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Unionbirrai. Micro-birrifici artigianali, storie di successo

Oggi in Italia sono circa 800. Danno lavoro a 3mila addetti che salgono a 5mila con l’indotto

 

Una storia di successo per un prodotto sempre più amato dai giovani e dai mercati esteri, con una crescita sommessa ma esponenziale e numeri di tutto rispetto. Eppure, un successo quello dei birrifici artigianali vero asso del made in Italy – gravato da accise e burocrazia. I micro-birrifici artigianali oggi in Italia sono circa 800, ma si arriva a 1.100 se si tiene conto delle cosiddette ‘beer firm’, i birrifici senza impianto di produzione proprio.

 

birrificio 

Nel 2014 erano 700 e appena qualche decina 20 anni fa. Il settore dà lavoro a 3mila addetti che salgono a 5mila con l’indotto. Sul totale della birra prodotta in Italia, la quota di “artigianale” è salita dall’1,1% del 2011 (450mila ettolitri) al 3,5% del 2016 (500mila ettolitri). Stimando un valore di 4,5 euro a litro il fatturato complessivo dell’artigianato birrario italiano arriva a 225 milioni di euro. Per una quota tra il 15 e il 20% garantito dalle esportazioni.

 

 

I numeri arrivano da Unionbirrai (Cna), in occasione di Beer Attraction, le Olimpiadi della birra artigianale che si aprono oggi alla Fiera di Rimini, fino a martedì 21 febbraio. Anche grazie al rafforzamento delle tipicità locali e dei marchi territoriali, soprattutto tra le nuove generazioni la birra ha assunto la stessa dignità del vino. Ma con una differenza non da poco, per i produttori: sul vino non gravano accise, sulla birra sì. In 11 anni, il peso dell’accisa sulla birra è salito dall’1,65 euro per ettolitro per grado plato, vale a dire il potenziale alcoligeno, al 3,02%.

 

Proprio da quest’anno, finalmente, l’inarrestabile peso del fisco si è attenuato, sia pure appena dello 0,02%. Uno sconto che non fa differenza tra multinazionali e micro realtà produttive. Una situazione difforme dalla realtà di molti Paesi europei: ai micro-birrifici l’accisa viene applicata in misura inferiore a quella italiana in venti Paesi dell’Unione su 28.

 

 

Ma il fisco non è l’unica zavorra a frenare la birra artigianale italiana, ci si mette naturalmente anche la

burocrazia e una legislazione tarata sui colossi del settore. Sul fronte accisa, per facilitare la vita dei piccoli produttori la Cna ha proposto l’introduzione di un contatore digitale per semplificare il calcolo del dovuto. Ma, per un meccanismo burocratico perverso, tale semplificazione è stata fortemente depotenziata, facendo pagare ai birrai un pagamento anticipato sul mosto e non alla fine del processo produttivo e all’effettivo momento dell’imbottigliamento della birra. Come si sa, il mosto, nel diventare birra, perde intorno al 10% del suo volume: il produttore, quindi, è costretto a pagare l’accisa su una quantità maggiore della birra che potrà mettere in vendita.

 

«Una doppia, amara beffa», conclude Unionbirrai.

 

 

( Fonte Avvenire )