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Made in Italy, bye bye!

 


 


 


 


Tre prodotti gastronomici italiani su quattro sono taroccati. Dalla Fontina svedese al Chianti californiano. Sull’alta moda nostrana piovono le critiche dalla stampa. E nel turismo l’Italia perde posti in classifica. il declino?


 


 


 


Mortadella con carne di tacchino. Barbera che in Romania si trasforma in vino bianco, forse per una maledizione del conte Dracula. Stranezzze di qualche buontempone che gioca con i sapori? Niente affatto. Sono alcuni esempi dei prodotti alimentari taroccati scovati dalla Coldiretti nelle diverse nazioni ed esposti al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Ce n’ per tutti i gusti. Che sia nella gastronomia tipica, l’alta moda o il turismo, il “Made in Italy” sembra in crisi.


 


La raccolta fantasiosa quanto preoccupante e spazia attraverso tutti i continenti. La lista lunga e va dal Chianti californiano alla Fontina svedese, dalla Ricotta australiana a certe chimere alimentari che del Gorgonzola hanno solo il nome. Ma non solo. Tra le imitazioni c’ anche la sopressata calabrese, il salame toscano, l’asiago e i pomodori San Marzano, tutte specialit spacciate per italiane ma che italiane non sono. All’estero tre prodotti alimentari italiani su quattro sono dei falsi con un mercato che va oltre i 50 miliardi di euro. L’imitazione spesso rudimentale rispetto al prodotto originale ma basta usare impropriamente parole, colori, localit, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti che non hanno nulla a che fare con la realt nazionale, e il gioco fatto. Un esempio tra tanti il Parmesan ma anche il Romano prodotto nell’Illinois con latte di mucca anzich di pecora o il Parma venduto in Spagna oppure ancora il Cambozola tedesco, improbabile imitazione del Gorgonzola. Tra le curiosit, il caff Trieste italian roast espresso prodotto in California con confezione tricolore e i biscotti Navona provenienti dalla Bulgaria. Insomma il marchio Made in Italy funziona, peccato per che in molti casi sia applicato a un falso. Siamo di fronte a un inganno globale per i consumatori – ha spiegato il presidente della Coldiretti Sergio Marini – che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana e che sul piano internazionale va combattuto cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto ma anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari.


 


Ma se la gastronomia italiana piange, il settore della moda non ride. Mai come ora si addensano nubi sulle passerelle. Finora chi diceva moda italiana pensava a eleganza e creativit. Ora non pi. La situazione non rosea se il periodico tedesco Mode und Trend si sente in dovere di fare una tremenda profezia: Tra dieci anni il Made in Italy morir ucciso dalla delocalizzazione. Il rimprovero del magazine tedesco? Fabbricare in Cina vestiti da 3 mila euro per poi spacciarli come fatti in Italia. E non si tratta di un caso isolato. La Sueddeutsche Zeitung spara a zero sui creativi italiani che definisce mausolei della moda che non comunicano pi. E come se non bastasse si giunge al coro anche la voce del quotidiano franceseLe Figaro che scrive: In Italia la crisi accelera la delocalizzazione industriale. Il motivo di questo declino lo spiega il Wall Street Journal: Con una pressione crescente per abbassare i prezzi, molte aziende del lusso non avranno altra scelta che quella di spostare molta della loro produzione dall’Italia in Cina e in altri Paesi. Altro che “Made in Italy”, al massimo troveremo solo la scritta “Styled in Italy”.


 


Per fortuna abbiamo ancora il turismo, diranno alcuni. Ma il mondo cambia e se non ce ne accorgiamo sono guai e anche l’ultima roccaforte della nostra economia non pi la gallina dalle uova d’oro di una volta. O piuttosto: le galline del vicino fanno pi uova. E non un caso se nonostante le sue bellezze naturali e la ricchezza del patrimonio storico l’Italia perde colpi nelle classifiche del paesi turisticamente pi competitivi. Sar probabilmente per questa ragione che in concomitanza con il Festival del cinema di Roma stato presentato “Omaggio a Roma” un cortometraggio diretto dal regista Franco Zeffirelli. Obiettivo: promuovere l’immagine di Roma nel mondo. Devo fare i complimenti – ha commentato giustamente il ministro del Turismo Michela Brambilla – al vicesindaco Cutrufo per l’intuizione. Abbiamo molto bisogno di iniziative di questo genere. Utilizzeremo questo promo dovunque per promuovere il turismo italiano.


 


( Fonte Viaggi.libero )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.