Home News Incredibile ma vero : nocciole e denominazioni con dazio

Incredibile ma vero : nocciole e denominazioni con dazio

Claudio Pistocchi, noto cioccolataio fiorentino, utilizza da anni Nocciole Piemonte IGP.
Come ogni due anni va al Salone del Gusto di Torino e fa assaggiare i suoi prodotti.

Domenica proprio al Salone del Gusto arrivano due “ispettori” del Consorzio Nocciola Piemonte IGP (così si sono qualificati) e gli dicono che NON può utilizzare il marchio Nocciola Piemonte IGP.
Secondo una normativa comunitaria, se si espone il nome “Nocciola Piemonte IGP” è necessario essere registrati al consorzio, previo pagamento di quota d’iscrizione di 50 euro annui.

Pistocchi è stupito. Come altri produttori, usa la nocciola piemontese per i dragees, le tavole di cioccolato e nocciole e la crema spalmabile.
Compra nocciole intere da un fornitore, le paga più delle turche che costano meno della metà, e le inserisce negli ingredienti. Da sempre.
In eventi come il Salone del Gusto li espone e li fa assaggiare, possibilmente li vende.

 

Per un “trasformatore” come Pistocchi la nocciola è un ingrediente che può essere inserito in etichetta in quanto ingrediente non dominante o unico, del prodotto finale. Se fosse ingrediente “dominante” invece dovrebbe seguire una procedura più complessa.
Al di fuori dell’etichetta degli ingredienti, secondo la normativa (decreto legislativo 297), un trasformatore come Pistocchi non può utilizzare il termine Nocciola Piemonte IGP con cartelli o segnaletica, né tanto meno con etichette frontali che denominano il prodotto stesso.

 

Ho sentito telefonicamnte Alessandro Marengo, responsabile commerciale della Relanghedi Alba. Probabilmente il migliore produttore di Nocciola Tonda Gentile Trilobata del Piemonte, attento nella filiera, maniacale nella cura del prodotto, dal campo allo sgusciamento. Grandi Torroni e meravigliosi paste  di nocciole per il gelato. Marengo mi ha raccontato gli itercomplessi per l’etichettatura di prodotti a marchio “Nocciola Piemonte IGP” da un lato con il Consorzio, dall’altro con l’ente certificatore della Denominazione.
Ogni nuovo packaging deve essere approvato e archiviato. E questo alla fine mi sembra un passaggio fondamentale per qualificare un prodotto e per tutelarlo. Ma il suo è un caso diverso da quello di Pistocchi, Relanghe infatti produce torroni e paste di nocciola dove la nocciola è ingrediente dominante.

 

Il punto è che secondo gli ispettori, anche i gelatai italiani che espongono il gusto Nocciola Piemonte IGP dovrebbero pagare la famosa iscrizione di 50 euro, così come i pasticceri che la utilizzano per torte e creme.

Approfondisco sul sito del Consorzio Tutela Nocciola Piemonte. Telefono a Terenzio Ravotto, per molti anni Presidente della Coldiretti di Alba e grande esperto del settore. Tutto confermato.
Se si producono nocciole Piemonte IGP bisogna essere parte del Consorzio.
Se si acquistano le stesse nocciole da fornitori autorizzati e le si trasformano per pasticceria, cioccolateria o gelateria si ha l’obbligo di pagare un’iscrizione al Consorzio se si vuole comunicare al cliente la Nocciola Piemonte IGP.

 

Lo sfogo di Claudio Pistocchi il giorno dopo del controllo è legittimo e condivisibile, ma la norma è chiara: negli ingredienti (quando non è ingrediente dominante del prodotto) si può inserire la denominazione Nocciola Piemonte IGP, ma non lo si può inserire in etichetta, né in eventuale cartellonistica.
Questo vale anche per il Pistacchio di Bronte e per la Nocciola di Giffoni. E per tutte le IGP italiane.

Probabilmente non ci sarebbe da stupirsi se la normativa venisse seguita da tutti i consorzi di tutela.

Visto che questo zelo (tutto piemontese) è una mosca bianca in un mare di complicate burocrazie farraginose e di disciplinari spesso solo formali, dovremo iniziare a resettare le nostre abitudini sul tema.
La maggior parte di quello che leggiamo NON è autorizzato. Dubito che tutti i gelatai dello stivale paghino iscrizioni ai consorzi per i gusti dei gelati esposti e che i pasticceri italiani facciano lo stesso.

C’è da riflettere.

 ( Fonte  http://www.gazzettagastronomica.it )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.