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MARCHE: IL CORAGGIO DI UNA SCELTA STRATEGICA

 

Le organizzazioni maggiormente rappresentative dell’agricoltura biologica marchigiana (Amab, Terra Sana Marche, Aiab) hanno deciso di manifestare pubblicamente ad Ancona, contro la cattiva gestione del vecchio piano di sviluppo e la non condivisibile impostazione del nuovo, da parte della Regione Marche.


 


 


 


È stata una decisione sofferta, me inevitabile: l’amministrazione regionale, nel corso degli ultimi 5 anni, ha purtroppo dato l’impressione di non comprendere più l’importanza dell’agricoltura biologica, nonostante la Regione Marche sia stata una delle prime in Italia a varare, dieci anni fa, una legge regionale per il settore.


Nonostante la crescita della nostra agricoltura sia stata costante, anche quando a livello nazionale si è registrato, nel 2004, un calo di adesioni: oggi le aziende biologiche hanno superato le 3.200 imprese (erano 1.800 nel 2003) e la superficie investita ha superato il 10% della Sau regionale. È dunque un settore forte, in crescita costante, nonostante appunto, siamo costretti a dire, una gestione farraginosa, iper-burocratizzata, contraddittoria, del vecchio Psr 2000-2006, che ha portato a ritardi di anni nella corresponsione dei contributi, fino alla perdita di quelli relativi al 2006, che dovranno essere “recuperati” sulla nuova programmazione 2007-2013.


 


Ma vogliamo essere chiari nel dire che questa protesta riguarda solo in parte i contributi: è vero, questi sono una legittima aspettativa degli agricoltori, nel momento in cui sottoscrivono i “contratti” con l’Unione Europea in cui si impegnano per 5 anni a seguire il metodo biologico. Ma quello che ha portato le nostre Associazioni alla protesta è l’impressione che gli amministratori pubblici e i politici della Regione non comprendano che la scelta di sostenere l’agricoltura biologica non è una scelta “assistenziale”: il nostro settore, fortunatamente, ha saputo muoversi con notevole capacità di fare impresa, di commercializzare, di internazionalizzarsi.


 


Ricordo solo imprese famose ormai in tutto il biologico italiano, buoni marchi anche per l’estero: Alce Nero, Terra e Cielo, Terrabio, Prometeo, Aurora, Campo – realtà che camminano sulle proprie gambe da anni, che rappresentano per i consumatori una garanzia, che fanno “immagine” per il biologico in Italia e nel mondo.


 


Ma ricordo anche un progetto Life “Sapid”, il primo in Europa che si preoccupa di sperimentare se la “coesistenza” fra Ogm e colture di qualità, in primis il biologico, è davvero possibile: un progetto che il biologico marchigiano ha “portato in dote” alla Regione Marche, che vi è stata coinvolta. Ricordiamo anche il recente progetto Interreg Adriatico III A, “Bioadria”, in cui la stessa Associazione di Sapid, Terre dell’Adriatico, ha saputo coinvolgere 10 associazioni di produttori in Italia, Croazia, Serbia, Bosnia e Albania in un’azione di sviluppo rivolto alle imprese.


 


Allora sentire certi funzionari regionali parlare di filiere da creare, di scarsa imprenditorialità ci ha fatto prima sorridere, poi arrabbiare: non accettiamo lezioni di imprenditorialità, soprattutto da chi ha dimostrato di non sapere né programmare né gestire le cose. Vogliamo che questi pubblici amministratori ritrovino un po’ di umiltà e si siedano con noi a parlare di cose concrete, non di procedure ridondanti, di controlli fatti in mille modi diversi, di assoluta incertezza del diritto nei procedimenti amministrativi. Altrimenti, è l’ora che vadano a occuparsi di altro.


 


Così come abbiamo letto, nel nuovo Psr 2007-2013, una impostazione che toglie centralità alle imprese agricole e dimostra di non dare più il dovuto rilievo alle tematiche dello sviluppo agricolo eco-compatibile. Le risorse vengono sempre più spostate verso gli enti pubblici e la loro gestione diventa ancora più farraginosa e policizzata.


 


Per questo andiamo ad Ancona, non per “fare politica”, ma per riprendere dignità davanti a tutti, consumatori, imprese, pubbliche amministrazioni. Vi andiamo per chiedere impegni precisi, ma soprattutto per esigere una conferma sul fatto che l’agricoltura biologica ha un valore strategico per lo sviluppo rurale delle Marche, una Regione che non potrà mai competere sul piano dell’agricoltura di rapina mondializzata, ma che potrà dare ancora moltissimo ai lavoratori, ai consumatori, al territorio, se sarà ben compresa nel suo valore e nelle sue potenzialità.


 


Sottolineiamo due cose fondamentali: a questo appuntamento il biologico marchigiano si presenta unito, non ci sono diversità di sigle associative, ci saremo tutti, e questo è un messaggio che mandiamo a tutto il biologico italiano, per superare steccati e pregiudizi che devono oramai essere gettati dietro le spalle.


 


Seconda cosa, con noi manifesteranno anche tecnici e agricoltori non biologici, accomunati dall’insoddisfazione per l’inefficienza della Regione ma anche dalla volontà di ridare dignità al mondo agricolo: dimostrando una volta di più che l’agricoltura biologica sa all’occorrenza parlare a tutti gli agricoltori, sa mobilitarli intorno a temi condivisi, non è un ghetto, non è un’agricoltura “da ricchi”.


 


Questo dimostra che il modello dell’impresa agricola biologica è un modello innovativo non solo dal punto di vista agronomico, ma anche della collocazione sociale degli agricoltori: non ai margini dei processi produttivi ma al centro dello sviluppo innovativo e sostenibile dell’economia e del territorio.


 


Ci crediamo da venti anni, continueremo a crederci. Chi ci crede come noi è comunque accanto a noi.


 


La scelta che la Regione Marche deve fare è tutta qui.


 


 


 


Gaetano Sinatti – presidente AMAB


gennaio 2007