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La ballata del vino buono

 

Non ce ne abbiano gli spettatori di città se li distinguiamo da quelli dei piccoli centri. Ma Un´ottima annata, suadente ballata di un Ridley Scott in grande scioltezza da non perdere assolutamente, è un regalo proprio per loro. Perché se il cinema apre una finestra sul mondo e produce sogni, uno dei più ricorrenti nelle notti di tanti professionisti infiocchettati nei loro appartamenti infarciti di oggetti Bang & Olufsen, in quartieri ben tenuti di città mediamente congestionate, è quello di fuggire in un (comodo) casolare di campagna e staccare la spina. Sono magari proprio quelli che si sono sentiti dire dal capo: «Avvertimi quando la tua vita privata va in pezzi. Vuol dire che ti meriti una promozione» (Il diavolo veste Prada). E che affettivamente coriacei, cinici, single e disincantati hanno sprecato anni a inseguire la soddisfazione economica visto che non conoscono altri risvolti della questione esistenziale. Magari non faranno mai il passo definitivo abbandonando la posizione raggiunta ma ameranno pensare che, se lo desiderano, è “prevista un´opzione”. Il coraggio di una scelta clamorosa lo aveva già dimostrato la Diane Keaton yuppie in carriera di Baby boom (1987), che lascia la città per rincorrere maternità, amore e successo in campagna. Resta il fatto però che per la maggioranza di noi una casa coloniale con un vitigno di qualche ettaro per produrre buon vino rimane un bel sogno. Se il massimo che possiamo permetterci è un casetta a schiera in un posto con il verde “a metro quadrato”, tanto vale


 



Invece il ricco e sprezzante broker londinese Max Skinner/Russell Crowe lascia il covo di speculatori finanziari (che chiama mezze seghe), nel quale brillava per spregiudicatezza, e si ritira nello chateau in Provenza che lo zio (Albert Finney), viveur e ribelle, gli ha lasciato morendo. Tentato all´inizio di venderlo come un qualsiasi Fabrizio Bentivoglio che vuole disfarsi del La Terra, desiste (prevedibilmente) fino a fare il grande passo. Sarà un altro dei pendolari famosi che vivono 6 mesi nel sud della Francia e 6 mesi in giro a fare affari. Oppure film, come lo stesso Ridley Scott, che ha chateau e 11 ettari di vigneti proprio dalle parti in cui ha girato. E che ha deciso di portare sullo schermo il romanzo omonimo di un antesignano del “club” (dei fortunati), un certo Peter Mayle, ex pubblicitario inglese convertito alla scrittura. A parte questo, Un´ottima annata si segue facendo il tifo per Max, sperando che finalmente ceda ai piaceri della vita e lo faccia per noi. Abbandonare una Londra grigia e piovosa non è difficile, specie per quelle stanze francesi vintage come da rivista di arredamento, assolate e spazzate dal Mistral. Li dentro aleggiano gesta e parole di uno zio che insegnò al piccolo Max il gusto per la libertà, soprattutto mentale e l´amore per i buoni rossi. E poi adesso c´è Fanny (Marion Cotillard), che ha un bistrot in paese ed è una visione notevole e bacia alla francese.


 



Da manuale la scena del temporale che coglie di sorpresa Max e Fanny davanti allo schermo all´aperto dove si stava proiettando un montaggio di vecchie commedie sentimentali, slapstick e chincaglieria hollywoodiana. A proposito: archiviati i classici greci che decantavano le meraviglie del vino, per Bacco, i cineasti europei sembrano dare per scontato questo prezioso strumento degli dei. Così ci facciamo raccontare dagli americani le meraviglie del Pinot nero (Sideways). O dobbiamo ripescare nel repertorio di malinconici cantautori già andati come il Piero Ciampi del mesto dopo sbornia: «Ma come è bello il vino, rosso, rosso rosso, bianco è il mattino, sono dentro a un fosso. E in mezzo all´acqua sporca, mi guardo queste stelle, questa vita è corta».
pasquale.colizzi@fastwebnet. it


( Fonte Unità )