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Le guide ai vini? Siamo all’overdose. E non ce la faccio …


Le guide ai vini? Siamo all’overdose. E non ce la faccio pi. Anch’io sono del giro, intendiamoci, anch’io scrivo libri e guide, mica voglio tirarmi fuori. Per… Per l’altra sera ero a cena con Josko Gravner, un eccezionale produttore di vini del Collio Goriziano.


 


Andai da lui a Oslavia nel 2001 quando lessi sul Gambero Rosso che i suoi vini non erano pi buoni. E non ci credevo. Quando salii lass vidi un vignaiolo in mezzo alla terra, che concepiva il vino come comunicazione col passato e col futuro. E vidi anche il confine, tra una terra e l’altra e un’ora di tempo per stare al di l, in Slovenia, dove lui aveva le sue anfore che avrebbero dovuto dare il vino meno buono rispetto a quello fatto con tecnologie moderne. L’altro giorno a cena, mentre assaggiavamo la potenza della sua Ribolla Anfora 2003 o l’incredibile Pinot grigio che aveva il colore del corallo, ha detto che si ricorda quando scrissi che nelle vigne c’erano i lombrichi, segno di un terreno vivo che restituiva quel vino davanti al quale il padre sorrideva.
Oggi nessuno dice pi che il suo vino non buono, anzi, fanno a gara per dare premi a destra e a manca… ma chi se li fila pi i premi. Ci manca Veronelli, quando raccontava l’irriducibilit degli uomini. E non l’hanno sostituito i tre bicchieri o i cinque grappoli. Bisogna forse reinventare qualcosa, se libri come il Romanzo del Vino di Roberto Cipresso o Elogio dell’Invecchiamento (bellissimo) di Andrea Scanzi stanno avendo il successo che si meritano. Andrea mi piace perch favorisce il confronto coi suoi gusti. E piuttosto parla solo di dieci vini, ma ti fa venire voglia di assaggiarli. Le guide che in fretta hanno fatto diventare miti certi vignaioli, quelli che ci hanno fatto bere il vino barricato come se fosse il fratello maggiore della vitivinicoltura internazionale, ho la sensazione che ci abbiano tradito come l’anagramma della parola guida (si legge giuda).
Piove spesso sul bagnato nei nomi e nelle griffe che hanno premi, e dietro ai premi ci sono enologi che non possono permettersi di sbagliare (e di non avere un vino premiato). Ma per chi fanno il vino questi? Per i palati dei degustatori? Oddio, meglio Gravner che lo fa per la memoria di suo padre e obbliga persino i degustatori a piegarsi a quell’incontestabile qualit. E ha vinto lui, non le guide.


( Fonte Il Tempo )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.