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Il vino invecchiato (non) è sempre più buono

“L’uomo è come il vino: non tutti i vini invecchiando migliorano; alcuni inacidiscono.” Ci ha visto lungo Eugenio Montale con questa frase. Così come non tutte le persone invecchiando diventano più sagge così anche i vini invecchiando, non è detto che migliorino. Ma perché? E da cosa dipende?

 

Vino invecchiato. Come faccio a capire qual è la vita media di un vino?

Il vino è una bevanda viva, una volta messo in bottiglia non è un prodotto finito ma continuerà la sua evoluzione. Il tradizionale tappo in sughero, infatti, non chiude ermeticamente il vino ma permette un piccolissimo scambio d’aria con l’esterno che ne causerà l’evoluzione, nel bene o nel male.

Per continuare l’analogia uomo/vino di Montale e provare a capire come si sviluppa la vita di un vino immaginatela come la parabola della vita di un essere umano. Immaginate di avere un grafico e mettere sull’asse delle X l’età e sull’asse delle Y l’energia e le capacità di una persona.

Fig.1: la vitalità e le energie di una persona aumentano fino alla fase adulta, rimangono stabili per poi iniziare a diminuire con l’arrivo della vecchiaia.

Nei primi mesi o anni di vita le energie e le capacità di un neonato sono bassissime. Aumentano pian piano nella fase dell’infanzia e dell’adolescenza per arrivare raggiungere il punto massimo, quando siamo giovani/adulti e rimangono stabili per svariati anni finché non arriviamo alla fase della vecchiaia quando iniziamo a perdere energie e vitalità.

Allo stesso identico modo un vino vive la sua parabola, in questo caso però non possiamo stabilire con certezza quali siano i limiti di questa parabola, né tantomeno i suoi punti intermedi.

Quanto si può conservare un vino?

Dipende… dal vino. Non tutti i vini sono uguali.

Alcuni vini, per le loro caratteristiche, sono destinati all’invecchiamento e potrebbero migliorare con il tempo, altri invece devono essere bevuti giovani. Sono più buoni i vini da invecchiamento? No… sono semplicemente diversi.

Se prendiamo ad esempio il Barolo, per legge, non può essere messo in commercio prima del 1° gennaio del quarto anno successivo alla vendemmia. In parole povere: il barolo coltivato nel 2019 può entrare in commercio dal 1° gennaio 2023. Se io provassi a bere un barolo del 2019 nel febbraio 2020 infatti sarebbe probabilmente un vino imbevibile, con un tannino irruento e fastidioso per la bocca, magari con pochi profumi e con poche soddisfazioni. In questo caso, infatti, è come se stessimo bevendo il Barolo nella sua fase dell’infanzia, quando ancora non gli abbiamo dato il tempo di esprimersi e di crescere adeguatamente.

 

Dopo la messa in vendita della bottiglia possiamo immaginare che il barolo sia al 70/80% del suo potenziale, conservandolo nella giusta maniera possiamo provare a farlo arrivare al suo massimo dopo qualche anno, ma non continuerà comunque a migliorare all’infinito, dopo qualche decina d’anni (dipende anche dall’annata), anche lui è destinato ad una fase calante.

Quali sono le caratteristiche del vino che permettono di conservarlo a lungo?

Acidi, alcol, zuccheri e invecchiamento: più ce n’è meglio è. Un vino rosso carico di alcol, un vino bianco con poco alcol ma dolce (moscato d’Asti ad esempio), un vino che ha sia alcol che zuccheri come i passiti, un vino che prima di essere messo in bottiglia ha fatto vari anni di affinamento in legno, avrà quindi un potenziale d’invecchiamento migliore.

Le vite medie in base alla tipologia di vino

– Il novello è il primo vino che esce sul mercato dopo ogni vendemmia, e dovrebbe essere anche il primo vino da consumare: un vecchio detto dice: “A Natale è ancora buono, all’Epifania non più”, a parte questo dopo 6 mesi dalla vendemmia potrebbe infatti iniziare la sua fase calante.

– Un vino bianco giovane e poco alcolico tendenzialmente andrebbe bevuto in 1 o due anni dalla vendemmia (la maggior parte dei bianchi che si trovano in circolazione). Un vino bianco strutturato non ha nulla da invidiare ad alcuni vini rossi e può restare nelle nostre cantine anche diversi anni (ad esempio il Lugana, per restare in Italia).

– I vini rosati sono una “via di mezzo” tra i bianchi e i rossi, tendenti per lo più ai bianchi giovani, quindi anche qui sono rari i casi in cui poterli bere dopo i primi due anni di vita.

– I vini rossi giovani, che hanno fatto solo acciaio e magari hanno una percentuale alcolica che non arriva al 13%, andrebbero bevuti nei primi anni di vita, si può arrivare potenziale di invecchiamento che sale all’aumentare della struttura del vino, del suo alcol e dell’invecchiamento che ha fatto prima di essere messo in bottiglia. Un vino rosso con una buona dose di struttura, di alcol e tannini può quindi arrivare anche a svariate decine di anni.

Le bollicine si distinguono per lo più in due tipologie: Medoto Charmat o Metodo Classico. Le prime andrebbero bevute in gioventù, per le seconde, se hanno fatto vari anni di affinamento sui lieviti, si può aspettare ad aprirle senza problemi.

– Il Lambrusco è un vino frizzante che per le sue caratteristiche organolettiche andrebbe bevuto entro l’anno di vita.

Ho trovato un vino a casa di mio nonno di 40 anni fa, è ancora buono? E quanto può valere?

Quanto ti ritieni fortunato nella vita?! Lascialo lì come ricordo… A meno che tu non abbia fortemente bisogno dell’aceto per condire l’insalata.

 

( Fonte Tg24 )