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Gerard Colin, il pioniere del vino di prestigio in Cina

Addio all’enologo francese che ha inventato Château China

 GERARD COLIN

( l’enologo francese Gerard Colin )

«Abbiamo dei problemi con le barbatelle, domani vado a sollecitare lo sdoganamento», Gerard Colin, uno dei più famosi enologi di Saint-Émilion, il cuore del Bordeaux, parla via Skype con il Baron Eric de Rotschild, ultima generazione della dinastia dei Rotschild, grandi banchieri ma anche grandi produttori di vino, lo Château Lafite-Rotschild. Siamo nell’estate del 2010: Eric Rotschild è a Pauillac, Colin è vicino Penglai, in Cina, nel cuore dello Shandong, la più antica e ampia regione dove si produce vino in Cina. Davanti al pc, nello shikumen, tipica casa del Dragone, in uno sperduto villaggio rurale con stradine in terra, tetti rotti, e ancora i segni della distruzione della rivoluzione culturale attorno, il cavo a fibra ottica lega Colin, General Manager, all’azionista di Bdr, Baron de Rotschild, nella nuova impresa: la realizzazione di uno Château Lafite-Rotschild in Cina. Una follia, commentavano senz’altro i puristi del gusto. Un affare gigantesco, ribattevano gli esperti del settore. Una grande sfida, incalzavano gli autori dell’iniziativa. Le richieste di Lafite-Rotschilde in Cina sono di gran lunga superiori all’offerta, le bottiglie delle annate eccezionali vanno a ruba, e ai cinesi questo nome evoca un mondo di sensazioni e status symbol che non ha eguali. Ma quello che è peggio sono i falsi: si stima che il 70% dei Lafite venduti in Cina siano contraffazioni.Come le borsette Louis Vuitton e Dior. Nel momento peggiore della crisi mondiale, quando anche in Cina le imprese chiudevano i battenti e la congiuntura internazionale negativa faceva sentire il suo peso anche Lafite-Rotschild ha fatto registrare una frenata. E i prezzi nel corso del 2011 sono scesi del 45% dai picchi storici, secondo il Liv-ex index. Ma parliamo di quotazioni al top, e di contrazioni di un mercato che comunque galoppa. Così la maison ha deciso di accontentare il mercato locale e respingere i falsi con un prodotto fatto a Penglai, nella penisola dello Shandong, scelta dopo lunghi studi per il suolo e il clima, simile a quello di Bordeaux.

 

Gerard Colin non c’è più. E’ venuto a mancare l’8 febbraio, durante una degustazione a Angers, nella Loira. “Per un enologo è una bella morte”, scrive il quotidiano francese Le Monde, che lo ricorda con un lungo articolo, lui, pioniere del vino di prestigio in Cina. Come lo ricordano Decanter e tutte le più importanti riviste di settore. Ha inventato Château China. Ha insegnato a leve di giovani cinesi cosa è il vino, come si degusta, come si produce.

 

 

Nello Shandong, dove si trovano le principali cantine cinesi e anche altri stranieri sono andati a creare i loro stabilimenti, Gerard è arrivato dopo aver creato e lanciato etichette prestigiose in un’altra regione, lo Shanxi.

 

Nel 2005 avviene l’incontro nello Shanxi, dove aveva portato alla sua massima espressione Grace Vineyard, uno dei primi Chateau cinesi, oggi uno dei brand chiave dell’enologia cinese. Grace Vineyard ha conquistato nel tempo i palati più esigenti. Grace Vineyard, di proprietà del tycoon indocinese C.K. Chan, che ha investito 10 milioni di dollari per costruire il suo regno enologico: 350 piccole botti francesi della Tonnellerie Demptos, fiore all’ occhiello del suo château creato dal nulla sull’ altopiano di Taiugu, nel cuore dello Shanxi, a nordovest del Fiume Giallo. Una regione tra le più ricche per siti storici. Tra peschi, meli e grano ora ci sono anche i vigneti: «Voglio provare al mondo che non produciamo solo prodotti a prezzi economici, ma anche grandi vini», amava ripetere Chan. E ci è riuscito: il Tasya Merlot Riserva 2001 di Grace è stato definito il miglior vino cinese da Jansin Robinson, la critica del Financial Times che decreta vita e morte dei brand di tutto il mondo. L’enologo di Grace è ora un australiano. Ma le sue etichette, vendute già in alcuni paesi europei, continuano ad avere successo. “Non sapevo nulla della Cina, ma una volta in pensione sono stato contattato su Internet e sono partito per questa nuova entusiasmante avventura”, mi raccontò. Un’avventura iniziata nel 1997.

 

Dallo Shanxi allo Shandong. Ecco cosa raccontava allora: «Abbiamo sviluppato 30 ettari di terreno, rimosso 40.000 tonnellate di pietre a costruito più di 9 mila chilometri di muretti in pietra attorno ai vigneti e la tenuta consiste di 30 vigneti e più di 200 terrazze», racconta Colin che dopo la pensione si è trasferito in Cina dove ha aiutato alcuni famosi tycoon ad aprire i loro Château. Parla mentre effettua la prova di qualità tra i filari di un altro vigneto, quello della Citic, il grande produttore cinese che è socio di Bdr nell’iniziativa Lafite Cina. Lega un fiocco di raso ogni tanti metri per segnare una pianta, su quelle scelte si raccolgono gli acini da diversi grappoli e diverse angolature: davanti, dietro, sopra, sotto, per verificare la maturazione alle diverse esposizioni. E poi, via, in laboratorio, a scrutare, spremere, masticare e schiacciare acini interi, bucce e persino i vinaccioli. Le assistenti, tutte donne, cinesi eseguono alla lettera, scrivono i risultati.

In seguito si deciderà se e come intervenire. Sbanca, spiana, scava, pianta: i lavori di Lafite-China procedono in fretta, secondo le direttrici francesi ma a ritmi cinesi. Dodici ettari sono già stati piantati a Cabernet Sauvignon, ma ci sono anche filari di Syrah, Cabernet Franc, Merlot e Marselen. I vitigni base dei più famosi blend francesi.

 

Negli ultimi anni Gerard Colin aveva raggiunto il board della Puchang vineyard, nello Xinjiang, Turpan Valley, lungo la via della seta. Aveva avviato amche una sua impresa, enologica e turistica. Come uno dei suoi migliori vini, con il tempo migliorava.

 

 

( Fonte Repubblica )