Home Arrabbiature Vino adulterato venduto come doc: in 61 rischiano il processo

Vino adulterato venduto come doc: in 61 rischiano il processo

COPERTINO (Lecce) – In 61 rischiano il processo nell’inchiesta nata dall’operazione “Ghost Wine” con cui i carabinieri del Nas di Lecce e dell’Icqrf di Roma, nel luglio scorso, svelarono un sofisticato sistema per adulterare il vino venduto in Italia e all’estero come prodotto doc o di qualità. Il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e il pubblico ministero Donatina Buffelli hanno avanzato richiesta di rinvio a giudizio dopo l’avviso di conclusione fatto notificare nei mesi scorsi.

 

Operazione ” Ghost Wine “

 

Ora l’ufficio gip/gup dovrà fissare la data per l’udienza preliminare in cui dovranno comparire gli imputati accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e in registri informatizzati, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, riciclaggio e autoriciclaggio, gestione di rifiuti non autorizzata.

Secondo le indagini sarebbero stati tre i presunti gruppi che avrebbero operato nel settore, collegati fra essi. Un ruolo di spicco sarebbe stato ricoperto da Antonio Domenico Barletta, funzionario dell’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti), che avrebbe agevolato gli imprenditori nelle pratiche, chiudendo un occhio sui controlli e avvisando di eventuali ispezioni nelle aziende. Stando a quanto riportato nell’avviso state adottate pratiche enologiche illegali per “rielaborare e rendere commercializzabile anche vino scadente e non vendibile rendendolo idoneo, bevibile e non facilmente identificabile quale vino sofisticato per mezzo di nuova fermentazione, aggiunta di sostanze varie”, come si legge nelle carte dell’indagine. Cioè, sarebbe stato tagliato e utilizzato prodotto di provenienza estera, spagnola, soprattutto, a volte anche ignota, per aumentare “la gradazione alcolica e/o cambiare il colore e/o conferire al prodotto aromi, profumi e sapori tipici dell’affinamento/invecchiamento prolungato in recipienti in legno”.

In altre circostanze sarebbe stata adottata la pratica della fermentazione alcolica di miscele di sostanze zuccherine ottenute da canna da zucchero o barbabietole in favore di note aziende a scapito del principio della libera concorrenza e ottenendo, con tali escamotage, quantità di vino Dop, Igp e Doc. Le indagini hanno scoperchiato anche un altro fenomeno, ossia quella di vendere prodotto dell’Unione Europa per nazionali. Come nel caso di ottime quelità di vini cresciuti in Spagna e rivenduto come Igt o Doc italiano e, nello specifico, pugliese. E poi i proprietari di alcune aziende avrebbero assicurato la falsa produzione di uve per realizzare vino Doc e Igt. E nell’avviso di conclusione delle indagini comparivano anche diverse società.

TUTTI I NOMI DEGLI INDAGATI E DELLE SOCIETA’ COINVOLTE QUI

( Fonte Corrieresalentino )