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Cantina di Canelli. Nasce il Moscato multiforme: solfiti free, storico, 100% vermouth e… “normale”

Quante facce ha il moscato bianco “di Canelli”?

 

 

La cantina sociale della capitale astigiana dello spumante le esplora tutte e ha presentato, in vista del Vinitaly, prodotti innovativi e sorprendenti. Roberto Marmo, presidente della Cantina sociale di Canelli, attiva ininterrottamente dal 1933, è uno che sa perfettamente come e quando presentare novità e innovazioni legandole all’indispensabile nel mondo del vino (e dell’imprenditoria in genere): reddito e business.

 

Così capita che a fine marzo i media siano convocati all’enoteca regionale di Canelli per la presentazione di nuovi vini che saranno presentati al Vinitaly di Verona in calendario dal 7 all’11 aprile.

 

Embè? Roba già vista, diranno in molti. E invece no. La svolta che Marmo e il suo staff anno impresso all’enopolio canellese, dopo la joint venture di un paio d’anni fa con l’olandese Baarsma, proprietaria del marchio Canei, i vini aromatizzati inventati dalla canellese Bosca e che vendono oltre dieci milioni di bottiglie nel mondo, è importante anche questa volta.

 

In prima fila c’è la promozione all’estero, curata da Pier Stefano Berta, manager della Pernod-Ricard, consulente della Cantina sociale di Canelli (160 soci, 200 ettari di vigneti), che sa orchestrare bene contatti internazionali e nazionali, ricerca storica (insieme alla moglie, giornalista publicista e scrittrice, Giusi Mainardi) e scientifica.

 

Poi c’è la tecnica di cantina, con gli enologi Demetrio Giudice e Marco Gallo. Ed è da qui che escono i nuovi vini oggetto di promozione all’estero e in italia.

 

Marmo è stato categorico: «A Canelli è nato il primo spumante d’Italia a base moscato. L’88% delle nostre uve diventano Moscato e Asti. Oggi nel mondo la richiesta di questi due prodotti è in crescita. Saremmo pazzi a non esaudire le richieste del mercato garantendo la qualità del prodotto. Da questo siamo partiti per progettare nuove forme del moscato, per promuoverlo ancora di più, in Italia e nel mondo»

 

Nascono così “Stila di Moscato”, un Piemonte Moscato doc a zero solfiti, in bottiglia trasparente e con tappo a vite, con un profumo e gusto particolari che richiamano al sidro e ai succhi d’uva e Rex, un vermouth 100% ottenuto con l’aromatizzazione di vino moscato che rivive i fasti della ricetta torinese abbinata agli aromi del moscato.

 

 

Vindemia, il vino bianco da moscato ottenuto con tecniche di duemila anni fa

 

Il tuffo indietro del tempo è rappresentato da “Vindemia”, moscato vinificato secondo i metodi enologici che gli antichi romani adottavano 2000 anni fa, con i grappoli spremuti e il mostro che riposa sulle bucce per cinque mesi. Una sorta di “eresia” enologica che ha originato appena 400 bottiglie da 37,5 cl di un nettare particolare, dolce ma non stucchevole, ambrato ma non mieloso, incredibilmente ottimo con i fritti e le pietanze grasse e con i dolci secchi e al cucchiaio. Insomma un vino antico e moderno, versatile e duttile.

 

A queste sfaccettature del vitigno dolce più conosciuto al mondo, si abbinano il restyling del Moscato d’Asti docg Bricco Sant’Antonio; dell’Asti docg, del Pinot-Chardonnay che diventa più glamour con un nuovo nome, Duebollicine, e nuova etichetta; e due metodo classico: lo “Scudo Stellato” da Pinot Nero e la Cuvée del Regio, spumante realizzato in partnership con il Regio di Torino in occasio-ne dei 270 anni del Teatro che il 5 maggio sarà sulla scena per la prima della Traviata. Per quanto riguarda Canei si sono due new entry: I Love Secco e un Dry.

 

Menzione a parte il progetto che riguarda i vini rossi. In questo senso la Cantina di Canelli ha avviato l’iniziativa di selezionare le migliori vigne di barbera dei conferenti ai quali sarà affidato il vino ottenuto dalla spremitura dei grappoli raccolti nei loro filari. L’imbottigliamento e la vendita sarà a cura della Cantina, ma con etichetta che indicherà il socio conferitore che ha curato la maturazione del vino presso la propria cantina. Una sorta di “cru” griffato che è un inedito per il Canellese, ma che, a livello di selezione nel vigneto viene già praticato dagli enopoli più all’avanguardia.

 

Infine un progetto enogastronomico che strizza l’occhio al marketing del gusto in puro stile farinettiano: con la collaborazione dello chef albese Daniele Sobrero la Cantina sociale di Canelli propone sul mercato italiano la “valigetta enogastronomica”, in un’unica scatola con maniglia ci sono tajarin, sughi e creme piemontesi insieme a due mezze bottiglie di Moscato e Barbera d’Asti docg, come dire tutto il Piemonte della gola in un unico pacco. Prezzo ancora da definire, ma che potrebbe aggirarsi attorno ai cento euro.

 

Che dire: molta carne al fuoco per la cooperativa canellese che solo sette anni fa era data quasi per spacciata e che ora butta sul tavolo sinergie planetarie e nuove ricette. Forse è questa la strada che il mondo del vino italiano deve seguire per ottimizzare risultati che altrimenti sono destinati ad essere un fuoco di paglia.

 

( Fonte www.saporidelpiemonte.net )

 

 

Annotazioni a margine

Degusterò in un prossimo futuro anche questo vino per poi scriverne le mie impressioni, avendo cura di conservarne una bottiglia per almeno uno o due anni, solo il tempo ci potrà dare un giudizio definitivo sulla conservabilità di questi vini.

RG