Dna, dopo unâanalisi sanitaria, le piante sane vengono collocate in campi collezione e conservate in vitro, mentre quelle malate vengono curate con tecniche di laboratorio, clonandole attraverso la produzione di embrioni risanatiâ?.
In pratica si procede su due livelli: conservare il germoplasma in laboratorio, affinché la pianta non si contamini, e produrre piante sane da mettere a disposizione dei vivaisti. Se la viticoltura rappresenta un importante volano dellâeconomia siciliana, è difficile pensare al futuro di alcune specie, come il corbezzolo o lâazzeruolo.
âSono varietà da conservare al di là del loro interesse commerciale: in futuro si potrebbe scoprire che posseggono delle caratteristiche nutrizionali particolari, inoltre questi genotipi potrebbero avere caratteri di resistenza e risultare preziosi per lâottenimento di nuove varietà rispondenti alle esigenze dei consumatoriâ?.
Sandra Fiore
Fonte: Francesco Carimi, sezione di Palermo dellâIstituto di genetica vegetale del Cnr, tel. 091/6574578, e-mail: [email protected]