Home Arrabbiature Caso Sauvignon, nel cellulare di Ramon Persello i nomi delle aziende

Caso Sauvignon, nel cellulare di Ramon Persello i nomi delle aziende

Per il gip le conversazioni tra Persello e alcuni produttori friulani provano che la consegna dei preparati “magici” era in atto

 

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UDINE. L’atleta e il suo personal trainer. Nelle conversazioni tra Giambattista Mastropierro, enologo della Cantina Ortona (Chieti), e il loro consulente friulano Ramon Persello, capitava anche questo: fingere ruoli sportivi per mascherare scelte enologicamente proibite. «Immagino che in compresse non va bene – scriveva in un messaggio del 17 luglio 2015 il primo, subito dopo avergli spedito la foto di alcune confezioni di aminoacidi Bcaa –. La mia massa muscolare è in calo». Ed ecco la risposta di “mister Bustina”: «No in compresse no perchè è meglio metterlo nel latte. Più energia nella dieta! Buon allenamento!».

Sono decine i whatsapp e i telegram che i carabinieri del Nas di Udine e il personale dell’Ufficio repressione frodi hanno esaminato da quando l’inchiesta sulla cosiddetta “Sauvignon connection” è partita, nell’agosto dell’anno scorso. Tutti messaggi diventati ora tessere di un mosaico che la Procura di Udine ritiene probatoriamente pronto per confermare agli indagati, una quarantina in tutto tra produttori ed enologi delle zone Colli orientali e Collio, le accuse di frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine.

 

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Nell’ordinanza del gip intercettazioni e mail di Ramon Persello. Chiesta la proroga delle indagini per la seconda tranche di indagati. Ecco chi sono le aziende coinvolte nelle indagini della Procura di Udine

 

Ossia di avere migliorato i rispettivi vini, «sofisticandoli con le più svariate sostanze»: preparati non pericolosi per la salute, ma neppure contemplati dal disciplinare di produzione dei vini Doc. Con l’aggravante di averlo fatto, appunto, su vini con denominazione di origine protetta e indicazioni geografiche tipiche di cui, in tal modo, le medesime bottiglie non avrebbero più potuto fregiarsi.

Al momento, e cioè fino a quando il pm Marco Panzeri non avrà notificato alle parti l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, gli unici atti accessibili sono quelli relativi ai provvedimenti chiesti al tribunale. È a Chieti, dove a metà agosto è stato disposto il sequestro di 778 ettolitri di vino, che si trova depositata una prima parte delle conversazioni intercettate tra Persello e i suoi tanti committenti. A cominciare da quelle “raccolte” tra luglio e settembre 2015.

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( Ramon Persello )

«In quel periodo – scrive il gip – Persello e la moglie Lisa Coletto non erano ancora al corrente delle indagini e al telefono parlavano con la massima tranquillità e scioltezza. Le conversazioni dimostravano al di là di qualsiasi ragionevole dubbio che quanto annotato nell’agenda (una di quelle sequestrate, ndr) non era altro che la trascrizione delle indicazioni che i coniugi si scambiavano al fine di ottenere un “prodotto” che potesse essere soddisfacente per aumentare la potenzialità aromatica dei vini e di conseguenza trarre in inganno il consumatore».

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In uno dei quadernoni erano stati riportati i piani di consegne di preparati destinati alla sofisticazione. «Anche in questo caso – continua il decreto – le telefonate intercettate, intercorse tra Persello, la Coletto e diversi imprenditori, tra cui Anna Muzzolini, Roberto Snidarcig, Cristian Specogna, Michele Luisa, Pier Paolo Pecorari, il cantiniere dell’azienda di Paolo Rodaro, Stefano Traverso, avevano fornito la prova inconfutabile che quel piano di consegne era stato in parte già messo in atto. Nel cellulare dei coniugi – aggiunge – sono state trovate sia le foto dei preparati, sia i nomi delle aziende destinatarie». Altrettanto dicasi per un altro produttore friulano. «Le perquisizioni eseguite a carico di Claudio Buiatti e le telefonate intercorse tra lui e Persello – si legge – avevano dimostrato che un certo quantitativo di Pinot grigio era stato sofisticato con un aminoacido ceduto da Persello».

Aminoaicidi acquistabili in farmacia, ma vietati nel mosto. «Sono passato in farm ho ordinato 500 f e 500 c», scrisse Mastropierro il 10 giugno, riferendosi – secondo gli inquirenti – a fenilalanina e cisteina. «Benone», gli rispose Persello. Quando la cooperativa fu perquisita, il successivo 22 ottobre, gli inquirenti trovarono barattoli vuoti e confezioni corrispondenti ad alcuni dei prodotti consigliati dal consulente friulano.

 

 

 

( Fonte messaggeroveneto )