Credo sia doveroso, da parte di chi vuol fare informazione corretta, pubblicare le notizie di frodi, reati, omissioni e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Altrettanto doveroso è riportare , con la stessa enfasi, le notizie di assoluzione dei fatti e reati contestati. Questo è uno di quei casi e siamo contenti quando un produttore viene assolto con formula piena, in quanto a volte sono i capi di imputazione a non essere nel giusto.
Buona lettura
” L’ex presidente del consorzio produttori di Barolo era a processo con l’accusa di aver sottratto una parte del prodotto bloccato dalle autorità.
Non violò il sequestro del vino in azienda”. È stato assolto l’imprenditore Orlando Pecchenino dall’accusa di aver sottratto all’incirca nove dei 423 ettolitri di vino sottoposti a sequestro su disposizione della procura di Asti, nell’ambito di un’indagine che riguardava la sua cantina di Dogliani.
L’imprenditore, ex presidente del consorzio di tutela del Barolo e del Barbaresco, è stato rinviato a giudizio davanti al tribunale di Cuneo. La presunta violazione era stata accertata dagli ispettori dell’ICQRF, dipendente dal ministero dell’agricoltura, durante un sopralluogo eseguito nel maggio 2018. Il prodotto sequestrato era ancora in fase di vinificazione, ma la ditta era stata autorizzata a eseguire le lavorazioni necessarie purché queste venissero comunicate alle autorità. Secondo l’ispettore che aveva eseguito i controlli, il calo registrato non poteva essere ricondotto all’evaporazione o ad altre cause naturali perché verificatosi all’interno di una vasca in vetroresina.
La difesa ha obiettato che lo stesso tribunale di Asti ha di recente dichiarato l’illegittimità del sequestro, annullando l’ordinanza e condannando il ministero alle spese: «423 ettolitri di vino sono stati sequestrati per quattro anni al signor Pecchenino e non avrebbero dovuto essere sequestrati», ha sottolineato l’avvocato Fabrizio Mignano, che insieme a Luisa Pesce rappresentava l’imprenditore. La circostanza non ha comunque modificato la richiesta di condanna, quantificata in sei mesi di reclusione, da parte del pm Rosa Alba Mollo: «Il sequestro amministrativo in quel momento era operante. L’ammanco di prodotto riscontrato dagli ispettori non può essere attribuito a un’evaporazione».