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La rivoluzione energetica di Lula

 

Leader mondiale nelle energie rinnovabili: questo il risultato raggiunto negli ultimi mesi dal Brasile, tanto da spingere il presidente Incio Lula a parlare di una vera e propria rivoluzione energetica per il gigante dellAmerica latina. A sostenere le dichiarazioni entusiastiche di Lula addirittura il presidente dellEnergy research enterprise (Epe), Mauricio Tolmasquim, secondo il quale il Brasile viaggia a una velocit doppia rispetto al resto del mondo. Le cifre parlano chiaro: le energie rinnovabili brasiliane riescono a soddisfare il 44 per cento della domanda di energia rispetto a una media del 13,3 degli altri paesi Ocse. Considerato una soluzione alle problematiche legate allinquinamento e al cambiamento del clima, lutilizzo delle energie rinnovabili e delle tecnologie a loro applicate aumentato negli ultimi quattro anni del 60 per cento, con un incremento delle energie verdi che si diffuso in poco tempo principalmente in alcuni stati brasiliani, come testimoniato dal Global status report del 2005, una ricerca condotta dal World watch istitute di Washington che ha analizzato le politiche per le energie rinnovabili per il 21 secolo.


Nello stato del Minas Gerais, e in particolare nella sua capitale Belo Horizonte, sono stati installati impianti solari per il riscaldamento idrico delle piscine e delle docce dellUniversit cattolica, mentre a San Paolo entrato in vigore lobbligo di costruire impianti solari per il riscaldamento dellacqua in edifici nuovi o in via di ristrutturazione. E stata lorganizzazione non governativa Vitae Civilis, dopo aver visto il successo raccolto a Barcellona nel 2000, a proporre questo progetto di legge approvato in tempi brevi dal dipartimento per lAmbiente di San Paolo. Nella citt spagnola in soli tre anni il numero degli impianti solari per il riscaldamento dellacqua si decuplicato e in un paese come il Brasile, dove il riscaldamento solare dellacqua basato sullenergia idroelettrica generata dai numerosi fiumi presenti nel paese, i risultati potrebbero essere lusinghieri.
Secondo il Dasol (il dipartimento brasiliano dedicato al riscaldamento solare dellacqua) il Brasile e gli altri paesi dei Caraibi e del Sudamerica presentano una situazione ideale per lo sfruttamento dellenergia solare, tanto da proporre al governo di redigere un programma nazionale in cui si promuovano incentivi e vantaggi per lutilizzo delle energie rinnovabili e in particolare degli impianti solari: a Belo Horizonte, fanno notare da Soletrol (societ brasiliana che costruisce impianti solari per il riscaldamento dellacqua), in mille edifici si utilizza acqua riscaldata da impianti solari tanto che la capitale del Minas Gerais si trasformata in citt capofila dellenergia termosolare.


Sempre i dati del Global status report segnalano che gli investimenti totali in energie rinnovabili hanno toccato i 30 miliardi dollari nel 2004, un record per il quale hanno fatto la loro parte soprattutto i paesi in via di sviluppo. Si pensi per esempio allintroduzione nella legislazione di oltre venti stati del mondo di norme che impongono una quota di biocarburanti nella benzina, in cui si ancora una volta distinto il Brasile, che di recente ha deciso di puntare sul metanolo come fonte energetica verde alternativa al petrolio.
In realt la leadership del Brasile non deve sorprendere: gi durante la crisi petrolifera del 1975 il governo aveva varato il programma Proalcol per distaccarsi dalla dipendenza dal petrolio e ancora oggi riuscito a mantenere la sua autosufficienza. Fin da allora lo scopo del Brasile era quello di raggiungere una progressiva crescita economica (il cui tasso tra il 2004 e il 2005 ha raggiunto il 2,5 per cento) senza sacrificare lambiente, e si pu dire che questo risultato stato centrato.
Il Brasile lunico grande paese non appartenente allOpec in cui soltanto il 38,6 per cento dellenergia proviene dal petrolio e, secondo i dati forniti dalla Camera di commercio italiana a San Paolo, nel 2010 il Paese sar tra i maggiori esportatori del bioetanolo, ricavato dalla canna da zucchero. A questo proposito lo stato del Maranho ha addirittura concesso la precedenza assoluta alla produzione di alcol anche a danno delle altre colture tradizionali, decisione che ha scatenato le ire degli ambientalisti, secondo i quali la produzione di alcol costringerebbe ad adibire sterminate distese di territorio alla produzione della canna da zucchero, sacrificando cos la biodiversit delle colture.
In ogni caso lesportazione del bioetanolo sembra essere diventato per il Brasile sia un grande affare economico, sia un aiuto significativo per raggiungere gli obiettivi del protocollo di Kioto. Pochi mesi fa entrato in funzione, a Santos (stato di San Paolo), un terminal dedicato esclusivamente allesportazione di metanolo, e questo ha spinto le case automobilistiche a produrre modelli bi-fuel soltanto per il mercato brasiliano. Inoltre, per rispettare il protocollo di Kioto, sembra che nel 2020 i paesi dellUnione europea debbano raggiungere un livello di utilizzo del biocarburante del 20 per cento, obiettivo che il Brasile ha gi ampiamente raggiunto considerando che il primo paese al mondo produttore di etanolo nella misura del 50 per cento, tanto che l80 per cento del carburante delle auto costituito dallo stesso etanolo proveniente dalla canna da zucchero.


 


( Fonte Enertop )