Home Comunicati Stampa «Ora mi occupo di vigne e vendo il vino a Saronni»

«Ora mi occupo di vigne e vendo il vino a Saronni»

Il campionissimo si racconta nella bio “Ho osato vincere”, sabato al festival «Produco lo spumante 51.151 come il mio record, che piace al mio “nemico”»

 

Non perde tempo lui. E parla poco. Quanto serve. È un uomo di azione Francesco Moser e le lancette dell’orologio hanno un maledetto senso compiuto, non un’illusione. Adesso, va be’, la bici la inforca per passeggiare, ma l’azienda vitivinicola trentina lo fa ugualmente pedalare, e mica poco. «Sto tra le vigne – dice – di lavoro qui ce n’è sempre tanto. Al resto ci pensano i miei figli».

 

Di libri concentrati sul campionissimo – resta ancora suo il record di vittorie su strada – ne sono usciti parecchi. «Molti di questi – corregge – sprigionano più tecnica che sentimento».

 

Per cui Ho osato vincere (Mondadori) accorcia molti gap dell’uomo Moser, meno conosciuto ai più. Lo sapete, no, ai tempi suoi la pressione dei media era ben diversa da quella odierna. E, comunque, il signor Francesco è sempre stato un tipo riservato, come d’altronde lo è chi fa sport di fatica e non alza la testa.

 

Cormòns libri lo ha calamitato qui – sabato 28, alle 17, in sala Italia – accompagnato dal prodotto fresco fresco sottobraccio. A dargli il ritmo ci penserà il poeta Maurizio Mattiuzza, uno che alle rime abbina volentieri le due ruote.

 

Ci dicono: lo chiami in tarda mattinata o verso sera. Altrimenti non risponde.

 

– Come le è venuto in mente d’infilarsi nel ricco flashback della sua vita?

 

«Ah, non è stata un’idea mia. Mi chiama una signora della Mondadori: “Le andrebbe di raccontare Moser?”. Rispondo: “Sì, però io non sono capace di scrivere bene e, soprattutto, non posso permettermi di sottrarre tempo alla campagna”. “Non si preoccupi, le mandiamo uno scrittore. Ci penserà lui”. Passa un po’ e una mattina arriva lo specialista. Gli dedico un paio di giorni. Chiacchieriamo, lui mi sommerge di domande e io lo accontento. Basta. È andata così. Be’, Davide Mosca, alla fine se ne va con la borsa piena di ritagli di giornale. Dico: questi possono aiutarti».

 

– Quindi lei possiede un archivio dettagliato?

 

«Ho allestito una stanza nell’azienda. Arredata con biciclette, maglie, ricordi, souvenir».

 

– Chiunque, se passa da lì…

 

«Certo. Uno magari piglia un cartone di vino e dà un’occhiata».

 

– Che si beve a Maso Villa Warth?

 

«Rossi, bianchi, il solito. La specialità è lo spumante. Si chiama 51.151, un omaggio al mio record dell’ora (Messico, 1984, ndr). E il Müller Thurgau, il Teroldego, il Riesling e un rosè, il Trentino doc».

 

– Il suo grande nemico/amico Saronni si serve da lei?

 

«Certamente. Ogni tanto capita e se ve con qualche bottiglia».

 

– Ma è vero che un altro nome nobile del ciclismo, Dino Zandegù, lavora per lei?

 

«Certo, è un mio rappresentante».

 

– Fare il contadino la diverte?

 

«Alla fin fine sono ritornato da dove ero partito. Mio padre con quello ci ha cresciuti. Poi andò che i miei fratelli Aldo, Enzo e Diego s’innamorarono del ciclismo e io anche. E via noi».

 

 

Bartali-Coppi, Moser-Saronni. Rivalità mitiche. È da un po’ che non si formano più coppie storiche.

«Tutto cambia, signore mio. L’aria, lo sport, il mondo. Il ciclismo. E adesso mangiano meno chilometri di quanti ne mangiavamo noi, così tanto per dire».

 

 

 

( Fonte http://messaggeroveneto.gelocal.it/ )

Website | + posts

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.