La Regione stanzia quasi 13 milioni
Fra gli obiettivi, recuperare quote di mercato in Gran Bretagna e combattere la concorrenza sleale: copie e italian sounding
VENEZIA
Nel Veneto che fattura 2 miliardi e 240 milioni di euro con l’esportazione dei suoi vini arrivano nuove risorse per accelerare sulla promozione nei Paesi extraeuropei e recuperare il terreno perduto con la pandemia. Il Covid infatti ha provocato ne 2020 una frenata per una delle voci più frizzanti del settore primario veneto, con un calo del 3,3% delle esportazioni di vino. Anche quest’anno l’effetto delle restrizioni e delle incertezze dei mercati si fa sentire, quindi è il momento per rafforzare l’immagine e la presenza dei vini veneti nel mondo.
A questo scopo la Regione ha dato il via libera allo stanziamento di 12 milioni e 719 mila euro per finanziare le campagne promozionali nei Paesi terzi, cioè quelli fuori dall’Europa. Questo ora, completata la Brexit, vale anche per il Regno Unito, uno dei primi e più importanti mercati per il vino veneto, e costituisce un’opportunità salutata con favore da consorzi di tutela e produttori.
I fondi rientrano tra le iniziative dell’Unione Europea a sostegno del settore e sono gestiti dall’Agea, l’organismo pagatore per il settore agricolo. I produttori e i consorzi di tutela sono già al lavoro per mettere a punto i progetti da presentare entro il 12 novembre.
Tra chi investe di più all’estero ovviamente spicca il Consorzio Prosecco Doc, con una media di almeno 5 milioni l’anno destinati alla promozione nei mercati dei Paesi extra Ue. «Le attività a sostegno delle esportazioni seguono due strade» spiega il direttore Luca Giavi «da una parte puntiamo a consolidare la presenza nei nostri mercati storici e principali acquirenti, dall’altra mettiamo in campo azioni di scouting per creare nuove opportunità per i nostri produttori. Quindi anche queste risorse, che andranno a beneficio di diverse realtà, sono preziose.
Il fatto di poterle usare anche per la promozione nel Regno Unito rappresenta, a ben guardare, un risvolto positivo della Brexit e un’occasione da cogliere. Pensiamo poi ai costi molto alti per le campagne promozionali negli Stati Uniti, principale mercato di riferimento fuori dall’Europa che va continuamente presidiato se vogliamo consolidare la nostra posizione. A questo proposito andrebbe migliorata la destinazione di questi fondi europei, perché sono più orientati all’apertura di nuovi mercati che all’investimento nelle piazze storiche. Invece le due azioni vanno bilanciate. Da parte nostra è intensa anche l’attività di scouting, soprattutto in Cina, Russia, Giappone e Australia. Non è sempre facile, ci sono delle differenze culturali da affrontare e superare, per questo dobbiamo farci conoscere meglio».
«A causa dell’emergenza Covid sono saltate importanti fiere del settore» aggiunge Coldiretti Veneto «e questa assenza ha ulteriormente contratto le possibilità di relazioni commerciali, soprattutto con i grandi paesi importatori. I produttori veneti intanto si sono ingegnati con le vendite on line e lo sviluppo dei siti web».
«Oltre al prodotto» sottolinea l’assessore all’Agricoltura Federico Caner «oggi è necessario promuovere i nostri vini sui mercati extra Ue per affermare le nostre denominazioni ed evitare inoltre che a livello europeo venga istituzionalizzato l’italian sounding. Il caso del Prosecco purtroppo, insegna. Dobbiamo recuperare quota e competitività dopo l’imprevedibile crisi creata dalla pandemia. Nonostante il calo dello scorso anno l’export del vino veneto mantiene ben saldo il suo primato e rappresenta il 36 per cento del valore dell’intero settore nazionale, posizionandosi al quarto posto nel mondo». —
( Fonte Mattino/Padova )