Lincontro tra un gruppo di produttori e Gino Veronelli ha segnato per la Valpolicella il momento della svolta. Fino a quel momento infatti la nostra zona era nota pi per la quantit di vino, che per la sua qualit; stato grazie a Veronelli che si cominciato a prendere coscienza del proprio valore. Era il 1992. Cos Emilio Pedron, presidente del Consorzio Tutela della Valpolicella, ha introdotto Omaggio a Veronelli, una serata di ricordi, aneddoti e riflessioni sulla figura e loperato del grande giornalista e critico enogastronomico, a due anni dalla sua scomparsa, promossa dallo stesso Consorzio. Ospiti donore altri giornalisti che a Veronelli sono stati vicini per anni, condividendone battaglie e lavoro: i suoi amici Gianni Mura di Repubblica, Alessandro Masnaghetti di Enogea, Francesco Arrigoni de Il Corriere della Sera e Gian Arturo Rota, direttore della casa editrice Veronelli e suo genero. Saper accendere una situazione era una delle doti di Gino ha detto Mura Sapeva farsi ascoltare dai vignaioli, anche se a volte passava per un disturbatore dellordine pubblico. Semplice e diretto con le persone, Luigi Veronelli era anche una persona di grandissima curiosit intellettuale: Cera una cosa che invidiavo a Gino pi della sua cantina, ed era la sua biblioteca ha proseguito il giornalista La cultura infatti ha avuto un peso enorme nel suo lavoro: non a caso il suo inconfondibile stile di scrittura fatto di citazione colte ed espressioni dialettali. Per anni esploratore solitario, Veronelli anticip molte delle pi attuali tematiche del mondo del vino; non ultima, la difesa delle tipicit locali contro lomogeneizzazione dei gusti. Veronelli aveva un forte senso della terra ha ricordato Francesco Arrigoni Si legava alle persone, e camminare le vigne gli permetteva di vedere anche quello che non andava.
Uomo istintivo e forte, Veronelli non perdonava la stupidit, ha raccontato Gian Arturo Rota; tra le molte battaglie combattute lultima fu proprio contro la sua malattia, alla quale non volle concedere nemmeno unora. Pass gli ultimi giorni nel suo studio, a lavorare. Sconfitte? Lunica che riconobbe fu quella di non essere riuscito a editare una rivista senza pubblicit . Nella vita privata non era poi diverso dalla sua figura pubblica, ha assicurato Rota; si diceva ateo, ma aveva per le persone e i loro problemi una sensibilit e unattenzione profonde. Non si consider mai un maestro, ma un notaro, e come tale negli anni 50 vide in pericolo la sopravvivenza della civilt contadina. Se oggi il mondo del cibo e del vino pi che mai sotto i riflettori, lo si deve soprattutto a lui.