A Lido di Jesolo vendite a gonfie vele. Il titolare: “Gli italiani comprano e per me è un affare, solo i tedeschi si lamentano”
Tre scaffali alti tre metri, decine di bottiglie con effigi naziste e fasciste e le fotografie di Hitler: primo piano, mezzo busto con elmetto o basco, figura intera e braccio destro teso. Sulle etichette, le scritte “Sieg heil”, “Mein Kampf”, “Führer”, “Ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer” (“un popolo, un Reich, un Führer”), “Deutschland erwache!” (“Germania svegliati!”), “Blut und Ehre” (“Sangue e onore”), slogan della gioventù hitleriana.
E poi le tazze: anche queste con l’immagine del Führer e il simbolo della Croce di Ferro nazista: 5,90 euro a pezzo. Cinque euro in meno delle bottiglie, che vengono 10,50. Dice con una calma disarmante il titolare Stefano Nopetti: “È solo business. Non capisco chi si indigna e sono contro i falsi moralismi. Io voto M5S, non sono né fascista né nazista. Ma se la gente le compra – e di queste bottiglie ne comprano tante – io continuo a venderle”.
Benvenuti al supermercato Top Market, Lido di Jesolo. Generi alimentari di ogni tipo e, a riempire interi scaffali, la specialità del posto: il vino di Hitler. E ovviamente quello dell’alleato Mussolini (etichette: “Il camerata” e “Credere, obbedire, combattere”). Chiamatela come volete, banalità del male, commercio o marketing senza freni, o semplicemente pessimo gusto. Sta di fatto che entrare in questo supermercato comporta, in ogni caso, l’impossibilità di far finta di niente. “Ormai è merce che vendono tutti”, argomenta Nopetti. “Sia qui in Veneto che in Romagna. Fate un giro a Rimini e Riccione. Io le bottiglie le vendo da trent’anni, nessuno mi ha mai vietato di farlo. Cosa è cambiato? Che adesso ne vendo molte di più: 1500 a stagione”.
Calcolando i tre mesi canonici – giugno luglio e agosto – significa che ogni mese 500 bottiglie con l’effigie di Adolf Hitler finiscono nelle buste della spesa. “Gli unici che si lamentano sono i tedeschi, eppure Hitler l’hanno messo su loro”, è il ragionamento imbarazzante dell’imprenditore jesolano. Gli chiediamo se per lui, nel commercio, non esista un’etica, o comunque il rispetto delle sensibilità. “Io lo so che il nazismo è stato il male, lo dico anche a mia figlia. Ma per me questo è un business”. Appunto, ancora peggio, o no? “Se non le vendessi io le venderebbe qualcun altro”. Un vecchio adagio. “È che In Italia si fa ancora la caccia alle streghe. Dove è finito il disegno di legge Fiano?”. Hanno sciolto prima le Camere, ma poi che c’entra, scusi?. “Guardi, qui comprano turisti di ogni provenienza: italiani, inglesi, francesi, austriaci. Se le aziende che imbottigliano vendono 150mila bottiglie l’anno vuol dire che c’è un bel mercato”.
Già. Illegale all’estero, il business dei vini di Hitler e Mussolini (detti anche “vini della storia”) in Italia muove quasi 400mila euro l’anno (esportazioni comprese). Le aziende che si spartiscono l’affare sono tre. In origine fu la Lunardelli di Colloredo di Pasian di Prato (Udine). Due ex rappresentanti dell’azienda si sono messi in proprio e oggi sono competitor della “casa madre”. Conclude il titolare del supermercato di Jesolo: “Apologia di fascismo? Che me lo dica un giudice. Per ora fa testo l’ordinanza di un gip di Bolzano, che l’ha esclusa. Quando mi vieteranno di vendere queste bottiglie, mi adeguerò”.
Ma intanto il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, di Liberi e Uguali, rivolge un’interrogazione al governo, perché a suo parere, “non ci troviamo di fronte ad un episodio derubricabile a semplice pessimo gusto o commercio senza freni e senza neanche un’etica, piuttosto siamo di fronte ad un episodio di apologia del fascismo e del nazismo che non può essere giustificata e tollerata in nessun modo in Italia, la cui Costituzione ne fa un Paese dichiaratamente antifascista e le cui leggi vietano e puniscono l’apologia del fascismo”. Fratoianni vuol sapere se il governo intenda promuovere, attraverso specifici atti normativi, “il divieto di apologia e propaganda dei regimi totalitari fatta tramite i simboli del fascismo e del nazismo, sanzionando penalmente sia chi produce che chi vende materiale che richiama quei regimi totalitari attraverso simboli o effigi propri di quelle dittature”.
( Fonte La Repubblica )