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I DISCIPLINARI DEI VINI ITALIANI NON SONO E NON POSSONO RIMANERE INGESSATI !

 


 


Analizzando i disciplinari delle 40 DOCG Italiane si potr notare che, nella stragrande maggioranza dei casi, questi vini sono ottenuti da uvaggi in percentuali variabili, ed in alcuni casi ( pochi a dire il vero ) da monovitigno 100%.


Lo stesso Amarone, che non ancora Docg per motivi burocratici, composto dallunione di tre uve distinte in percentuali variabili. Le poche eccezioni confermano la regola generale : i migliori vini mondiali ed italiani sono prodotti dallunione di piu uve, in percentuali diverse in base allesperienza del produttore. Solo a titolo di esempio :


 


Chateau_petrus : 95% merlot 5% cabernet/franc


Angelus : 50% merlot 47% cabernet/franc 3% cabernet/sauvignon


Chteau de Lussac : merlot cabernet/franc


Sassicaia : 85% cabernet/sauvignon 15% cabernet/franc


Turriga : Cannonau, Carignano, Bovale Sardo, Malvasia Nera


 


 


cosi   per la stragrande maggioranza degli altri vini a livello planetario.


Perch tutta questa premessa ?


Perch in atto un acceso ed interessante dibattito tra appassionati ed addetti ai lavori, sul fatto che i disciplinari debbano essere periodicamente aggiornati o meno, e personalmente ritengo proprio di si, in quanto ogni 5/6 anni cambiano le conoscenze vitivinicole, sia in vigna che in cantina, cambiano i gusti dei consumatori, la societ si evolve e quindi necessario ed indispensabile che anche i disciplinari di tutela dei vini, cosi come le leggi,  si adeguino di conseguenza.
Questo per tornare alla questione Brunello, o Barolo, o Sagrantino, tra le nostre piu prestigiose denominazioni controllate e garantite, che prevedono luso di una sola uva :


sangiovese grosso, nebbiolo e sagrantino. Grandi vini, che in alcuni casi raggiungono vette di eccellenza, ma che pochi consumatori si possono permettere nellacquistare i migliori, con i prezzi che riescono a spuntare 150/200 euro ed oltre. Ma se analizziamo tutto il resto delle produzioni citate, credo che esistano ampi margini di miglioramento, in quanto sono fermamente convinto che con laggiunta di piccole percentuali di altre uve locali ed anche internazionali, questi vini risulterebbero migliori di quanto non siano oggi. Le uve correttive o migliorative sono sempre state aggiunte in ogni vino italico anche negli anni scorsi, perch era necessario incrementare il colore, o lintensit olfattiva, o armonizzare il gusto ed oggi renderlo piu gradevole , con tannini piu morbidi e piu bevibile . Ci che dobbiamo ricercare a mio avviso, una maggiore intensit e finezza olfattiva, e questo si raggiunge con il concorso di piu uve e di diversi cloni.


Voglio precisare che ogni disciplinare in vigore deve essere assolutamente rispettato, ma questo non significa che nessuno di questi sia ingessato ed immodificabile, ed a tal proposito vi segnalo quanto riportato dall Enologo Fiore al link:


https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=3941


Quindi per riassumere il mio pensiero posso dire oggi che, concordo con quanto scritto dallenologo Fiore, che i disciplinari possono e debbono essere tutti ritoccati e/o modificati, quando queste modifiche portino ad un innalzamento qualitativo medio della produzione della denominazione, e non dobbiamo rimanere ancorati a pochissimi casi di produttori di alto livello, soprattutto nei prezzi, che potendo permettersi rese di 25/30 q.li di uva x ha perch i mercati li hanno gi conquistati, fanno uscire dalle loro cantine una bottiglia a 150/200 euro ed oltre, questi credo non facciano testo.


Quindi sperimentare e provare, fintanto che la maggioranza dei produttori iscritti alla denominazione, non abbia accertato e condiviso il fatto che, con laggiunta di percentuali variabili di altre uve ( si parla di un 5% fino ad un 15% ) il risultato finale  sia migliore, in termini di qualit, bevibilit finale del prodotto, e cosa da non sottovalutare affatto : che i vini cosi prodotti siano anche di conseguenza piu vendibili.


Forza e coraggio, che a modificare alla luce del sole,  qualche disciplinare obsoleto non significher certo essere dei taroccatori e di non avere a cuore l identit del vino italiano, anzi proprio in questa direzione che bisogner andare per rimanere al passo con i tempi e per seguire da vicino  levoluzione del gusto moderno, perch non saranno certamente i nostalgici che potranno arrestare questo processo di modernizzazione, pur nel rispetto delle migliori tradizioni dei luoghi, in quanto diversamente perderemo posizioni su posizioni nei mercati internazionali e non solo interno. I francesi, gli spagnoli ed i portoghesi non se ne resteranno alla finestra a seguire le nostre piccole dispute da bar dello sport : 5% di merlot si, o 5% di cabernet n !


Alla nostra salute cari amici lettori


Roberto Gatti


 


 


 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.