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“Il vino novello italiano è un imbroglio”

“Il vino novello italiano è un imbroglio”: dalla grande moda ai sospetti. Ecco come stanno le cose

Per anni è stato “trendissimo” e c’è chi ne ha approfittato alzando i prezzi. Poi il crollo, ora sono sul mercato 6 milioni di bottiglie. Cosa c’è dentro?

L’anno scorso erano 4 milioni di bottiglie disponibili per il mercato italiano, un consistente calo da molti interpretato come crollo di un mercato che non aveva mai convinto pienamente. Quest’anno la disponibilità commerciale di vino novello sale a 6 milioni di bottigliecome certifica Coldiretti, e queste sono in commercio a partire dallo scorso 30 ottobre.

 

 

Ciò che non si è mai risolto è la polemica fra sostenitori del novello, che qualche anno fa era diventato di fortissima tendenza ovunque, e detrattori che hanno sempre parlato di furbata commerciale, di qualità scarsa e di “mischioni” di uve e lavorazioni che spacciano un prodotto così così per chissà quale alternativa da bere. Cosa che verrebbe consentita anche dalla legge italiana. Mentre si riapre la stagione del novello, dunque, andiamo oltre il “si dice” e vediamo come stanno i fatti e le regole su questo tipo di vino.

L’origine

Sono stati i francesi, quasi un secolo fa, a mostrarci come si produce il vino novello. In particolare nella zona del Beaujolais (a Nord di Lione) dove appunto nasce il Nouveau, quello che poi noi abbiamo chiamato novello. Prodotto dai vitigni Gamay e Chardonnai, è il risultato della prima uscita dalla fermentazione. Quindi un vino mosso, con sentori di frutta che vanno dalla fragola alla mora alla banana. Come viene prodotto il novello?

Mettendo anidride carbonica nei recipienti che contiene l’uva, il che da il via a una doppia fermentazione in cui il succo d’uva interagisce con lieviti e produzione di alcol e glicerina come risultato della trasformazione degli zuccheri. Tradotto alla mano: questo processo di macerazione carbonica restituisce vini dal colore rosso chiaro, porpora o tendente al violaceo, leggeri e rapidi da bere, qualcuno ai confini del “frizzante”. Cosa c’è dentro questi vini, però? E cosa sto comprando quando prendo una bottiglia a meno di tre euro al supermercato? E ancora, se arrivo a pagarla fino a 5 euro questa spesa è giustificata?

 

Oltre le dicerie

La grande leggenda maligna sul novello è che sia un “mischone” di uve giovani sottoposte a macerazione carbonica e vino precedente, invenduto e mescolato per fare mercato. E’ così? Ripartiamo da quel che dice la legge italiana (leggi qui in dettaglio) la quale consente che i novelli vengano prodotti con solo il 40% di uve macerate con anidride carbonica. Andava peggio fino al 2006, quando la percentuale era ferma al 30% con possibilità di mescolare ad un 15% di vinificazioni precedenti, e invendute.

Vino novello quindi scarso e “furbo”? No. Rispetto al Beaujolais Nouveau francese che non ammette mix di uve e lavorazioni, per ora in Italia ci si ferma al 40% che secondo molti addetti ai lavori è una percentuale ancora troppo bassa. Poi la differenza la fa la lavorazione. Ergo: il novello non è un imbroglio, ma la bottiglia venduta a meno di tre euro al supermercato dovrebbe far pensare attentamente prima dell’acquisto, come quelle di qualsiasi altro tipo di vino. Perché onestamente parlando: cosa mi porto a casa in una bottiglia che costa 1 euro e 80?

( Fonte  Foodculture.tiscali )