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Lo Spumante Italiano, Best Seller Mondiale

 


 


 


Lo Spumante Italiano, Best Seller Mondiale –


Molti si sono gi fatta un’idea sul vino italiano che spumeggia, lo spumante italiano: la Gran Bretagna, il principale importatore, con 83 milioni di bottilgie, la Germania, ordina 44 milioni di bottiglie seguita dagli Stati Uniti con 33 milioni; perfino la remota Nuova Zelanda ha sborsato milioni di euro per mettere a tavola lo spumante e l’Islanda ne ha chiesto 2000 casse.


 


Uno degli aspetti pi rimarchevoli dello spumante di essere uscito dalle sue tradizionali zone di produzione, nel nord del paese: un centinaio di spumanti vengono oggi dall’italia centrale e meridionale, oltre che dalla Sicilia e dalla Sardegna.


 


In tutto le circa 1500 ditte vinicole italiane produttrici di spumante hanno sfornato milioni e milioni di bottiglie con un fatturato annuo di miliardi, considerando che gli stranieri sono pi amanti dei dolci moscati del Piemonte, mentre il consumo interno pi orientato sui secchi Pinot e Chardonnay: non c’ male per un’industria fondata sulle bollicine.


 


I pi seri produttori di spumante si attengono a regole severe che riguardano la resa massima per ettaro di vigneto, le variet d’uva permesse e la loro fase di maturazione, le tecniche di potatura, i prescritti limiti riguardanti il trattamento antiparassitario e la concimazione.


In una ditta vinicola dopo l’altra, dal montuoso Trentino al collinoso Oltrep a sud di Milano, e ancora a ponente fino a Canelli in quel di Asti fervono i grandi preparativi per creare lo spumante.


Innanzitutto, si approntano e puliscono i macchinari per la vinificazione.


All’inizio dell’autunno, quando l’uva giudicata matura, i vendemmiatori si sparpagliano nei vigneti per riempire le loro ceste, poi vuotate in giganteschi presse orizzontali.


Il mosto viene quindi filtrato per eliminare ogni residuo solido.


E’ a questo punto che enologi in camice bianco iniziano la loro meticolosa opera.


Se il vino si riveler di gradazione particolarmente bassa, verr rinforzato con le riserve di vino base degli anni scorsi, nelle occasioni eccezionali in cui il vino venga considerato gi di per s eccellente, non verr tagliato con altri vini.


Questi rari purosangue di vini vengono chiamati Spumanti millesimali.


Dopo circa sette mesi, in primavera, comincia il processo che distinguer lo spumante da ogni altro vino: una seconda fermentazione.


 


Quando questa avviene in un grande tino di acciaio chiuso, si chiama metodo Charmat.


Circa il 90% dello spumante viene prodotto con questo sistema ed imbottigliato pi tardi sotto pressione.


Il rimanente 10% viene fatto fermentare in bottiglia, secondo una laboriosa pratica manuale ( seguendo l’esempio del suo cugino francese lo champagne ) che si chiama metodo classico ( champenoise ).


La seconda fermentazione non avviene da sola; dobbiamo aiutarla per tutto il tempo.


Cos al vino base si aggiungono lieviti speciali per produrre l’acido carbonico che conferisce al prodotto la tipica effervescenza, che per legge deve arrivare almeno a tre atmosfere.


I produttori che adottano il metodo classico devono seguire una lunga procedura, perch la mistura di vino, zucchero e lieviti deve essere aggiunta in ogni bottiglia singolarmente.


Dopo questo trattamento, le bottiglie vengono poi lasciate a riposare per almeno nove mesi al buio, nel freddo delle cantine dove avviene una rifermentazione.


 


legno inclinate a leggio, pupitres come vengono chiamate in Francia.


Ogni spumante deve essere bevuto alla temperatura richiesta sull’etichetta, normalmente dai sei agli otto gradi, non bisogna mai servirlo con cubetti di ghiaccio, e mai cercare di eliminare le bollicine con un asticella da cocktail.


Il tappo deve essere fatto uscire dolcemente per gradi non con l’apertura esplosiva.


Il Flute, un bicchiere a calice stretto, indicato per i grandi secchi, mentre le antiche coppe basse sono indicate solo per gli spumanti dolci e fruttati.


A proposito, anche a Parigi, accanto allo champagne figurer d’ora in poi sul sacro men del nightclub Lid, una delle istituzioni della capitale francese, uno spumante italiano, l’unico vino frizzante straniero a cui sia stato concesso questo onore.


Anche Parigi, come il resto del mondo, ha scoperto che non tutto ci che spumeggia francese.


 


Quando lo zucchero interamente consumato ed i lieviti sono ridotti ad uno spento sedimento di residui squamosi


 


Molti si sono gi fatta un’idea sul vino italiano che spumeggia, lo spumante italiano: la Gran Bretagna, il principale importatore, con 83 milioni di bottilgie, la Germania, ordina 44 milioni di bottiglie seguita dagli Stati Uniti con 33 milioni; perfino la remota Nuova Zelanda ha sborsato milioni di euro per mettere a tavola lo spumante e l’Islanda ne ha chiesto 2000 casse.


 


Uno degli aspetti pi rimarchevoli dello spumante di essere uscito dalle sue tradizionali zone di produzione, nel nord del paese: un centinaio di spumanti vengono oggi dall’italia centrale e meridionale, oltre che dalla Sicilia e dalla Sardegna.


 


In tutto le circa 1500 ditte vinicole italiane produttrici di spumante hanno sfornato milioni e milioni di bottiglie con un fatturato annuo di miliardi, considerando che gli stranieri sono pi amanti dei dolci moscati del Piemonte, mentre il consumo interno pi orientato sui secchi Pinot e Chardonnay: non c’ male per un’industria fondata sulle bollicine.


 


I pi seri produttori di spumante si attengono a regole severe che riguardano la resa massima per ettaro di vigneto, le variet d’uva permesse e la loro fase di maturazione, le tecniche di potatura, i prescritti limiti riguardanti il trattamento antiparassitario e la concimazione.


In una ditta vinicola dopo l’altra, dal montuoso Trentino al collinoso Oltrep a sud di Milano, e ancora a ponente fino a Canelli in quel di Asti fervono i grandi preparativi per creare lo spumante.


Innanzitutto, si approntano e puliscono i macchinari per la vinificazione.


All’inizio dell’autunno, quando l’uva giudicata matura, i vendemmiatori si sparpagliano nei vigneti per riempire le loro ceste, poi vuotate in giganteschi presse orizzontali.


Il mosto viene quindi filtrato per eliminare ogni residuo solido.


E’ a questo punto che enologi in camice bianco iniziano la loro meticolosa opera.


Se il vino si riveler di gradazione particolarmente bassa, verr rinforzato con le riserve di vino base degli anni scorsi, nelle occasioni eccezionali in cui il vino venga considerato gi di per s eccellente, non verr tagliato con altri vini.


Questi rari purosangue di vini vengono chiamati Spumanti millesimali.


Dopo circa sette mesi, in primavera, comincia il processo che distinguer lo spumante da ogni altro vino: una seconda fermentazione.


Quando questa avviene in un grande tino di acciaio chiuso, si chiama metodo Charmat.


Circa il 90% dello spumante viene prodotto con questo sistema ed imbottigliato pi tardi sotto pressione.


Il rimanente 10% viene fatto fermentare in bottiglia, secondo una laboriosa pratica manuale ( seguendo l’esempio del suo cugino francese lo champagne ) che si chiama metodo classico ( champenoise ).


La seconda fermentazione non avviene da sola; dobbiamo aiutarla per tutto il tempo.


Cos al vino base si aggiungono lieviti speciali per produrre l’acido carbonico che conferisce al prodotto la tipica effervescenza, che per legge deve arrivare almeno a tre atmosfere.


I produttori che adottano il metodo classico devono seguire una lunga procedura, perch la mistura di vino, zucchero e lieviti deve essere aggiunta in ogni bottiglia singolarmente.


Dopo questo trattamento, le bottiglie vengono poi lasciate a riposare per almeno nove mesi al buio, nel freddo delle cantine dove avviene una rifermentazione.


Quando lo zucchero interamente consumato ed i lieviti sono ridotti ad uno spento sedimento di residui squamosi, le bottiglie vengono trasferite sulle tradizionali rastrelliere di legno inclinate a leggio, pupitres come vengono chiamate in Francia.


Ogni spumante deve essere bevuto alla temperatura richiesta sull’etichetta, normalmente dai sei agli otto gradi, non bisogna mai servirlo con cubetti di ghiaccio, e mai cercare di eliminare le bollicine con un asticella da cocktail.


Il tappo deve essere fatto uscire dolcemente per gradi non con l’apertura esplosiva.


Il Flute, un bicchiere a calice stretto, indicato per i grandi secchi, mentre le antiche coppe basse sono indicate solo per gli spumanti dolci e fruttati.


A proposito, anche a Parigi, accanto allo champagne figurer d’ora in poi sul sacro men del nightclub Lid, una delle istituzioni della capitale francese, uno spumante italiano, l’unico vino frizzante straniero a cui sia stato concesso questo onore.


Anche Parigi, come il resto del mondo, ha scoperto che non tutto ci che spumeggia francese.


 


( Fonte  paid2write )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.