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Chiuro, dove osano le aquile e i viticoltori coraggiosi nasce il vino della Valtellina

Il bilancio della cantina “Nino Negri”: cresce l’export dell’8%, quest’ultima una delle annate migliori

 

 

Chiuro (Sondrio), 24 gennaio 2014 – «Rispetto al 2012, che è stato deludente, solo dal punto di vista quantitativo mentre la qualità è stata convincente, l’ultima è stata un’ottima annata. Sono soddisfatto, nonostante il clima un po’ avverso, in particolare durante la raccolta. Infatti, la prima neve la si è vista il 10 ottobre, quando le uve Nebbiolo erano ancora in pianta. Un evento raro, ma poiché si è sciolta subito non ha arrecato danni. Non ci fosse stata quell’avversità atmosferica, sarebbe stata la vendemmia più importante degli ultimi 30 anni. Abbiamo raccolto circa l’85% della media degli ultimi 10 anni, vinificando 9.500 quintali di uve Doc e Docg, il massimo sarebbe stato 10.500».

 

È il bilancio di Casimiro Maule, enologo e direttore della Casa vinicola «Nino Negri» di Chiuro (43 addetti, garanzia ritiro uve e puntualità nei pagamenti ai conferenti), in Valtellina, e lo traccia mentre si arrampica come un camoscio sui ripidi terrazzamenti della vigna più pregiata dell’azienda, la Fracia: 7 ettari esposti a sud, con una pendenza dal 30 al 70% che permette ai grappoli una costante esposizione al sole. Si tratta, in effetti, del vigneto storico della «Nino Negri» (www.ninonegri.net), la prima acquistata dal vecchio proprietario e oggi patrimonio del Gruppo Italiano Vini.

 

Ed è tutt’altro che facile fare qualità su questi terrazzamenti realizzati grazie a un insieme di muretti a secco, «dove è possibile lavorare unicamente a mano, senza macchine agricole e sui quali si opera attraverso una capillare selezione pianta per pianta, ripassando almeno venti volte fra i filari durante la stagione». Una viticoltura eroica, difficile e costosa. «Ma le fatiche vengono ripagate dagli ottimi risultati che si ottengono», sottolinea Maule, da sempre punto di riferimento del Giv, colui che ne ha accompagnato la crescita negli anni dell’attività vitivinicola in Valtellina, traghettandola verso la modernità con un vino di alta qualità, ma sempre rispettoso della tradizione.

 

E, nel solco delle origini, è avvenuta la più recente rivoluzione viticola alla «Nino Negri»: il reimpianto dei vigneti per disporre i filari a giropoggio, con una coltivazione est-ovest, anziché a ritocchino, per consentire ai viticoltori di lavorare in piano, risparmiando un po’ di fatiche. I terreni sono sabbiosi-limosi dalla bassa profondità e alta permeabilità. L’escursione termica tra giorno e notte è elevata, assai favorevole alla coltivazione dell’uva Nebbiolo (o Chiavennasca), il vitigno-principe delle quattro zone in cui la Valtellina è divisa e che danno il nome ad altrettante tipologie di vino: Grumello, Sassella, Inferno e Valgella.

 

«L’obiettivo — spiega Maule, pluripremiato per i suoi vini da Oscar, come il 5 Stelle, uno Sfurzat di Valtellina da lui creato nell’83 — è quello di cercare di ridurre la fatica e le ore di lavoro a ettaro». Nel frattempo, rispetto agli anni Ottanta, quando il 70% del rosso Valtellina andava sfuso in Svizzera e veniva imbottigliato oltre confine, è cambiato il mercato. «In media all’anno la “Negri” produce 850 mila bottiglie Doc, Docg e Igt, solo vini di alto livello — sottolinea Maule, trentino naturalizzato valtellinese essendo approdato a Chiuro nel 1971 —. Il 30% è venduto all’estero, nel 2013 con un incremento dell’8%, in particolare negli Usa, Nord Europa (uno dei mercati principali è la Germania), Cina e Giappone. Il 35% in Lombardia con ottimi clienti a Milano e i rimanenti quantitativi nel resto d’Italia. Ma si spinge sempre più sui mercati d’Oltreoceano».

 

 

( Fonte Il Giorno )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

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>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.