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Angelo Gaja: “Per parlare di vino bisogna raccontare ciò che accade fuori del bicchiere”

La parola a uno dei protagonisti della trasmissione in onda su Rai 2 ispirata all’esempio di Mario Soldati

 

 

( nella foto Mario Soldati )

Angelo Gaja: “Per parlare di vino bisogna raccontare ciò che accade fuori del bicchiere”È ANGELO Gaja, il protagonista piemontese della trasmissione di Rai2, “I signori del vino”. E non avrebbe potuto essere altrimenti. Perché se c’è un “signore” del vino è lui, “Le roi”, il re, come lo chiamano i francesi. Conosciuto in tutto il mondo, contadino e intellettuale, capace di suscitare dibattiti sui temi del vino e non solo.

 

Gaja, questa trasmissione prende lo spunto da quelle di Mario Soldati di mezzo secolo fa, agli albori della tv. Lei conosceva Soldati?

“Purtroppo no. Ma ho avuto l’occasione di vedere quelle trasmissioni, un momento importante per il vino italiano”.

 

Anche perché a quei tempi di vino e di cibo si parlava poco. Oggi se ne parla troppo?

“Credo sia importante che si torni a parlare di vino in tv. Anche se questo è un momento in cui non mi sembra si debba aver timore che se ne parli troppo poco. Lo si fa sui quotidiani, sulle riviste specializzate o no, su internet. Lo si fa nelle diverse associazioni come l’Onav o l’Ais. Lo facciamo noi produttori quando riceviamo clienti e appassionati in cantina.”.

 

La Rai però raggiunge un pubblico più ampio di quello degli appassionati, non crede?

“Il messaggio televisivo arriva direttamente a casa. Non è come decidere di andare a scoprire un territorio, conoscere un produttore. Però questa trasmissione andrà in onda il sabato sera alle 23,45. E l’audience dovrebbe essere composta da soggetti già interessati all’argomento”.

 

Non è un’ora da giovani insomma?

“Appunto, non penso che i giovani il sabato a quell’ora stiano davanti alla televisione. Però questa trasmissione ha molti motivi per essere interessante”.

 

Quali?

“In genere in televisione si ha tempo appena per due battute, non si può mai approfondire. Qui si è invece tentato di dare un’altra consistenza, di portare un messaggio più forte. Si è cercato di dare spazio a questi dieci protagonisti del mondo del vino italiano che hanno avuto, in primis io, la possibilità di esprimersi in un arco di tempo abbastanza lungo “.

 

In più ci sarà anche un enologo che spiegherà come si fa il vino, in vigna e in cantina. Un approfondimenti utile?

“Un messaggio sul modo di produrre, sulla tecnica va bene. Ma non bisogna abusarne perché poi la gente si addormenta. Credo che l’aspetto che interessi di più sia il racconto delle storie che stanno attorno al vino, non la malolattica o i lieviti autoctoni. Qui noi produttori abbiamo avuto la possibilità di raccontarci e sarà curioso vedere come sarà colpito il pubblico”.

 

Di vino si parla tanto, ma se ne parla anche in modo corretto?

“Sono due le categorie tra chi parla e scrive di vino: ci sono quelli che mettono il naso nel bicchiere capaci di illustrare tutte le caratteristiche del vino. Poi ci sono quelli che il naso lo mettono anche fuori, che raccontano un vino. Veronelli era uno di questi. E se il “dentro” è importante, il “fuori”, il territorio da cui nasce un vino, la storia di un produttore, l’andamento dei mercati, lo è almeno altrettanto”.

 

 

( Fonte Repubblica Torino )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.