Home News IL PESSIMO AFFARE DI COLTIVARE BENZINA

IL PESSIMO AFFARE DI COLTIVARE BENZINA

 


I cosiddetti biocarburanti, un mito da sfatare. Pietro Perrino, ricercatore del Cnr, ha calcolato per Greenplanet le necessità di energia e le emissioni di anidride carbonica (il gas dell’effetto serra) legate all’intero ciclo produttivo


 


 


 


 


 


Questa vignetta di Andy Singer (via Blogeko) sfata il mito dei biocarburanti meglio di un qualsiasi lungo discorso. Mostra quanta chimica e quante energie fossili ci sono dietro all’etanolo, la benzina prodotta a partire dai campi di mais (ma anche da molte altre colture) che piace tanto agli Stati Uniti di Bush e all’Unione Europea. Entrambi hanno deciso di promuoverne la produzione sostenendo, a torto, che i biocarburanti restituiscono all’atmosfera solo l’anidride carbonica immagazzinata dai vegetali da cui derivano e che dunque non contribuiscono all’effetto serra e al riscaldamento globale. Per la precisione, gli Stati Uniti vogliono sostituire entro il 2050 il 30 % della benzina con i biocarburanti e l’Unione Europea vuol sostituire l’8% della benzina entro il 2015.


 


Chi non vuol fermarsi alle suggestioni della vignetta, può leggere l’articolo ( La follia dei Biocarburanti) scritto per Greenplanet da Pietro Perrino, dirigente di ricerca del Cnr. Egli innanzitutto calcola le emissioni nell’atmosfera di anidride carbonica (il gas dell’effetto serra) e le necessità di energia legate all’intero ciclo di produzione dei biocarburanti, dimostrando che da questo punto di vista non ci sono vantaggi, se non in alcuni casi molto limitati e altrettanto specifici. E i limitati vantaggi sono di gran lunga cancellati, scrive sempre Perrino, dagli “effetti collaterali” dei biocarburanti: queste colture rappresentano un invito a nozze per gli Ogm, contribuiscono alla deforestazione, entrano in competizione con le colture alimentari e fanno aumentare il prezzo del cibo. Insomma: un pessimo affare per il pianeta e per il genere umano.


 


Fin qui le considerazioni del ricercatore. Resta un ultimo aspetto. A questo pessimo affare sarebbe meglio attribuire il nome di “agrocarburanti”, e non più di “biocarburanti”. Quel “bio” iniziale, che può richiamare l’aggettivo “biologico”, proprio non ha senso. I carburanti si ottengono perlopiù da colture geneticamente modificate, fatte crescere a suon di concimi chimici e pesticidi, e – lo dimostra l’articolo di Perrino – non hanno nulla a che spartire con un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Rappresentano l’esatto contrario dell’agricoltura biologica, appunto.


( Larticolo completo è consultabile al link: http://www.greenplanet.net/component/option,com_docman/task,doc_download/gid,1/Itemid,99999999/ )


( Fonte Greenplanet )


 

Website | + posts

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.