Home News «Con il comitato Grandi Cru abbiamo rilanciato l’eccellenza»

«Con il comitato Grandi Cru abbiamo rilanciato l’eccellenza»

«Manca un coordinamento con le altre manifestazioni.


 


Specialmente a livello internazionale. I francesi, con la loro tradizionale furbizia e capacità di essere i migliori hanno piazzato nei giorni del Vinitaly le degustazioni del vino non ancora pronto dell’ultima annata. E così molti operatori e produttori saranno a Bordeaux e non a Verona». Paolo Panerai, editore del gruppo Class e a sua volta produttore di vino in terra Toscana, con i suoi colleghi d’oltralpe ha comunque un rapporto molto stretto. Non fosse altro perché l’idea di creare, nel 2006, il comitato dei Grandi Cru d’Italia, di cui è vicepresidente, è nato osservando quanto i francesi avevano fatto oltre un secolo e mezzo fa. «All’Expò di Parigi del 1855 spiega Napoleone III volle “istituzionalizzare” la grandezza dei loro vini facendo una classificazione molto semplice: i migliori erano quelli che costavano di più. Da allora la lista di questi grandi Chateau è rimasta la stella polare dell’eccellenza enologica francese». Stella polare che invece nella tradizione italiana non esisteva. «Fino al 2006, quando abbiamo creato il comitato dei Grandi Cru. Il criterio è stato quello di incrociare i giudizi delle Guide specializzate con la storia dei produttori, prendendo come parametro coloro che negli ultimi 20 anni hanno avuto almeno un vino ai massimi livelli. E questo è servito non solo a promuovere il settore ma anche per fare chiarezza su un trend negativo che aveva preso piede nel nostro Paese». Che cosa è successo? «Nel mercato sono entrati personaggi che hanno associato il piacere di fare il vino a un investimento per fare soldi. E hanno creato solo confusione». I risultati però in molti casi non erano proprio da buttare via. «No, ma sono vini che non hanno qualità nel tempo. Compravano grandi terreni, superpagavano gli enologi ma il prodotto non si affermava negli anni». Insomma la figura dell’enologo è stata sopravvalutata? «L’enologo è importantissimo in azienda ma questo fenomeno ha fatto degenerare il suo lavoro. Si parlava più di un vino “fatto da” piuttosto che del vino stesso». La selezione dei Grandi Cru francesi è rimasta praticamente immutata nei decenni. In Italia sarà così? «No, anzi speriamo che ci siano nuove entrate. Ogni tre anni (la prima sarà proprio quest’anno) facciamo una nuova selezione e ci saranno aziende escluse e magari altre nuove che entreranno».


( Fonte Il Tempo )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.