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Vatti a fidare dell’etichetta!

 


 


Nella rubrica “Polemiche e punti di vista” del sito sponsor free del collega ed amico, conosciuto per ora solo in email,  Luciano Pignataro :


www.lucianopignataro.it


ho trovato questo spunto, del collega Fabio Cimmino che riporto volentieri, per consentirgli la maggiore diffusione possibile. Devo dire che una storia simile capitata anche a me, quando dopo avere ricevuto una campionatura  da una nota azienda italiana, ed avendo posto in degustazione ad un gruppo di appassionati-amici il loro prodotto ( si trattava di un marsala ), che abbiamo trovato eccellente, ne abbiamo acquistato successivamente un certo numero di bottiglie, ma la qualit di queste ultime era nettamente inferiore. Ho interpellato il direttore commerciale dellazienda e si giustificato dicendomi che, probabilmente si trattava di due botti diverse ecc.ecc. !


Trovo invece che questo modo di agire sia estremamente scorretto, anche perch, fortunatamente questa volta non ho recensito il prodotto in questione, ma se lo avessi fatto avrei rischiato una brutta figura nei vs confronti.


Mi riprometto, se mi dovesse capitare ancora, di scrivere una rettifica alleventuale mia prima recensione, cosi da mettere bene in chiaro il modo di operare di certe aziende..


Buona lettura cari amici lettori e molta attenzione alle etichette, mi sa che di questo passo dovremo andare in enoteca o al supermercato, con la lente di ingrandimento, anzich con il tasteven.


Roberto Gatti


 


 


 


Questa volta ci sono rimasto veramente male. Non solo per esserci cascato come un novellino alle prime armi ma soprattutto perch si tratta di uno dei mie produttori preferiti. Sto parlando dei bravi ed affidabili Produttori del Barbaresco che compro regolarmente sia per quanto riguarda la versione base che per le riserve prodotte nelle migliori annate dai pi celebrati “cru” della zona. Premetto di aver peccato di grande superficialit e di essere stato molto distratto nell’acquisto, invogliato dal prezzo che mi sembrava molto interessante.


 


Questo marchio stato istituito nel 1991 dal Regolamento della Comunit Economica Europea numero 2092 che definisce nei dettagli le sostanze e i metodi che devono caratterizzare la produzione biologica. C’ l’elenco delle sostanze chimiche da evitare e sono precisati i metodi che proteggono l’ambiente e la biodiversit, da quelli che incoraggiano il risparmio energetico o che garantiscono il benessere psico-fisico degli animali allevati fino a quelli per la lotta ai parassiti ed alle malattie o per la fertilit del suolo senza l’uso di ormoni e farmaci, ma anche tante altre regole di vero buonsenso salutistico e ambientale.


 


Mi trovavo, qualche mese fa, in un supermercato vicino a Capodimonte a fare la spesa con mia moglie e come al solito ingannavo l’attesa sbirciando sugli scaffali riservati al vino, una selezione per nulla banale o scontata, quando lo sguardo era caduto su alcune bottiglie di Barbaresco dei Produttori annata 1998. Il prezzo, una decina d’euro, era decisamente incoraggiante anche se mi sono accorto, in seguito, che in enoteche dove praticano prezzi onesti non costa, poi, tanto di pi. In ogni caso acquisto tre, quattro bottiglie e le porto a casa.


 


Ne stappo una nei giorni immediatamente successivi e rimango non proprio contentissimo. comunque un ottimo vino, intendiamoci, ma ricordavo un prodotto pi profondo e complesso. Per un secondo mi sfiora anche il pensiero di una cattiva conservazione. Penso, invece, alle parole della mia amica giornalista giapponese Mayumi che qualche tempo prima mi aveva manifestato forti dubbi sulla gestione (confermati da alcuni produttori) della vendemmia 1998 in Piemonte, sia a Barolo che a Barbaresco, e mi convinco che deve trattarsi, sicuramente, solo dell’annata.


 


Nelle settimane che seguono stappo un’altra bottiglia e si confermano le prime sensazioni. Per cercare, per, una definitiva conferma alle mie impressioni mi decido, allora, a stappare una bottiglia del 1999 comprata regolarmente qualche anno prima in enoteca. Tutta un’altra musica e che buono: floreale, elegante, persistente sia la naso che al palato, fresco e reattivo. Certo che deve essere stato proprio problematico il millesimo ’98. Riapro, infatti, l’ennesima (l’ultima spero) delle bottiglie acquistate al supermercato e continuo a trovarla, decisamente e sotto tutti gli aspetti, molto pi gi di tono. Sto per buttare le bottiglie vuote quando, per la prima volta una affianco all’altra, mi accorgo che su  una, il 99, c’ un sigillo che raffigura una “testa barbuta” e sull’altra, il 98, non c’, per il resto sembrano perfettamente identiche. Non ci avevo fatto caso e, senza dubbio, ci imputabile solo ed esclusivamente alla mia superficialit.


 


Chiedo spiegazioni all’azienda e l’arcano finalmente svelato: in alcune annate fanno per la versione base un doppio imbottigliamento: uno per la grande distribuzione, di qualit e prezzo inferiori, ed uno per le enoteche ed i ristoranti.


Ma a voi sembra corretto e giusto, nonch giustificabile, che un’azienda imbottigli due vini con un’etichetta, praticamente, quasi identica pur trattandosi di prodotti qualitativamente e di prezzo diversi ?!. Si fa un gran discutere sull’introdurre norme pi severe per l’etichettatura dei vini, in particolare quelli a denominazione, e poi scopri che anche aziende serie e stimate come queste sono costrette a ricorrere ad astuzie commerciali molto discutibili come questa che se non altro pu creare una certa confusione. Fabio Cimmino.