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Il vino dell’Apocalisse risorge in Grecia

C’è un cancello verde prima dell’Apocalisse. Fuori c’è un paradiso selvaggio: vigne di Assirtyko, con capre che le sorvegliano dalle rocce sulle colline, e cicale che instancabili cantano verso il mare blu cobalto del Dodecaneso.

 

( Le viti benedette dai monaci ortodossi del Monastero di San Giovanni, a Patmos )

Il cancello si apre. Un sentiero illuminato da candele porta a una casa in pietra grigia e ocra. Nel buio di Patmos, le voci di un centinaio di persone. Tedeschi, francesi, italiani e, ovvio, greci. Parlano tutti dello stesso argomento: “Qui rinascerà la vita che l’isola ha cancellato”. È una festa, una Resurrezione, anche se il luogo si chiama Domaine de l’Apocalypse, dedicato a quel “libro oscuro e abbagliante”, che San Giovanni scrisse nel monastero che sovrasta l’isola. La definizione del libro è di Emmanuel Carrère, autore de “Il Regno”, che a Patmos ha acquistato una casa, diventata la sua “Itaca, il luogo del ritorno, della quiete dopo la tempesta, dell’amicizia con la realtà”.

 

 

 ( Gilles Wannaz, viticoltore svizzero, e il primo trattamento biodinamico nel Domaine de l’Apocalypse )

Esplora il significato del termine: Domaine è l’avamposto di Slow Food in Grecia. Un progetto che parte dalle vigne e punta a far rinascere l’agricoltura locale di qualità. L’idea è nata in Svizzera. In 500, da tutta l’Europa, Italia compresa, hanno adottato una pianta a testa versando una quota attraverso Internet. Altrettanti lo faranno probabilmente entro l’anno prossimo, quello della prima vendemmia. I due ettari di vigna sono condotti con le regole della biodinamica. Trionfa il bianco Assyrtiko, accanto a qualche altro filare di vitigno rosso locale.Domaine è l’avamposto di Slow Food in Grecia. Un progetto che parte dalle vigne e punta a far rinascere l’agricoltura locale di qualità. L’idea è nata in Svizzera. In 500, da tutta l’Europa, Italia compresa, hanno adottato una pianta a testa versando una quota attraverso Internet. Altrettanti lo faranno probabilmente entro l’anno prossimo, quello della prima vendemmia. I due ettari di vigna sono condotti con le regole della biodinamica. Trionfa il bianco Assyrtiko, accanto a qualche altro filare di vitigno rosso locale.

 

( Josef Zisjadis , il fondatore del domaine )

Esplora il significato del termine: n signore con abiti candidi che gli illuminano lo sguardo curioso e felice, racconta il progetto. È Josef Zisyadis, 59 anni, nato in Turchia, emigrato da bambino in Svizzera con il padre orologiaio, diventato teologo e deputato (“per una decina d’anni, ma lasciamo perdere”) e infine co-presidente del Slow food elvetico. Vent’anni fa si mise in testa di ripopolare di viti Patmos, com’era prima della Seconda guerra mondiale. Le campagne poi sono state via via abbandonate.

 

“E ora non ci sono più produttori di vino, i pomodori vengono importati dall’Egitto e le patate dall’Olanda”, racconta Josef. “Abbiamo fondato l’associazione Paintos,dal vecchio nome dell’isola, che richiama l’attività enoica. Il terreno costava troppo, quindi abbiamo chiesto ai monaci ortodossi del Monastero di San Giovanni di affittarci qualche ettaro, loro possedevano l’intera isola, ora più di un terzo. Per dieci anni non mi hanno risposto, fino a quando sono andato da Bartolomeo, il patriarca di Costantinopoli da cui dipendono. Bartolomeo è, come Papà Francesco, un ecologista. A Istanbul gli ho lasciato il nostro piano politico-agricolo. Il giorno dopo è arrivata la telefonata dal monastero: potevamo occupare per 25 anni due ettari incolti di una antica cantina ormai chiusa”.n signore con abiti candidi che gli illuminano lo sguardo curioso e felice, racconta il progetto. È Josef Zisyadis, 59 anni, nato in Turchia, emigrato da bambino in Svizzera con il padre orologiaio, diventato teologo e deputato (“per una decina d’anni, ma lasciamo perdere”) e infine co-presidente del Slow food elvetico. Vent’anni fa si mise in testa di ripopolare di viti Patmos, com’era prima della Seconda guerra mondiale. Le campagne poi sono state via via abbandonate.

 

“E ora non ci sono più produttori di vino, i pomodori vengono importati dall’Egitto e le patate dall’Olanda”, racconta Josef. “Abbiamo fondato l’associazione Paintos,dal vecchio nome dell’isola, che richiama l’attività enoica. Il terreno costava troppo, quindi abbiamo chiesto ai monaci ortodossi del Monastero di San Giovanni di affittarci qualche ettaro, loro possedevano l’intera isola, ora più di un terzo. Per dieci anni non mi hanno risposto, fino a quando sono andato da Bartolomeo, il patriarca di Costantinopoli da cui dipendono. Bartolomeo è, come Papà Francesco, un ecologista. A Istanbul gli ho lasciato il nostro piano politico-agricolo. Il giorno dopo è arrivata la telefonata dal monastero: potevamo occupare per 25 anni due ettari incolti di una antica cantina ormai chiusa”.

 

 

 

Quattro anni fa sono state piantate le viti, ora si sta costruendo la cantina. La settimana scorsa il primo evento pubblico, festoso come quello della messa a dimora delle piante, in cui assieme ai monaci c’erano tutti i 150 bambini dell’isola.

 

 

 ( Nico Manessis esperto di viti greche, visita il domaine )

Esplora il significato del termine: associazione Patoinos è sostenuta da un comitato internazionale, il presidente è l’oceanografo milanese Giuseppe Notarbartolo di Sciara, tra i membri José Vouillamoz, esperto di genetica della vite, autore con Jancis Robinson del più grande studio sugli autoctoni, 1.368, nel mondo, greci compresi.

 

Fra poco il Domaine aprirà una scuola per far conoscere e insegnare a portare a tavola il vino, sarà inaugurato un museo sul vino, con una raccolta dei semi insulari, sarà avviato un oleificio (già si producono olio, miele ed altro). “Sarà un piccolo modello di come la Grecia può superare la crisi anche con l’agricoltura, un’isola in cui si ritorna a coltivare prodotti di qualità, invece di importare cibo”. Con l’Apocalisse che diventa Resurrezione.associazione Patoinos è sostenuta da un comitato internazionale, il presidente è l’oceanografo milanese Giuseppe Notarbartolo di Sciara, tra i membri José Vouillamoz, esperto di genetica della vite, autore con Jancis Robinson del più grande studio sugli autoctoni, 1.368, nel mondo, greci compresi.

 

Fra poco il Domaine aprirà una scuola per far conoscere e insegnare a portare a tavola il vino, sarà inaugurato un museo sul vino, con una raccolta dei semi insulari, sarà avviato un oleificio (già si producono olio, miele ed altro). “Sarà un piccolo modello di come la Grecia può superare la crisi anche con l’agricoltura, un’isola in cui si ritorna a coltivare prodotti di qualità, invece di importare cibo”. Con l’Apocalisse che diventa Resurrezione.

 

 

 ( Il Domaine )

 

( Fonte Divini.corriere )