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Brera, Veronelli e la cultura del vino

 

Leggo sul sito sottoriportato un interessante articolo in ricordo di Gianni Brera e di Luigi Veronelli.


Molto riconoscenti, noi tutti amanti del vino e di enogastronomia, dobbiamo essere a questi personaggi che ci


hanno preceduto, in quanto hanno tracciato un sentiero, ci hanno indicato un cammino da percorrere


negli anni che sono seguiti dopo la loro scomparsa. Personaggi che amavano le cose belle e le cose buone,


ed in tanti aspetti mi rispecchio e mi riconosco in loro : lamore per le belle cose e per la buona tavola, lamore per ogni cosa bella ed in ogni cosa che possa donarci piacere. Ho conosciuto altri personaggi meno famosi anche a Ferrara, amanti della buona cucina, del buon vino ed uno di questi gestiva negli anni 70 una trattoria famosa in tutto il nord Italia : La Vecchia Chitarra. Lui era il patron Bertino Travagli un omone di 140 kg ( o giu di li ) ed in pochi anni era riuscito a far conoscere il suo locale e le sue specialit ( salama da sugo con pur di patate ecc. ) anche fuori citt. Poi Bertino, di cui ne sono diventato amico negli ultimi anni della sua vita, ha ceduto il locale e se ne andato troppo in fretta; il locale poi passato di mano in mano fino ad arrivare in gestione a titolari cinesi. Povero Bertino con quel suo caratteraccio schietto e simpatico cosa avrebbe mai detto se fosse ancora tra noi . Era doveroso un ricordo sincero ed affettuoso anche per questo mio caro amico,  dei primi anni della mia iniziazione al mondo cibo-vino.


Roberto Gatti


Perdonate: ho molto bevuto perch molto ho amato –  scriveva Gianni Brera nellindimenticabile Pacciada, scritto con il memorabile Luigi Veronelli.
Vogliamo ricordare questi due grandi uomini, che tanto hanno fatto bene al vino. 
Io guardo le mie colline e ne sorseggio sovente il vino per non dubitare dei miei maestri.
Guardo ogni volta commosso le colline pavesi, che sono il mio dolce orizzonte di pampini. 
Quando emigri, hai spesso nostalgia di mandorlati pieni e rotondi, dai quali ti risvegli senzaver cerchi alla testa; di moscati con pane e salame che anticipano la scoperta pi raffinata ma piuttosto facile dei Sauternes con i pates.
Orgoglio di un uomo bere e capire sempre quel che si faccia, non solo bevendo.
Molta gente crede che bastino i quattrini per bere bene, si pu bere anche male con vino ottimo. Risiedi a lungo in Francia e scopri lorganizzazione, la quale non pu essere incivilt. I francesi hanno selezionato le piante (ceps) e le vigne (crus).
Essi fanno il vino con una tecnica insigne: spinta alleccesso, lo priva tuttavia del suo carattere pi sincero. Quando la tecnica di vinificazione eccessiva, hai limpressione, bevendo, di baciare una donna troppo truccata.
Impari in Francia, che il sommelier unistituzione in decadenza, ma ancora viva.

Egli ti consiglia i vini secondo i cibi che hai scelto: stura alla tua presenza, versa con la debita cautela un bicchierino di prova: non te lo porge, lo lascia accanto al coperto o sul vassoio: aspetta di vedere se meriti veramente tanta attenzione.
Scopri che cambiar vino non un pericolo, bens una necessit se non proprio un dovere.
Si cambia qualit di vino per ogni cibo: agli antipasti, bianco secco freddo; per certi pates (terrines maison) buono anche il bianco con una vena di dolce, come lhanno i bordolesi.
E qui ricordo con orgoglio pane, salame e moscato delle mie colline.
Sul pesce e sui frutti di mare, ancora bianco. Sulle rane piatto forte pavese  – bianco secco se sono fritte, barbicarlo o barbera se sono in guazzetto. Sulle lumache alla bourguignone, nessuno ti vieta di preferire il rosso allo chablis o al pouilly; sulle lumache in guazzetto, come si fanno da noi, lascia dire ai cerebrali e bevi rosso: polenta e vino bianco sono di accostamento difficile, a meno che non si tratti di Cinque Terre (dietro la cornice, quei liguri hanno le nostre abitudini e mangiano un po pi sapido perch lhanno sulluscio la flora odorosa del Mediterraneo).

Sulla carne, vino rosso e mai freddo.
Qualcuno osteggia di pasteggiare a champagne: se ti accorgi che lo fa strabiliare, digli che sa di turacciolo: non si merita altro.
Non ti formalizzare ai nomi n alle etichette: meglio un onesto plebeo di
un nobile degenerato. Cos non spasimare sugli anni di cantina: certe solenni sturate sanno di liturgia e meritano rispetto: ma il vino, come le donne, buono allet giusta.
I francesi parlano di parfum per i bianchi, di bouquet per i rossidicono anche chaud dun vino forte, complet di un vino che ha tutti i requisiti del suo standard; dur di un vino duro, che manca di moelleux, di morbidezza; envelopp, involuto; frais, cio fresco; fruit, che sa veramente duva; sec, detto dei bianchi; vert, acerbo, che allega i denti. Noi definiamo i vini con gli stessi aggettivi e con qualcun altro, come pulito, fluido, liscio, razzente, amaro, abboccato, vivo, molle, spento, maturo, giusto, focoso, vellutato, denso, pesante, compatto, sincero
Si capisce che si pu bere senza avere lesatta cognizione di tutto questo: ma allora non si ha nemmeno il merito degli animali, che si dissetano bevendo gratuita acqua.
Per contro i bevitori ingordi si sborniano grossolanamente; ubriacarsi quasi sempre disdicevole; inebriarsi pu essere bello, ma ben presto vietato agli abitudinari; bere senza affogare il cervello piacere sottile e raro da veri specialisti \\\”.


( Fonte Focuswine )


 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.